ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Vuoi ricevere ogni giorno i bandi e le news?

Il rapporto UNEP 2022 certifica un nuovo record di emissioni di gas clima alteranti

Il rapporto Emission Gap Report 2022 analizza il divario tra le emissioni di gas serra stimate nel 2030 se i Paesi attuano gli impegni di mitigazione indicati nei piani di impegno nazionali (i cosiddetti Nationally Determined Contributions o NDCs) e i livelli di emissioni globali necessari a rimanere sotto i 2°C o preferibilmente l’1.5°C, come previsto dall’Accordo di Parigi. Questa differenza tra “dove probabilmente saremo e dove dovremmo essere” è nota come “gap” di emissioni

In apertura della presentazione del rapporto UNEP,  il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha affermato che la finestra per affrontare la crisi climatica si sta chiudendo. Le emissioni di gas serra devono essere ridotte del 45% nei prossimi otto anni, ma il rapporto delle Nazioni Unite ci ricorda che i nostri sforzi sono attualmente altamente insufficienti. Guterres ha rimarcato che stiamo andando verso una catastrofe globale e dobbiamo colmare il gap di emissioni prima che sia troppo tardi. 

Per quanto riguarda le emissioni di gas serra, il 2021 potrebbe rappresentare un nuovo record. Infatti, le emissioni totali nel 2021 hanno superato i livelli del 2019La notizia positiva è che il tasso di crescita delle emissioni è rallentato rispetto allo scorso decennio, passando dal 2,6%, tra il 2000 e il 2009, all’1,1% nel periodo 2010-2019. 

Inoltre, nonostante la richiesta di rafforzare gli obiettivi dei Contributi Nazionali Determinati (NDC) entro il 2030, i progressi compiuti da COP26 ad oggi risultano tristemente inadeguati. 

Collettivamente, i Paesi non sono sulla buona strada per raggiungere i loro NDC, causando un divario di attuazione, ossia la differenza tra le emissioni previste con le politiche attuali e le emissioni previste con la piena attuazione dell’NDC. 

Per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi, i Paesi dovranno ridurre le emissioni di gas serra a livelli senza precedenti nei prossimi otto anni. 

Si stima che sia necessaria una riduzione del 30% delle emissioni attuali entro il 2030 per mantenere la temperatura globale sotto i 2°C gradi e una riduzione del 45% per mantenere la temperatura sotto 1.5°C gradi. Inoltre, le emissioni dovranno continuare a diminuire rapidamente dopo il 2030 per evitare di esaurire il budget di carbonio atmosferico rimanente.

La mancanza di progressi lascia il mondo sulla strada di un riscaldamento globale ben al di sopra dell’obiettivo dell’Accordo di Parigi. Infatti, senza un ulteriore rafforzamento delle politiche attualmente in vigore, le temperature globali non rimarranno entro i 2°C gradi, ma bensì raggiungeranno l’inaccettabile soglia dei 2,8 C°.

Il Rapporto spiega anche come gli impegni nazionali contenuti negli NDC presentati dopo COP26 porterebbero le temperature globali ai 2.6°C o 2.4°C (la differenza è data dal fatto se si considerano gli impegni incondizionati o condizionati), soglia troppo alta e che renderebbe impossibile arrestare la crisi climatica.  

E’ vero che l’attuazione di tutti gli NDC più gli impegni net-zero, assunti da un numero crescente di Paesi, potrebbero consentire un aumento delle temperature di 1.8°C. Tuttavia, il Report dell’UNEP ci ricorda che questo scenario non è credibile e che la fattibilità delle promesse degli impegni net-zero rimane al momento altamente incerta. Infatti, 19 membri del G20 (tutti tranne il Messico) hanno comunicato impegni net-zero (o net-zero pledges), ma questi questi obiettivi variano per una serie di caratteristiche importanti, tra cui: lo status giuridico, la tempistica, l’esplicita considerazione del principio di giustizia ed equità, le informazioni su quali settori e gas potrebbero coprire, se consentiranno l’uso di compensazioni (offset) internazionali, il livello di dettaglio sul ruolo della rimozione dell’anidride carbonica (carbon removal) e la natura della pianificazione, della revisione e della rendicontazione degli obiettivi. 

Alla luce dell’entità del gap di emissioni, è necessaria una trasformazione su larga scala, rapida e sistemica per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di

di Parigi, partendo dai settori dell’energia elettrica, dell’industria, dell’edilizia, dei trasporti, del settore alimentare e di quello finanziario. La transizione verso un’economia a emissioni zero è iniziata, ma deve essere molto più rapida e ambiziosa per mantenere le temperature globali sotto 1.5°C gradi. 

Come ci ricorda l’UNEP, il cambiamento incrementale non è più un’opzione: sono necessarie ampie trasformazioni a livello economico per avere mantenere viva la possibilità di limitare il riscaldamento globale entro 1.5°C.

Come ha ricordato Inger Andersen, Direttrice Esecutiva dell’UNEP, ogni frazione di grado è importante, quindi lo è anche ogni tonnellata di emissioni di CO2 ridottaLa Direttrice ha, inoltre, affermato: So che alcuni pensano che non si possa fare entro i prossimi 8 anni, ma non possiamo dire che abbiamo fallito prima ancora di averci provato. Dobbiamo provarci“.

Articolo a cura di Margherita Barbieri, volontaria sezione Clima e Advocacy Italian Climate Network

Scarica il rapporto UNEP Emissions Gap Report 2022


Leggi anche






Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *