E’ questa l’esortazione che la direttrice dell’AICS Laura Frigenti ha rivolto ieri alle ONG durante un incontro organizzato da AOI sulle sfide della cooperazione nel quadro della nuova agenda di sviluppo. Prima di lei anche il neo VM Mario Giro aveva affrontato a tutto campo le diverse sfide che la Cooperazione dell’Italia vede davanti a se, da un lato per il contesto internazionale complesso e mutevole e dall’altra per effetto della nuova legge 125 che regolamenta il settore e lo dota di una Agenzia, ora in fase di start up. Il ministro chiama la società civile all’azione per dimostrare che i corpi intermedi del nostro paese esistono e sono interlocutori attivi e assicura spazi e modalità adeguate per un dialogo con le istituzioni. Approccio collaborativo anche da parte della Dott.ssa Frigenti che da poco più di due mesi dirige la nascente Agenzia dalla quale gli interlocutori del settore attendono strumenti e linee d’azione per mettere in pratica le potenzialità della nuova legge. Uno degli strumenti che può più velocemente concretizzare lo spirito di sistema paese della cooperazione è sicuramente quello dei bandi e delle modalità con le quali l’AICS potrà erogare risorse ai diversi attori eleggibili.
Il punto di partenza è il documento delle Procedure per la concessione di contributi e condizioni e modalità per l’affidamento di iniziative ai Soggetti senza finalità di lucro, ai sensi degli artt. 10, comma 1, e 26, commi 2 e 4, della Legge 125/2014. Sulla base di questo documento, sicuramente non innovativo rispetto alla passata gestione DGCS, dovranno essere costruiti i futuri bandi che, oltre ad essere strumenti di erogazione, possono mettere in campi i presupposti per far funzionare un sistema virtuoso di collaborazione tra i diversi attori.
Il VM Giro sottolinea che all’AICS stanno già lavorando a una serie di novità, tra cui quella di prevedere bandi con due fasi di progettazione, la prima vedrebbe la presentazione di idee progettuali (Concept note). Laura Frigenti conferma le diverse ipotesi allo studio, tra cui anche un meccanismo che faciliti il capacity building dei nuovi attori (piccole organizzazioni, onlus, cooperative) attraverso un partenariato preferenziale con organizzazioni più esperte. Ma non si limita a questo e chiede alle ONG di sottoporre idee e proposte per costruire insieme i nuovi bandi dell’Agenzia.
Questo blog nasce proprio dallo scambio e dal confronto sugli strumenti finanziari e le opportunità di finanziamento del settore della cooperazione, uno spazio in cui centinaia di operatori del settore hanno condiviso e scambiato opinioni ed esperienze sulla progettazione. Negli anni abbiamo accumulato esperienza e proposte in merito, oltre a un certo tasso di frustrazione originato soprattutto dai bandi del nostro MAE.
Alla dott.ssa Frigenti e a tutti i colleghi del settore iniziamo quindi a sottoporre una serie di idee che a molti piacerebbe vedere concretizzate nei nuovi bandi dell’AICS. A queste si potranno aggiungere altre idee che ognuno di voi potrà postare di seguito utilizzando i commenti.
Quanti bandi?
L’esperienza degli ultimi tre anni dei bandi pubblici della DGCS del MAE si riferisce a bandi unici (con cadenza quasi annuale) suddivisi in diversi lotti tematici e/o geografici. Nelle attuali discussioni non è chiaro se quando si parla di bando se ne parli al singolare o al plurale. L’esperienza degli operatori orienta la stragrande maggioranza dei colleghi a preferire più bandi distribuiti durante l’anno. Il calderone unico, se da un lato facilita l’amministrazione pubblica, costringe gli operatori e le organizzazioni a una progettazione forzata e sovrapposta che non garantisci alti livelli di progettualità. Crediamo che l’AICS a regime dovrà avere un calendario di bandi e tender abbastanza sostenuto e quindi sarebbe del tutto normale distribuire durante l’anno diversi bandi specifici per settore tematico o per area geografica.
Il concept note, bella idea ma….
