Come ogni anno, il lancio della Global Humanitarian Overview di OCHA è l’occasione per fare il punto sui bisogni umanitari globali e sui fondi necessari per aiutare le popolazioni più vulnerabili del mondo. Nell’ultima settimana, con una serie di eventi tra Kuwait, Nairobi e Ginevra, il nuovo coordinatore degli aiuti di emergenza delle Nazioni Unite Tom Fletcher, ha tracciato i punti salienti dello scenario umanitario attuale che vede importanti fronti aperti come Gaza, l’Ucraina, la Siria e il Sudan.
La cifra minima che secondo le Nazioni Unite servirà nel 2025 ad assistere le milioni di persone che pagano il costo di guerre, sfollamenti forzati e disastri naturali in tutto il mondo è stata quantificata in 47 miliardi e 400 milioni di dollari.
Secondo il report, nel 2025 ben 305,1milioni di persone necessiteranno di aiuti e protezione, “a causa dell’aumento di crisi multiple”. La maggior parte saranno nel continente africano (85 milioni) e in particolare nella regione meridionale ed orientale, il solo Sudan ne conta il 35%. A seguire, il Medio Oriente e ancora l’Africa settentrionale, dove in totale saranno 59 milioni le persone che avranno bisogno di aiuti.
Il triste primato spetta alla Siria, con 33 milioni di cittadini sia all’interno del Paese che rifugiati negli Stati vicini. Secondo l’OCHA, “la gravità delle necessità non ha eguali nei Territori palestinesi occupati, e sta rapidamente aumentando in Libano”. Sempre in Africa, stavolta occidentale e centrale, ci sono “57 milioni di persone in stato di bisogno, con l’aumento più elevato in Ciad, dovuto al continuo arrivo di persone in fuga dal Sudan”.
In Asia e nel Pacifico, ammontano a 55 milioni, “di cui più della metà – 30 milioni – in Afghanistan, e poi ci sono i cittadini del Myanmar, 22 milioni, rifugiati anche all’estero. Si passa all’America Latina e nei Caraibi, con 34 milioni di persone “di cui 15 milioni colpite dalla crisi venezuelana”, e infine l’Europa, con 15 milioni “a causa della guerra in corso in Ucraina”.
Il rapporto dell’OCHA collega queste crisi al “numero record di conflitti armati”. “Il 2024 è stato uno degli anni più brutali della storia recente per i civili coinvolti nei conflitti e, se non si interviene con urgenza, il 2025 potrebbe essere ancora peggio”. Nei mesi scorsi, 123 milioni di persone sono state costrette a lasciare le proprie case, l’insicurezza alimentare ne colpisce “280 milioni ogni giorno”, mentre “un bambino su cinque nel mondo, circa 400 milioni, vive o fugge da zone di conflitto”.
Sono i minori a subite di più: “Le violazioni contro i bambini in Sudan sono aumentate del 480% dal 2022 al 2023”, mentre “a Gaza sono state uccise più donne e bambini rispetto al periodo equivalente di qualsiasi altro conflitto negli ultimi due decenni”; in Ucraina, invece, dal febbraio 2022, “almeno 16 bambini sono stati uccisi o feriti in media ogni settimana” a causa del conflitto con la Russia.
Da Ginevra Fletcher ha anche lanciato l’allarme per la riduzione nelle donazioni, altra grave minaccia alla sopravvivenza delle popolazioni: a novembre l’organizzazione dell’ONU ha ricevuto solo il 43% dei quasi 50 miliardi di dollari richiesti per il 2024. Questo mentre la spesa militare globale totale è aumentata, raggiungendo i 2,4 trilioni di dollari solo nel 2023. “Il sistema umanitario oggi è sopraffatto, sottofinanziato e letteralmente sotto attacco” ha denunciato Fletcher, concludendo: “Abbiamo bisogno di un’ondata di solidarietà globale” per ovviare alla “stanchezza dei donatori”. La carenza di fondi nel 2023 ha fatto sì che le organizzazioni umanitarie raggiungessero meno di due terzi delle persone che intendevano assistere, con conseguenze catastrofiche.
In occasione del lancio della Global Humanitarian Overview 2024, 14 ONG internazionali, tra le quali l’italiana Intersos, hanno firmato una dichiarazione congiunta, ribadendo che l’ambizione di raggiungere tutte le persone più bisognose non è cambiata -nonostante sia stato ridotto, nel calcolo del report, il numero delle persone che hanno diritto agli aiuti umanitari. L’appello contiene una serie di raccomandazioni:
- Coinvolgimento di nuovi donatori e supporto al lavoro di ONG internazionali, nazionali e locali.
- Un approccio umanitario basato sui bisogni, che utilizzi dati disaggregati per età, genere e disabilità, e tenga conto delle opinioni delle comunità colpite.
- Impegno a non lasciare nessuno indietro, contrastando le priorità “per confini” che escludono alcune persone bisognose dall’assistenza.
- Collaborazione strategica tra attori umanitari e dello sviluppo per ridurre i bisogni nel tempo e garantire risorse aggiuntive e sostenibili.
- Affrontare le cause profonde dei conflitti e del cambiamento climatico per prevenire le crisi future e limitare i bisogni umanitari.
- Rafforzare i progressi sulla sicurezza alimentare e nutrizionale senza compromettere i servizi essenziali per altre aree critiche.