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Gli operatori della cooperazione si dividono sull’ingresso del settore privato

Oltre 400 operatori del settore hanno partecipato al sondaggio lanciato dal blog due settimane fa sull’apertura al profit nella cooperazione allo sviluppo. Il campione rappresentativo che ha risposto ai quattro quesiti mostra una divisione significativa: il 58% dei votanti si dicono contrari e il 42% a favore. Il dibattito sul ruolo del profit nella cooperazione allo sviluppo, pur aperto da diversi anni, è ora all’ordine del giorno sia a livello nazionale che internazionale.

 

Un capitolo specifico della riforma della cooperazione italiana è dedicata a sviluppare il ruolo delle aziende italiane nella lotta alla povertà così come a livello europeo abbiamo visto la pubblicazione di una comunicazione della Commissione dal titolo “Un ruolo più incisivo del settore privato nella crescita inclusiva e sostenibile dei paesi in via di sviluppo ”.

 

Nelle posizioni espresse non mancano i distinguo. Il 34% degli operatori dichiara di essere contrario con un accento sulla possibilità che le imprese possano usufruire di sovvenzioni e finanziamenti pubblici. Il 24% invece si mostrano contrari a tutti gli effetti ritenendo che le imprese abbiano obiettivi divergenti rispetto alla lotta alla povertà, il loro investimento avrebbe come obiettivo il profitto e lo sfruttamento di risorse e lavoro a basso costo.
Anche la maggioranza di chi si dichiara a favore esprime una preoccupazione sulle regole che verranno messe in campo dai policy maker. Il 33% è d’accordo infatti con il coinvolgimento del profit, ma crede che alle imprese debbano essere assegnati ruoli e regole specifiche anche nell’utilizzo di eventuali finanziamenti.
Solo il 9% si dichiara completamente a favore e vorrebbe che le imprese possano essere a tutti gli effetti attori della cooperazione e usufruire di ogni sovvenzione e finanziamento pubblico.

 

La Cooperazione Italiana ha recentemente deciso di mettere questo tema al centro del Semestre di presidenza della UE per quanto riguarda le politiche di sviluppo. La DGCS ha infatti improntato il suo calendario d’iniziative da luglio a dicembre proprio sul settore privato nello sviluppo.
L’evento più rilevante in questo senso si terrà già il prossimo 15 luglio a Firenze. In quella data avrà luogo a Palazzo Vecchio la riunione informale dei Ministri europei dello Sviluppo Economico, il così detto Consiglio informale sviluppo. Il vice ministro Pistelli e la DGCS stanno organizzando sempre per quella data un evento più aperto con la partecipazione dei diversi interlocutori proprio sul ruolo del profit nello sviluppo. L’incontro si terrà nel pomeriggio del 15 presso il nuovo teatro dell’opera.

 

Per le ONG e la società civile si tratta di una prima opportunità importante per rappresentare le diverse posizioni, aspettative e criticità che questo orizzonte pone all’interno dell’agenda dello sviluppo. Nel mondo non governativo italiano prevale per ora l’attendismo, nessun dibattito interno è stato avviato e infatti nessuna presa di posizione è stata avanzata nei mesi scorsi. L’accelerazione e l’interesse che le nostre istituzioni stanno mettendo su questa dinamica chiede quindi una mobilitazione in questo senso.

 

Lo stesso risultato del sondaggio infatti mostra la necessità di approfondire e discutere le implicazioni e le opportunità che questa svolta porterebbe anche al lavoro delle ONG e della società civile nella cooperazione internazionale.

 


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