A leggere il decreto legge che istituisce la governance del Piano Mattei, il piano vero e proprio sarà scritto tra fine anno e aprile 2024 dalla Cabina di regia istituita presso la Presidenza del Consiglio. Eppure sembra che il governo si stia portando avanti dando il via libera a progettualità e individuando soggetti esecutori senza che ancora siano scritte le modalità di finanziamento delle iniziative e le procedure che le regoleranno.
E’ il caso di Coldiretti, che la settimana scora ha presentato, in occasione dell’apertura del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato a Roma in collaborazione con The European House – Ambrosetti, il progetto “40mila ettari coltivati per la rinascita dell’Africa”. A detta del Presidente di Coldiretti Prandini, il progetto, promosso da Coldiretti con BF, Filiera Italia e Cai (Consorzi Agrari d’Italia) nell’ambito del Piano Mattei per l’Africa, prevede la creazione di posti di lavoro, la fornitura di beni e servizi, lo sviluppo delle agroenergie da fonte rinnovabile e la trasmissione di conoscenza e tecnologia per la produzione locale e lo sviluppo di nuove reti di vendita con i farmers market.
Il progetto – evidenziano i promotori – si inserisce in uno scenario di contatti e scambi a livello internazionale con la collaborazione del Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale e del Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare per accordi per la fornitura di macchinari, tecnologia, sementi e conoscenze ma anche prodotti alimentari di base. La collaborazione è finalizzata a rafforzare la cooperazione con i paesi in via di sviluppo, dall’Algeria all’Egitto, dall’Angola al Ghana, per promuovere un’agricoltura sostenibile e responsabile in Africa, aumentare la sicurezza alimentare principale causa di instabilità e fornire una alternativa concreta al fenomeno delle migrazioni, evitando il depauperamento sociale, economico e ambientale di quei territori. Nello specifico si prevede la coltivazione su 10mila ettari in Algeria, 15mila in Egitto, 8mila in Angola e 7mila in Ghana.
L’iniziativa prevede la produzione di colture strategiche per il consumo locale, dal frumento alla soia, dal mais al riso, dalle banane a ortaggi e frutta di vario tipo. Il governo locale dei diversi Paesi si impegna ad acquistare la maggior parte del raccolto (fra il 50 e 80%) a prezzi definiti e la parte restante a prezzi di mercati oppure viene ceduto a privati. Le sementi vengono fornite da Sis (Società italiana sementi). Consorzi Agrari d’Italia (Cai) si occupa di fornire materiali e macchinari, dai fitofarmaci con etichette d’uso in lingua locale ai macchinari in vendita o noleggio, mentre gli agricoltori locali potranno seguire corsi di formazione e specializzazione erogati da BF.
In alcuni paesi coinvolti dal progetto di Coldiretti, BF, Filiera Italia e Cai ci sono già rapporti aperti con l’Italia come l’Egitto, che è uno dei principali fornitori di fertilizzanti azotati dell’Italia, o il Ghana dove, con la compartecipazione di Eni, è in corso un progetto pilota per la realizzazione di un centro di formazione per lo sviluppo agricolo promuovendo la creazione di un tessuto imprenditoriale legato alle attività agricole e ai farmers market come risorsa in più da offrire alle popolazioni di quei Paesi.
Nell’ambito dei progetti di cooperazione internazionale, Fondazione Campagna Amica promossa dalla Coldiretti e la World Farmers Markets coalition, stanno sviluppando un progetto, denominato Mami, Mediterranean African Markets Initiative, supportato dal Ministero degli Esteri italiano e dal Ciheam Bari, per la realizzazione di una rete di farmers markets nell’area del Mediterraneo e dell’Africa che coinvolge come primi paesi l’Egitto, il Kenya, la Tunisia, il Libano e l’Albania. Mentre all’interno della food coalition sui Farmers Markets della Fao la World Farmers Markets Coalition lavorerà a sviluppare progetti di capacity building per la costruzione di sistemi locali del cibo partendo da Paesi quali il Ghana e la Tanzania.
A confermarlo sono proprio i rappresentanti delle organizzazioni promotrici; in assenza di un piano scritto, le progettualità nascono da incontri e scambi con gli interlocutori istituzionali avvenuti nei mesi scorsi. Questo progetto infatti pare sia uno dei frutti della missione in Tunisia a cui Coldiretti e Cai hanno partecipato a fianco dei ministri degli Affari Esteri Antonio Tajani, dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida e del Lavoro Marina Elvira Calderone.
A fare da traino di questa iniziativa è proprio il ministro Lollobrigida che conferma la forte intesa politica con il mondo Coldiretti, dal quale proviene anche il suo capo di gabinetto, ex capo delle relazioni istituzionali di Coldiretti. Un sodalizio sempre più evidente che si è palesato poche settimane fa in occasione dell’approvazione alla Camera del disegno di legge che vieterà in Italia la cosiddetta carne sintetica. Un provvedimento, da più parti criticato, che è stato ispirato e fortemente sostenuto proprio da Coldiretti tanto da organizzare un presidio di festeggiamento davanti alla Galleria Colonna in occasione della sua approvazione.
Un impegno, quello della cooperazione in Africa, che è stato più volte annunciato anche in passato da Coldiretti. Nel 2019 infatti il Presidente Ettore Prandini siglò un accordo con Eni e Bonifiche Ferraresi S.p.A. che prevedeva lo sviluppo di specifiche iniziative all’estero, e in particolare in Africa, relative a progetti di sviluppo delle economie locali attraverso l’applicazione di tecniche agricole innovative e sostenibili nel pieno rispetto degli ecosistemi di riferimento.
Progetti di cui si sono perse le tracce dopo l’inaugurazione in Ghana di un campus di formazione professionale nell’agri-business denominato “Okuafo Pa” (buon contadino) alla presenza del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dall’ad di Eni Claudio Descalzi e dalla presidente Emma Marcegaglia.
Questo Piano Mattei dovrebbe interessare i Paesi africani in toto. Tenuto conto che una priorità doveva essere la “ricostruzione del Corno d’Africa” con nostro impegno in Somalia-Etiopia-Eritrea. Mi pare che tutto questo non rientra nel ns impegno. A cosa sono serviti gli accordi con la Somalia e con ‘Etiopia, sottoscritti a Roma? Perchè non abbiamo manifestato alcun interesse per l’Eritrea? visto che il Paese si è mosso ed ha chiesto all’Italia collaborazione su tutti i fronti? sono esterefatto che si trascurino i Paesi che sono stati ns colonie. Senza contare che da noi si aspettano un impegno a recuperare quanto abbiamo lasciato con la perdita della guerra. Loro ci aspettano e noi pensiamo all’Algeria (già francese) all’Angola, all’Egitto, al Ghana, Kenia, Tunisia, Libano, Albania. NON abbiamo le idee chiare !!!!!!!!