E’ importante aiutare i paesi più poveri? (molto, abbastanza, poco, per niente |
L’85% dei cittadini europei ritiene che l’Europa debba continuare ad aiutare i paesi in via di sviluppo, nonostante la crisi economica.
La sfida del Commissario Piebalgs
Il commissario europeo per lo sviluppo Andris Piebalgs ha commentato: “Sono incoraggiato dal vedere che per la maggior parte degli europei la solidarietà resta un valore profondamente radicato, anche se la loro situazione economica può essere difficile. L’UE è in procinto di decidere il bilancio dei prossimi sette anni e gli europei stanno inviando un chiaro messaggio ai loro governi – il risparmio non deve essere fatto a spese dei più poveri del pianeta, ma esigono garanzie che gli aiuti ai più poveri forniscano risultati visibili. Ciò è in linea con la mia piena volontà di concentrare gli aiuti verso i paesi più in difficoltà e di mettere una crescita inclusiva e dei diritti umani al centro della politica di sviluppo”.
E’ questa la sfida del Commissario agli eudevdays, convincere gli stati membri ad aumentare del 20% il budget degli aiuti europeinella programmazione 2014-2020. Si tratta di convincere i governi europei a canalizzare più fondi attraverso EuropeAid penalizzando la cooperazione nazionale.
La “solidarietà che abbraccia il globo – gli europei e lo sviluppo” la ricerca di Eurobarometro è stata presentata alle Giornate europee dello sviluppo a Bruxelles (16-17 ottobre). Questo evento ha riunito capi di Stato e di governo africani con le istituzioni comunitarie, i ministri dell’UE, i rappresentanti delle istituzioni delle Nazioni Unite, la società civile, il mondo accademico e il settore privato. Le discussioni si sono concentrate sull’agricoltura, la sicurezza alimentare, la protezione sociale e la disuguaglianza e sul controverso ruolo del settore privato nello sviluppo.
Principali tendenze nella UE
La crisi economica non incide pesantemente sulla solidarietà con i poveri. In Spagna il livello di sostegno per aiutare i poveri non è cambiato rispetto allo scorso anno (88%), in Grecia e in Italia il calo è stato minimo (-2 punti percentuali), mentre in Irlanda il sostegno è aumentato di 3 punti percentuali, raggiungendo il 88%. Solo in Portogallo (-10 punti) il calo è notevole.
L’impegno personale degli europei diminuisce. Solo il 44% è disposto a pagare di più per prodotti (ad esempio quelli del commercio equo e solidale 3 punti in meno rispetto al 2011).
L’aumento dei fondi per l’aiuto allo sviluppo ha più sostenitori in Europa nord-occidentale e meno nel Sud-Est Europa. In Svezia, Danimarca e Austria la maggior parte delle persone sono a favore della crescita allo 0,7% del Pil o al di là (80%, 76% e 74% rispettivamente). I paesi con la più grande quantità di persone che vorrebbero ridurre gli aiuti sono: Bulgaria (38%), Slovenia (32%) e Grecia (30%).
Il ruolo del profit
La maggior parte delle persone vedono il ruolo principale del settore privato nello sviluppo in termini di creazione di posti di lavoro (57%) di promozione della crescita economica (42%) o di scambio e sviluppo tecnologico (29%).
L’81% degli intervistati concordano sul fatto che le imprese private abbiano la responsabilità etico-sociale quando investono nei paesi in via di sviluppo. L’87% pensa che donatori come la UE dovrebbe garantire che le società private soddisfino gli standard sociali ed etici nei loro investimenti esteri.
Questo rapporto di Eurobarometro è stato condotto da TNS Opinion & Social tra il 2 giugno e il 17 giugno 2012. Sono stati intervistati 26.622 europei, di cui 1026 italiani.