Si è conclusa venerdì scorso la due giorni di Coopera 2022, la seconda conferenza nazionale della Cooperazione allo Sviluppo, che ha visto alternarsi sul palco dell’Auditorium della Conciliazione le principali autorità a livello italiano e internazionale e gli attori coinvolti nel sistema cooperazione ospitati dai padroni di casa Maeci e Aics.
Una passerella ricca e autorevole che ha consentito di toccare i temi chiave che incrociano oggi il mondo della cooperazione internazionale e di discuterli dal punto di vista dei diversi attori: le istituzioni, le organizzazioni della società civile e il settore privato. La conferenza è stata anche una proiezione importante di quello che la Cooperazione Italiana vorrebbe essere o potrebbe essere al netto della marginalità politica che sconta ormai da diversi anni e della carenza strutturale di risorse che non gli consentono di uscire dalla dimensione di testimonianza.
La notizia importante che emerge da Coopera è che apparentemente tutte le istituzioni presenti rilanciano sulla centralità della cooperazione nella dimensione multilaterale dell’Italia e riconoscono la necessità di investire in maniera strutturale e continuativa in questo senso. Dal Presidente Mattarella al Ministro Franco, dalla Lamorgese a Cingolani, tutti spendono parole importanti sulla cooperazione con un concetto chiave ben esplicato dalla Vice Ministra Sereni: “Ci unisce l’idea che nel mondo oggi serva più cooperazione perché abbiamo problemi più grandi a livello internazionale, a partire dalla questione sicurezza a quella climatica e sanitaria che non possono essere affrontate senza una dimensione multilaterale forte”.
Una risposta chiara all’appello portato in sala dalle organizzazioni della società civile che presentando la Campagna 070 hanno riportato alla ribalta l’eterno tema dell’adeguamento agli obiettivi internazionali in termini di spesa in aiuti allo sviluppo. Questa volta però un punto chiaro sembra essere stato messo a segno in direzione di un impegno politico strutturato; diversi interlocutori hanno appoggiato l’idea di un dispositivo legislativo che fissi questi obiettivi e la stessa vice ministra Sereni ne ha evocato l’importanza nel suo intervento conclusivo con il quale ha riassunto i punti centrali emersi nella conferenza e delineato alcuni primi impegni a livello politico.
Ecco una sintesi per punti dell’intervento di Marina Sereni:
- La cooperazione italiana deve mantenere le sue radici e la sua tradizionale dimensione popolare, di comunità, fatta di relazioni durature, continuità nel tempo dell’azione di cooperazione.
- La legge 125 del 2014 dopo otto anni mostra una sostanziale validità, un impianto che può essere confermato, una situazione che vede un AICS che si irrobustisce e un ruolo nuovo di CDP.
- Lavoreremo per il riallineamento delle risorse di cooperazione verso l’obiettivo dello 0,7%. Dallo 0,28% allo 0,70% però ci sono molti miliardi di euro da trovare quindi servirà mettere in campo un percorso graduale e credibile per arrivarci. Benvenuta una iniziativa legislativa in merito.
- La discussione sulla qualità ha poco senso se non c’è prima una certa quantità di risorse investite. Indicatori e marker sono importanti ma dobbiamo andare alla sostanza per registrare l’impatto vero e proprio che le iniziative hanno sul campo.
- Per quanto riguarda la qualità della spesa, serve riequilibrare il rapporto tra multilaterale e bilaterale. Negli ultimi 10 anni ci siamo sbilanciati e dobbiamo tornare a rafforzare la componente bilaterale della nostra cooperazione.
- Sulle priorità tematiche e geografiche dovranno essere fatti ragionamenti a partire dall’Ucraina, ma l’Italia deve avere chiaro che il nostro interesse nazionale è mantenere un faro acceso su Africa e Medio Oriente perché questa è la nostra proiezione geopolitica. L’emergenza Ucraina sarà da sostenere ma non deve distogliere risorse e attenzioni ad altre situazioni di crisi importanti.
- Per migliorare la governance bisogna far funzionare meglio e di più il CNCS, far lavorare e assumere di più ciò che viene dai gruppi, serve una semplificazione del Cics che deve avere un regolamento più agile, È maturo un lavoro su co-programmazione e co-progettazione con la creazione in tempi rapidi ci un tavolo di lavoro che entro breve consegni una procedura per sperimentare questo tipo di processo.
- Sul fronte emergenza siamo vicini alla possibilità di trovare una modalità che consenta di essere più rapidi e professionali. Serve varare una procedura innovativa sulle iniziative di emergenza che dobbiamo tutti condividere guardando all’esperienza di Echo.
- Anche sulla comunicazione serve un lavoro continuativo che è partito già alla conferenza con la RAI. L’importanza e il valore della cooperazione deve essere comunicato all’opinione pubblica, servono finestre per raccontare queste esperienze durante tutto l’anno. Partendo dalla RAI possiamo fare un tentativo per impostare una modalità comunicativa più stabile.
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