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Sfide e soluzioni per gli Internally Displaced People

Quindici paesi del ospitano attualmente 37,5 dei 71,1 milioni di sfollati interni in tutto il mondo. A rilevarlo è uno studio pubblicato recentemente dal Global Data Institute (GDI) dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni – IOM che analizza le condizioni dei cosiddetti IDPs (Internally Displaced People), i loro bisogni e le possibili soluzioni per superare questa condizione di estrema vulnerabilità ampliata dall’escalation delle crisi umanitarie. Lo sfollamento prolungato e la dipendenza dall’assistenza umanitaria hanno infatti conseguenze di vasta portata e incidono su diverse generazioni di sfollati interni, rimpatriati e comunità ospitanti che sono tra le persone più vulnerabili al mondo.

Il rapporto PROGRESS si concentra su questi 15 paesi, fornendo informazioni cruciali sulle sfide e sulle opportunità affrontate dagli sfollati interni, dalla creazione di posti di lavoro, alla sicurezza, dalla salute alla promozione di un nuovo senso di appartenenza all’interno delle comunità con l’obiettivo di ridurre le disparità tra gli sfollati interni e le comunità ospitanti.

Per integrare i dati esistenti, nei paesi selezionati come pilota (Afghanistan, Repubblica Centrafricana, Ciad, Colombia, Etiopia, Iraq, Libia, Mozambico, Niger, Nigeria, Somalia, Sud Sudan, Sudan, Vanuatu e Yemen) sono stati condotti 74 focus group con sfollati interni, rimpatriati e comunità ospitanti per far emergere dalle comunità colpite dagli sfollamenti quali siano gli ostacoli principali e le possibili soluzioni.

Uno degli elementi più interessanti che emerge è che gli sfollati interni che hanno accesso ad alloggi adeguati hanno tre volte più probabilità di non fare affidamento sull’assistenza umanitaria e due volte più probabilità di accedere a un reddito stabile.

I dati confermano che più a lungo gli sfollati restano tali, più è probabile che preferiscano l’integrazione locale o l’insediamento altrove piuttosto che il ritorno a casa. Tuttavia, esistono variazioni importanti a seconda delle cause dello sfollamento (conflitto o pericolo naturale), della situazione di vita (campo o non campo), dell’età e del genere. Quest’ultima è la dispartita più significativa che sottolinea la necessità di interventi mirati in settori quali la sicurezza, la stabilità del reddito e l’alloggio per le famiglie con capofamiglia donna.

Una delle soluzioni più sostenibili sembra essere l’empowerment attraverso la finanza inclusiva per lo sviluppo. Dare potere agli sfollati interni attraverso iniziative come la microfinanza e il sostegno alle piccole imprese rappresenta un percorso efficace verso l’autosufficienza.

Più in generale il rapporto identifica l’importanza delle strategie centrate sulle persone e rilevanti dal punto di vista operativo. Le soluzioni a lungo termine, tra cui l’integrazione locale, la creazione di posti di lavoro, la sicurezza e il senso di appartenenza, sono fondamentali per ottenere risultati sostenibili.

Scarica il rapporto completo


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