Lo aspettiamo tutti da anni perché si tratta di uno strumento positivo per tutte le parti in causa. L’esperienza della progettazione UE lo dimostra. Ma attenzione ai lati oscuri del concept note. E’ chiaro che abbassare la complessità di una progettazione fermandosi all’idea di progetto consente ai proponenti di moltiplicare all’infinito il numero di concept prodotti…anche perché nel settore le idee progettuali certo non mancano. Quindi è indispensabile porre dei limiti alla possibilità di presentare concept note. Sarebbe auspicabile che fosse fissato un limite ragionevole al numero di idee di progetto che ogni organizzazione potrà sottoporre nel ruolo di proponente.
Partnership e sistema
Siamo in un’epoca in cui il progetto solitario (proposto e implementato da una singola realtà) è ormai fuori dalla storia. Eppure nei passati bandi della DGCS questo è stato ancora possibile e frequentemente praticato. Se i bandi sono uno strumento anche per fare sistema crediamo sia adeguato pensare a progettazioni che devono obbligatoriamente essere sottoposte da una partnership, ovviamente con un entità capofila. E se il sistema fatto da diversi attori è l’obiettivo da raggiungere, questa partnership dovrebbe essere multi-attoriale e coinvolgere entità appartenenti ad almeno due o tre diverse categorie previste all’art 26 della 125.
Premialità
Le premialità sono un ottimo strumento per creare dinamiche di partenariato o accelerare altre dinamiche di collaborazione. Si tratta di prevedere punteggi aggiuntivi (chiari e dichiarati nel bando) alle proposte progettuali che presentino alcuni elementi ritenuti di valore aggiunto. Una possibile premialità è stata già annunciata dalla direttrice Frigenti e riguarda quei progetti che vedono la collaborazione tra organizzazioni più esperte e altre più giovani e meno strutturate in un’ottica di capacity building.
Ma ci sono tante altre premialità che potrebbero innescare dinamiche virtuose. Solo per fare alcuni esempi:
- progetti che prevedano attività di capacity building dei partner locali
- progetti che prevedano attività di advocacy sinergiche alla tematica del progetto
- progetti che valorizzino le competenze tecniche locali
- progetti che prevedano dinamiche di collaborazione e co-sviluppo con le comunità dei migranti
la lista potrebbe allungarsi a dismisura, ma un elenco di premialità chiare, dichiarate e quantificabili possono essere uno strumento da incentivare nei nuovi bandi dell’AICS.
Application form
Su questo terreno i margini di miglioramento sono enormi anche perché partiamo da una situazione alquanto disastrosa. Avere a disposizione poche e ben strutturate application form può fare la differenza nell’implementazione di un bando. L’application della parte narrativa dovrebbe richiedere solo le informazioni utili ai fini della valutazione evitando duplicazioni dei contenuti e trovando un giusto equilibrio negli spazi dedicati alla descrizione delle diverse parti del progetto. Spesso ci siamo trovati davanti all’impossibilità di fornire informazioni sufficienti su alcune parti del progetto perché i limiti imposti erano troppo sintetici. In altri casi si è presentato il problema opposto. La parte finanziaria dell’application dovrebbe essere contenuta in un file excel preimpostato che consenta una compilazione semplice e coerente. Insomma un’attenzione particolare dell’AICS per elaborare application form user-friendly sembra proprio opportuna. Anche un sistema di application online nel 2016 non sarebbe una brutta idea, a patto che non abbia niente a che fare con il disastroso esperimento fatto dalla DGCS due anni fa, messo da parte dopo il primo esperimento. Pador e Prospect della UE hanno registrato di norma un buon feedback da parte degli utenti così come altri sistemi predisposti da donor privati (fondazione, ecc) anche italiani.
Valutazione e feedback
C’è una stretta relazione tra application form e valutazione. Sarebbe opportuno infatti che alle application corrispondano coerenti griglie di valutazione che evidenzino i punteggi assegnabili per ogni componente del progetto. Le griglie ovviamente dovrebbero essere parte integrante della documentazione del bando.
