Dieci anni dopo l’ultimo documento ufficiale sul ruolo del settore privato nello sviluppo e un anno dopo la consultazione del 2013, la Commissione ha presentato ieri la Comunicazione “A Stronger Role of the Private Sector in Achieving Inclusive and Sustainable Growth in Developing Countries”. Investire sul ruolo del settore privato per contribuire a combattere la povertà e creare posti di lavori nei Paesi in via di sviluppo, questi gli obiettivi che definiscono la nuova politica comunitaria per quanto riguarda il ruolo del settore privato per lo sviluppo internazionale nei paesi partner e delinea un nuovo quadro strategico per garantire che le attività del settore privato nei paesi in via di sviluppo abbiano un impatto positivo sulla società e, in particolare, sulle donne, i giovani e la popolazione più vulnerabile.
”Il settore privato svolge un ruolo cruciale nell’aiutare le persone a uscire dalla povertà, ma dobbiamo fare in modo che avvantaggi l’intera società”, ha dichiarato il Commissario Piebalgs in occasione della presentazione a Bruxelles. ”Di qui – ha aggiunto – l’importanza della comunicazione, che consentirà alle imprese di trovare un ambiente favorevole per investire di più e in maniera più responsabile nei paesi in via di sviluppo e far sì che tutti godano delle opportunità economiche che il settore privato può portare”.
La nuova comunicazione propone azioni concrete volte a migliorare le opportunità di business nei paesi partner aumentando l’accesso ai finanziamenti, con un focus specifico sulle micro, piccole e medie imprese. La Commissione prevede una serie di strumenti che permetterebbero al settore privato di accedere alle risorse finanziarie della UE destinate allo cooperazione allo sviluppo. Per questo nella comunicazione si accenna ad una serie di criteri per sostenere gli attori del settore privato:
(1) Impatto misurabile sullo sviluppo : il sostegno finanziario fornito ad un’impresa o intermediario deve contribuire in modo economicamente efficace al il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo (la creazione di posti di lavoro, crescita green e inclusiva e riduzione della povertà). Ciò richiede trasparenza per quanto riguarda gli obiettivi e i risultati, insieme ad appropriate misure di monitoraggio, di valutazione dei risultati.
(2) Addizionalità: Con il sostegno pubblico l’impresa privata dovrebbe essere in grado di intraprendere azioni o investimenti che altrimenti non farebbe , o non farebbe sulla stessa scala.
(3) Neutralità: il sostegno dato non dovrebbe distorcere il mercato e dovrebbe essere assegnato attraverso un sistema aperto, trasparente ed equo. Dovrebbe essere di natura temporanea con una strategia di uscita ben definita.
(4) Interesse condiviso e co -finanziamento: i partenariati con il settore privato devono essere basate sul rapporto costo-efficacia, l’interesse comune e la responsabilità reciproca per i risultati. I rischi, i costi e frutti di un progetto comune dovranno essere condivisi in modo equo.
(5) Effetto dimostrativo: L’azione supportata dovrebbe mirare ad avere un effetto dimostrativo chiaro che
catalizza lo sviluppo del mercato e adatto alla replicazione e scaling-up dei risultati di sviluppo.
(6) Aderenza agli standard sociali, ambientali e fiscali: le imprese private che riceveranno il sostegno devono dimostrare che le loro operazioni sono conformi alla normativa ambientale, sociale e alle norme fiscali, tra cui il rispetto dei diritti umani, dei diritti degli indigeni, lavoro dignitoso, good corporate governance e le altre norme specifiche per il settore.
E’ proprio su quest’ultimo punto che si concentrano le reazioni della società civile e delle ONG che sono chiamate dalla Commissione a rafforzare il partenariato con il settore profit.
“La UE deve garantire che le imprese private europee che operano sul terreno non danneggeranno le comunità, che si comporteranno in modo sostenibile e pagheranno la loro giusta quota di tasse” chiede il rappresentante di Concord Europe della Taskforce on Private Sector and Development. “La crescita economica e la creazione di posti di lavoro da soli non sono certo sufficienti. I diritti umani e l’interesse pubblico – aggiunge – devono essere salvaguardati quando si utilizzano gli aiuti allo sviluppo per supportare finanziamenti privati, come nei casi di partenariati pubblico-privato “.
Il dibattito si sposta quindi sulle regole e sui meccanismi che la UE dovrà mettere in campo per garantire che l’intervento del profit si trasformi in benefici reali per le popolazioni dei paesi partner, le imprese e le economie locali e non in semplice opportunità di nuovo business o sfruttamento delle risorse a basso costo.
Nel testo si legge che la Commissione intende guardare oltre le classiche PPP (Partnership Pubblico-Privato) del settore delle infrastrutture, sostenendo nuove forme di partnership e alleanze multi-stakeholder tra le autorità nazionali o locali, aziende e ONG per lo sviluppo delle competenze e la fornitura di servizi di base, come l’accesso all’energia sostenibile e accessibile, l’acqua, la sanità e l’istruzione, nonché nei settori dell’agricoltura e della nutrizione soprattutto nelle zone rurali, delle donne e degli altri gruppi emarginati.
Per capire meglio cosa intende Devco sull’intervento del privato nella cooperazione potete vedere qui di seguito uno spezzone di una recente intervista a Klaus Rudischhauser.
Interview with Klaus Rudischhauser, EuropeAid, on Private Sector Development
Leggi la Comunicazione della Commissione
Leggi il rapporto della consultazione sul settore privato