L’8 settembre di ogni anno a partire dal 2006, il governo spagnolo, in collaborazione con l’Agenzia spagnola per la cooperazione internazionale allo sviluppo, festeggia la Giornata del Cooperante (Dia del Cooperante), un evento che racconta e celebra tutti quegli uomini e quelle donne che decidono di andare a lavorare nei contesti più difficili del mondo portando la solidarietà e la cooperazione iberica. La data della celebrazione di questo anniversario è stata scelta dalla firma della Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite, avvenuta l’8 settembre del 2000, dichiarazione che faceva riferimento principalmente all’eliminazione della povertà e della fame dalla faccia della terra.
Un’occasione che da allora si ripete ogni anno per raccontare all’opinione pubblica spagnola un mestiere difficile da comunicare e che torna alle cronache spesso in occasioni critiche o negative. Pensate a quante volte e in quali occasioni si è parlato di cooperanti sui media italiani: Rapimenti, incidenti fatali, conflitti armati: sono queste le situazioni che hanno portato alle cronache i nomi di colleghi cooperanti come Mario Paciolla, David Sollazzo, Giovanni Lo Porto fino ad arrivare a Rossella Urru e alle due Simone nel lontano 2004.
Nomi e storie di cui si è parlato per mesi ma che non hanno aiutato a spiegare veramente la professione del cooperante, anzi in qualche caso hanno contribuito a creare disinformazione e pregiudizi oltre che a dividere l’opinione pubblica. Pensate ai casi di Silvia Romano in Kenya, Greta e Vanessa in Siria, volontarie etichettate erroneamente come “Cooperanti” che hanno fatto tanto discutere a seguito dei loro rapimenti.
Nel nostro paese servirebbe proprio una giornata per commemorare e festeggiare i cooperanti italiani, quei professionisti grazie ai quali gli aiuti umanitari arrivano dove c’è bisogno, quei volontari che portano in giro per il mondo la solidarietà del nostro paese, quegli esperti che affiancano lo sviluppo di comunità svantaggiate, quei medici che curano migliaia di vittime di guerre ed epidemie. Per stare all’attualità basti pensare all’Afghanistan e all’ennesimo terremoto di Haiti, i cooperanti italiani c’erano e hanno svolto un ruolo importantissimo.
Una community sparsa per il mondo che come Info Cooperazione conosciamo bene e con la quale ci teniamo costantemente in contatto. È di pochi mesi fa l’indagine lanciata da queste pagine attraverso un questionario che ha raccolto direttamente dagli interessati le testimonianze sulla condizione lavorativa degli espatriati italiani dopo più di un anno di pandemia. Una professione in evoluzione quella del cooperante che richiede sempre più specializzazione e che oggi comprende figure professionali tecniche specifiche su diversi fronti.
Una giornata dedicata ai cooperanti potrebbe essere un’occasione importante anche per spiegare questa professione non solo all’opinione pubblica ma anche agli studenti che in migliaia sognano di intraprenderla. Profili professionali che vengono formati in Italia da una crescente offerta formativa fatta di decine di Master e dei corsi di specializzazione universitari e non.
Una proposta che lanciamo da queste pagine innanzitutto alla vice ministra Marina Sereni che ormai da alcuni mesi ha preso in mano il dossier della cooperazione italiana e con lei a tutta l’Agenzia Italiana per la Cooperazione Italia e alle reti delle OSC che nel nostro paese occupano la quasi totalità dei cooperanti.