L’assemblea del Senato ha approvato ieri con 201 voti favorevoli, 15 astenuti e nessun voto contrario il testo del Disegno di legge (Ddl) di riforma della Cooperazione italiana allo sviluppo, già approvato dal Consiglio dei ministri il 24 gennaio scorso. La riforma è stata votata da Pd, Scelta Civica, Nuov Centro Destra, Movimento 5 Stelle e Fi-Pdl. Astenuti Lega Nord e Misto-Sel. Poche le modifiche apportate al Ddl presentato dal governo, che si basa sul testo approvato dalla commissione Esteri del Senato nella scorsa legislatura, specifica le finalità della cooperazione (sviluppo sostenibile, sradicamento della povertà, affermazione dei diritti umani, pacificazione e prevenzione dei conflitti), oltre a definire gli ambiti di applicazione dell’aiuto pubblico allo sviluppo, e attribuisce la responsabilità politica della cooperazione al ministero degli Affari esteri e poteri di indirizzo e controllo al Parlamento sul documento di programmazione triennale sulle attività di cooperazione.
Il Ddl, che ora passerà all’esame della Camera dei deputati, prevede inoltre l’istituzione dell’Agenzia per la cooperazione allo sviluppo che avrà sede a Roma e amplia i soggetti della cooperazione riconosciuti, includendo le imprese oltre alle organizzazioni della società civile.
Scomparirà l’idoneità delle ONG, un Comitato congiunto fisserà i parametri e i criteri sulla base dei quali vengono verificate le competenze e l’esperienza acquisita nella cooperazione allo sviluppo dai diversi soggetti che saranno iscritti, a seguito di tali verifiche, in un apposito elenco pubblicato e aggiornato periodicamente dall’Agenzia.
Per i primi dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge e, in ogni caso, finché non siano fissati i criteri per l’iscrizione all’elenco rimangono validi gli effetti del riconoscimento dell’idoneità concessa ai sensi della legge 49, alle organizzazioni non governative purché nell’ultimo triennio abbiano realizzato iniziative nell’ambito della cooperazione allo sviluppo.
Il relatore Giorgio Tonini ha sottolineato che la cooperazione ”non ha più un carattere paternalistico ma si configura come un partenariato tra soggetti di pari dignità e costituisce un elemento essenziale della politica estera nazionale. La proliferazione nel settore di attori, pubblici e privati, richiede un coordinamento delle attività, mentre le risorse devono essere adeguate agli impegni assunti dall’Italia in sede internazionale”.
Il Vice Ministro degli Esteri Lapo Pistelli, in replica, ha sottolineato il carattere strutturale della riforma, esito di un lungo e approfondito confronto. ”La cooperazione è ormai un sistema con diversi attori istituzionali, sociali ed economici. La riforma introduce un’unica regia e individua un soggetto garante della coerenza delle politiche. L’agenzia sarà una struttura snella e dotata di professionalità specifiche”, ha detto Pistelli.
Il Ddl, dal titolo ”Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo” definisce una nuova architettura di ”governance” del sistema della cooperazione, la cui coerenza e coordinamento delle politiche saranno garantiti attraverso il Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo (Cics), una regia costituita dai dicasteri che hanno competenze in materie che sono oggetto di attività di cooperazione allo sviluppo.
Leggi il testo con gli emendamenti approvati (colonna sulla destra)
Nell’intero testo di legge non compare una volta, nemeno una volta, la parola “associazione”, quasi che le migliaia di piccole e medie associazioni di volontariato operanti in Italia da decenni, a fianco delle Ong, insieme alla cooperazione decentrata, non abbiano concorso e non possano concorrere nel futuro all’attuazione delle politiche di cooperazione internazionale per lo sviluppo. A questa “dimenticanza” di presenza e di ruolo andrebbe posto rimedio nel testo finale alla Camera.
Siamo contenti del primo passo verso la riforma della Cooperazione, ma condividiamo in pieno il commento di Marco Sassi e ci uniamo alla richiesta di rilevare il ruolo delle migliaia di associazioni di volontariato, così come dei comitati di solidarietà internazionali, delle realtà di base del commercio equo e solidale che da decenni lavorano nella cooperazione decentrata e negli aiuti allo sviluppo.
Michele Papagna
AceA Onlus, Associazione Consumi Etici e Alternativi, Beni Comuni e Stili di vita
Mi rallegro della svolta che la nuova legge sembra dare al riconoscimento professionale di che lavora nella cooperazione. Il volontariato va benissimo, ma non basta. E non è nemmeno giusto ‘colpevolizzare’ chi cerca realizzazione professionale nel settore, soprattutto considerando il pullulare di corsi e percorsi formativi, anche di alto livello, per questi lavori. Speriamo sia la svolta buona.