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A Davos scricchiola il mito delle NGOs

E’ in corso a Davos il World Economic Forum n°43. Quest’anno i temi forti sono l’instabilità dei mercati internazionali, la disoccupazione, l’irresponsabilità della finanza ma anche le crisi in Mali, Siria e nord Africa. Ad animare i lavori del meeting come d’abitudine i capi di Stato e di governo, i burocrati delle Nazioni Unite e i manager delle multinazionali più influenti.
In questa edizione c’è spazio anche per un panel sul futuro delle ONG. Ad animare la discussione alcuni rappresentati dalla comunità dell’impact investment, amministratori dei grosse fondazioni, ONG e rappresentanti di istituzioni governative.
La principale discussione del panel “NGOs: New Models for the 21st Century” è stata incentrata sul fatto che le ONG oggigiorno non sembrano più davvero concentrate nella risoluzione dei problemi sociali, sembrano diventate grandi burocrazie che hanno soffocato la loro missione iniziale.
Inizia a farsi largo la teoria che le piccole ONG e le imprese sociali possano essere più efficienti nel trovare soluzioni efficaci contro la povertà anche perché meno interessate e obbligate a raccogliere fondi per finanziare i crescenti costi fissi delle ONG di grandi dimensioni.

Gli interrogativi sono importanti e le critiche alle ONG arrivano da tutti gli interlocutori, ecco alcuni spunti proposti durante il panel:

  • Perché non sfidare le ONG a lavorare verso una exit strategy? Bisogna smettere di finanziare interventi infrastrutturali e service delivery.
  • Come scegliere una ONG di cui fidarsi? Oggi chi vince nel fundraising non è chi fa meglio il proprio lavoro ma chi fa la comunicazione migliore.
  • Attenzione a non perdersi nella burocrazia (Lost in burocracy), forse serve riprendere il senso e il gusto della solidarietà ormai devastato dall’ossessione dell’accountability. (Charlotte Petri Gornitzka, Director-General, Swedish International Development Cooperation Agency-Sida, Sweden)
  • Esiste ancora un valore aggiunto internazionale delle ONG? O si tratta solo di portare soldi dei donatori da nord a sud?
  • Nell’ultimo decennio i media hanno acceso i riflettori sui danni provocati da aziende e governi in giro per il mondo, per ora le ONG sono sempre state rappresentate come i good guys, ma questo tempo sta per finire, oggi i media iniziano ad indagare su come le ONG spendono le risorse dei donatori (Jim Roth. Co-Founder and Partner, LeapFrog Investments, United Kingdom).
  • E che dire del ricambio generazionale? Il panorama internazionale delle ONG è devastante, le stesse facce da decenni a capo delle leading organisations (Kumi Naidoo, Executive Director, Greenpeace International, Netherlands).
  • Si parla troppo di accountability nei confronti dei donors e poco di quella verso i beneficiari (intervento dal pubblico).

Insomma sembra che le mega ONG non siano più di moda neanche tra il gotha della finanza e dell’impresa multinazionale. Troppo focalizzate a raccogliere fondi e meno efficaci nel trovare soluzioni sostenibili nelle aree problematiche del pianeta? Ma quali saranno i nuovi modelli emergenti per risolvere le sfide sociali e ambientali di domani? Anche a Davos molti spunti e nessuna soluzione.


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  1. Grazie, articolo molto interessante condiviso anche su socialbusinessworld.org il nuovo social network multilingua per un mondo sostenibile. Ci farebbe piacere se 'passaste a trovarci' :). Saluti
    Michele Paolini

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