Stessa cosa vale per i feedback della valutazione. Un bando trasparente prevede che tutti i proponenti ricevano un feedback della loro progettazione corredata dalle griglie dei punteggi ricevuti. Senza che tutto questo avvenga solo a seguito di una richiesta specifica di accesso agli atti. Un buon sistema di feedback aiuta gli operatori a migliorare via via la loro progettazione.
Co-finanziamento facile
Sul tema dei co-finanziamenti sarebbe opportuno un confronto e chiarimento tra le organizzazioni e l’AICS. In passato si è fatta tanta confusione con diverse interpretazioni del mondo co-finanziamenti. Una versione chiara e condivisa su questo ad oggi non è mai stata condivisa. E’ chiaro che le organizzazioni proponenti debbano partecipare con risorse proprie almeno a una porzione del budget dei progetti ma è anche vero che non si capisce la necessità da parte del MAECI di distinguere tra fondi propri e fondi propri. Nell’ambito della progettazione UE per esempio non sono mai stati riscontrati malintesi sulla componente di co-finanziamento. Forse in questo ambito sarebbe opportuni impostare poche regole ma chiare per tutti.
Ora a voi lo spazio per altre idee e proposte…
Sottoscrivo quanto proposto! Un occhi anche ai tempi per la presentazione delle proposte. In passato sono stati spesso proibitivi. Ora serve individuare tempi adeguati per i concept e soprattutto per la sottomissione delle progettazioni complete.
Io credo che i sistemi online siano una complicazione più che una risorsa. Spesso di bloccano e non consentono difformità. Meglio le semplici application pdf inviate per PEC o sottoposte online in un sistema tipo Prospect.
Sinceramente credo che le procedure approvate a fine gennaio pongano dei paletti invalicabili per alcuni dei suggerimenti che giustamente riportate. Purtroppo la strada è già segnata da procedure che rispecchiano il passato. Comunque ogni miglioria è benvenuta. A guardare i progetti approvati dal MAE negli ultimi 3 bandi non si vedono grandi innovazioni. I progetti sembrano sempre simili a loro stessi e spesso servono solo a permettere alle ONG di portare avanti la loro presenza in alcuni contesti. Questo ha i suoi lati positivi e negativi….
Mi auguro che sia fatta chiarezza anche sulla selezione dei Paesi potenzialmente idonei a ricevere aiuti (investimenti) da parte della AICS. Ci sono nazioni che non rispettano i più elementari diritti umani e lo fanno spesso e volentieri per pura scelta idelogica, dovrebbero essere considerati eleggibili? Altri Paesi hanno dimostrato, nel corso dei decenni, che gli aiuti ricevuti non hanno prodotto nessun cambiamento positivo a livello macro e/o micro-strutturale, dovrebbero essere considerati eleggibili? Ci sono Paesi che utilizzando le risorse finanziarie, interne ed esterne per alimentare un sistema di corruzione che profitta solo all’elite dominante (amici, parenti, amanti o amici, parenti, amanti degli amici, dei parenti o degli amanti di questa o quella autorità), dovrebbero essere considerati eleggibili? Ecco, credo ché, oltre a sistematizzare e riorganizzare l’apparato burocratico-amministrativo della defunta DGCS, si dovrebbero tener presenti anche altri contenuti, requisiti e parametri per rendere più credibile ed incisivo il sistema cooperazione.
Buon lavoro a tutto lo staff della AICS
Grazie a Info-cooperazione per il prezioso lavoro che svolge da anni, è una realtà unica in Italia da cui ricavo sempre informazioni e spunti di riflessione utili. Trovo le proposte del presente articolo complessivamente tutte condivisibili. Sarebbe anche interessante capire se vi sono margini per progetti massimo triennali, per uscire da quella ghigliottina annuale che tanti processi ha visto solo nascere e morire rapidamente.
Aggiungerei anche che la nuova Legge sulla Cooperazione Internazionale prevede all’Art. 1 il seguente Comma 4: “L’Italia promuove l’educazione, la sensibilizzazione e la partecipazione di tutti i cittadini alla solidarietà internazionale, alla cooperazione internazionale e allo sviluppo sostenibile”. Avere esplicitato questo punto nel primo articolo, quello che identifica “Oggetto e finalità” della Cooperazione Internazionale Italiana, pone queste attività sul medesimo livello di priorità delle attività all’estero. Questo implica, e giustamente a mio parere, la necessità di dedicare adeguati bandi e fondi a queste finalità, innovando quelli che erano i Bandi Info EAS (che, per esempio, devono uscire dal legame esclusivo con le scuole per aprirsi al territorio e agli adulti, come aviene già nei bandi Europaid). Ma significa anche prevedere delle premialità per quelle ONG che, nei progetti di cooperazione all’estero, prevedono una ricaduta anche in Italia in termini di Educazione alla Cittadinanza Mondiale, Advocacy e Co-sviluppo. La cornice dei nuovi SDGs spinge esattamente in questa direzione, evidenziando la trasversalità delle cause di povertà e ingiustizia (sociale, ambientale ed economica) e abbattendo ogni barriera geografica nella lotta per contrastarle.
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Christian Elevati
Consulente per il non profit e la cooperazione internazionale.
Linkedin: it.linkedin.com/in/christianelevati
Ovviamente il suggerimento sul superamento della durata annuale era sempre riferito ai bandi Info/EAS.
Si, probabilmente bisognerebbe proprio partire dall’eliminazione della denominazione Info/EAS così sarebbe più facile percorrere strade nuove valorizzando le esperienze positive del passato. Ha ragione Cristian a dire che serve allargare la dimensione del lavoro in Italia anche al di fuori delle scuole. Le attività di Advocacy sono fondamentali e in tutti i paesi vengono stanziati fondi per permettere alla società civile di esprimersi in questo ambito. Oggi con davanti le sfide dell’agenda 2030 sarebbe irresponsabile pensare che questa agenda possa esistere in quanto tale. Servirà tanto lavoro per portarla nei diversi contesti e attivare la società su questi temi e obiettivi. Scordiamoci che questo lavoro si possa fare solo a suon di spot televisivi o articoli sui giornali.
Quindi vedrei molto bene un bando dedicato su queste attività gestito dall’AICS.
Suggerirei dei massimali piu’ alti per i progetti, in modo da permettere/favorire la creazione di consorzi piu’ grandi e multi-stakeholder approach, un po’ come fece AECID anni or sono.
Sono d’accordo con Max che serva alzare i massimali ma questo potrebbe essere fatto in relazione al numero di attori che propongono un progetto. Facendo cioè crescere il massimale richiedibile al crescere del partenariato.
Aggiungerei, tra le altre, chiarezza sul monitoring and evaluation, con riferimenti chiari (e.g. alcuni indicatori standard per settore, metodologie suggerite per la loro misura). Inoltre serve richidere esplicitamente consistenza delle proposte con il quadro di intervento, a partire dai meccanismi di coordinamento in essere nel paese
Per favorire il capacity building delle organizzazioni più giovani e meno strutturate prenderei in considerazione l’idea di permettere la dinamica del re-granting. In ambito europeo funziona discretamente. In poche parole vuol dire che all’interno del singolo progetto si può procedere a ridistribuire una parte del budget a organizzazioni più piccole con la dinamica di un bando interno. Questo può essere fatto anche con le organizzazioni locali dei paesi partner che non sono partner strutturati del progetto. Mi sembra un’idea da valutare per i futuri bandi AICS. Grazie per lo splendido lavoro che fate! Nicola
Oltre ad essere totalmente d’accordo con i diversi contributi e ringraziare info-cooperazione per lo splendido lavoro quotidiano, vorrei ribadire la necessità di un programmazione di medio periodo per i bandi. Non solo quindi prevedere diverse linee e scadenze ma anche sapere cosa e quando uscirà, almeno a livello di Paesi e linee guida. Non si può favorire la creazione di veri partenariati tra piccole/grosse ONG o Associazioni di Società Civile senza una programmazione trasparente e di medio periodo dei bandi in uscita. Faccio l’esempio dei “Forecast” europei che permettono di verificare disponibilità e partenariati in attesa del bando e non durante la scrittura dello stesso. Buon lavoro a tutti!