L’emergenza coronavirus e le misure restrittive degli ultimi giorni stanno mettendo a dura prova diversi settori del paese, sono migliaia le aziende che hanno subito uno stop nel tentativo di arginare il contagio, o che sono state costrette a rivedere il loro modo di lavorare. La stessa cosa sta avvenendo nel mondo del terzo settore e delle ONG che hanno messo in campo in modo massiccio lo smart-working, modalità che era già fortemente diffusa tra le organizzazioni anche per il tipo di lavoro che richiede forte flessibilità e adattamento ai contesti di crisi nei quali la maggior parte delle ONG operano.
I problemi non riguardano solo le attività in Italia che in questi giorni ha visto il blocco completo di formazione, educazione, volontariato e raccolta fondi, a preoccupare è soprattutto l’operatività all’estero dove la situazione si complica di giorno in giorno.
Diversi paesi tra quelli più frequentati dalle ONG italiane hanno emesso direttive che bloccano ogni attività di carattere internazionale (vedi per esempio Burkina Faso e Kenya) soprattutto laddove vi sia il coinvolgimento di personale espatriato. Gli italiani ovviamente sono guardati a vista e in molti paesi sono stati attenzionati dalle autorità e costretti allo stop e addirittura a misure di quarantena.
In loco le organizzazioni ci descrivono quotidianamente una situazione dinamica che richiede loro di sviluppare rapidamente e rivedere continuamente le politiche di viaggio del personale e di coinvolgimento della comunità. L’impatto sulle attività di cooperazione e sulle operazioni umanitarie nelle zone di conflitto, è ancora limitato, ma la situazione preoccupa soprattutto laddove il contagio dovesse estendersi ai paesi partner in modo significativo.
In Africa la situazione più allarmante che preoccupa le centinaia di cooperanti italiani sparsi in giro per il mondo. Casi di contagio sono stati confermati in 12 Paesi africani, di cui otto nella regione sub-sahariana. Secondo l’OMS il numero più alto di casi è stato registrato in Egitto (60), seguito da Algeria (20), Sudafrica (17), Tunisia (7), Marocco (6), Senegal (5), Camerun, Burkina Faso, Nigeria (2 ciascuno), Togo, Repubblica democratica del Congo e Costa d’Avorio (uno ciascuno), per un totale di 135 casi positivi, tre decessi (in Egitto, Marocco e Algeria) e 45 guariti.
Diverse grandi ONG internazionali hanno già reso operative le loro procedure di sicurezza sanitaria tra cui: la limitazione o la cancellazione fino al 31 marzo di tutti i viaggi e le attività internazionali, l’elaborazione di piani di continuità operativa su come gli uffici sul campo potrebbero operare in situazioni di bassa, media e alta trasmissione; la preparazione organizzativa e gestionale in molti uffici a livello nazionale per il controllo e la prevenzione delle malattie. Nella maggior parte dei casi vengono limitati gli spostamenti e le riunioni ma la maggior parte delle organizzazioni continuano a implementare i programmi nel rispetto delle restrizioni dei governi locali, continuando a monitorare i livelli di rischio nelle varie zone nel mondo e autorizzando i viaggi caso per caso.
Anche le agenzie delle Nazioni Unite nei paesi stanno adottando i propri protocolli di sicurezza sanitaria limitando tutti i viaggi internazionali di lavoro e posticipando tutti i seminari, workshop e altri incontri di grandi dimensioni.
Sul fronte italiano in diversi paesi si è attivato il contatto tra le rappresentanze diplomatiche italiane, le sedi AICS e le organizzazioni della società civile attive per mantenere costante un livello di coordinamento. All’AICS di Roma a partire da ieri tutte le attività lavorative, fatte salve quelle strettamente funzionali alla gestione dell’emergenza e quelle indifferibili da rendere in presenza, saranno svolte dal personale in modalità “agile” e da remoto. I servizi di protocollo, PEC e corrispondenza in uscita saranno assicurati e il personale sarà comunque raggiungibile attraverso gli ordinari indirizzi di posta elettronica. Le sedi estere di AICS sono state invitate dal Direttore a provvedere, sotto il coordinamento della competente rappresentanza diplomatica, ad assumere provvedimenti analoghi garantendo i servizi essenziali, come da DPCM del 11 marzo 2020.
Nel frattempo nelle sedi centrali delle organizzazioni si corre ai ripari e tutti sono alle prese con sospensioni, proroghe e cancellazioni delle attività progettuali previste. Le rappresentanze delle ONG hanno già avviato percorsi di confronto con le istituzioni di riferimento più importanti (in primis AICS, EuropeAid ed Echo) per concordare misure specifiche di flessibilità ed eventualmente di supporto.
In attesa di misure e indicazioni più specifiche dall’AICS hanno comunicato la possibilità di richiedere proroghe extra-contrattuali di due mesi per cause di forza maggiore dei termini connessi alla realizzazione dei progetti di cooperazione.