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Pandemia e guerra alimentano una pericolosa spirale del debito globale

Durante la pandemia, nel 2020, il debito globale totale è salito al 263% del prodotto interno lordo (PIL) globale, secondo la Banca mondiale. Questo è stato il livello più alto in mezzo secolo. I debiti privati e pubblici sono aumentati rapidamente nelle nazioni industrializzate, nelle economie emergenti e nei paesi in via di sviluppo, con prestiti provenienti dal paese e dall’estero. Dati 2022 del Fondo monetario internazionale (FMI) mostrano che il 60% dei paesi a basso reddito è fortemente indebitato, nel 2015 erano solo il 30%.

In molti paesi in via di sviluppo e nei mercati emergenti, i disavanzi dei bilanci pubblici sono saliti alle stelle. Nell’Africa subsahariana nel suo complesso il deficit medio regionale è aumentato dal -3,9% nel 2019 al -6,4% nel 2020. Le cifre sono state peggiori per i paesi importatori di petrolio (-4,3% nel 2019 e -7,3% nel 2020) rispetto ai paesi esportatori di petrolio (rispettivamente -3,3% e -4,6%).

L’invasione russa dell’Ucraina e il conflitto ancora in corso ha peggiorato le cose causando debiti ancora più elevati e picchi di inflazione repentini. Soprattutto l’aumento dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari grava sui bilanci nazionali e sui conti del commercio estero, ovviamente i paesi importatori di materie prime ne risentono particolarmente.

Nel frattempo la politica monetaria si è inasprita in molti paesi ad alto reddito, provocando un aumento dei tassi di interesse sui mercati finanziari internazionali, di conseguenza il debito sta diventando più costoso. I debiti pesanti accumulati ostacolano la ripresa economica e avranno un impatto a lungo termine in termini economici e sociali oltre a provocare un calo degli investimenti per combattere il cambiamento climatico.

Le attuali crisi finanziarie dovrebbero essere viste come opportunità per ristrutturare i debiti con un occhio alla promozione dello sviluppo sostenibile. Infatti per gestire le crisi del debito, i paesi interessati hanno bisogno di riforme e di sostegno esterno. Il loro potere fiscale è troppo piccolo. La comunità internazionale ha creato nuovi strumenti politici durante la pandemia e dovrebbe ora farne pieno uso. Il Gruppo del G20 ha adottato due strumenti rilevanti per i paesi in via di sviluppo:

  1. La Debt Service Suspension Initiative (DSSI) è una moratoria del debito per i paesi a basso reddito per risolvere problemi di liquidità a breve termine. Durante il periodo di moratoria da maggio 2020 a dicembre 2021, è stato utilizzato da 48 dei 73 paesi ammissibili.
  2. Il Quadro comune per il trattamento del debito (Common Framework for debt treatment), strumento progettato per ristrutturare e, se necessario, persino condonare i debiti accumulati dai paesi a basso reddito. L’idea è quella di prevenire sia i default sovrani che le difficoltà di pagamento di lunga durata. Finora, però, l’attuazione è stata ritardata principalmente da difficoltà di coordinamento tra i creditori e ne hanno preso parte solo tre Paesi: Ciad, Zambia ed Etiopia.

A lungo termine, sarebbe opportuno redigere e adottare codici di condotta per prestiti responsabili e tutta la comunità internazionale dovrebbe sostenere iniziative come quelle del G20, delle Nazioni Unite, dell’OCSE riconoscendo e armonizzando i codici a livello internazionale. Il quadro comune dovrebbe essere allargato ai paesi a medio reddito e collegato agli investimenti nell’azione per il clima. La riduzione e la ristrutturazione del debito dovrebbero essere orientate al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite, nonché a soddisfare le aspirazioni dell’accordo di Parigi sul clima. Il riscaldamento globale sta causando anche danni finanziari. Pertanto, le valutazioni sulla sostenibilità del debito devono tenere conto dei rischi legati al clima. Anche gli investimenti nell’adattamento climatico dovrebbero contare, non a caso il FMI sta elaborando proposte su come integrare le questioni climatiche nella politica fiscale.

Anche internamente i paesi in via di sviluppo devono fare un lavoro importante per mobilitare maggiori risorse interne e diventare meno dipendenti dal debito estero. Aumentare le entrate fiscali è assolutamente essenziale ampliando la base imponibile e includendo il settore informale che quasi sempre rimanere al di fuori della tassazione.

Anche il sistema fiscale internazionale deve migliorare, è essenziale per arginare i flussi finanziari illeciti, l’evasione fiscale e l’elusione fiscale. La Commissione dell’Unione Africana calcola che i flussi finanziari illeciti privano ogni anno i governi africani di circa 50-80 miliardi di dollari.


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