Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha recentemente lanciato un avvertimento inquietante sullo stato delle casse dell’organizzazione: a palazzo di vetro si affronta una crisi finanziaria senza precedenti che potrebbe portare all’esaurimento dei fondi entro la fine di questo mese.
Ad oggi sono solo 130 dei 193 paesi membri ad aver saldato interamente le quote dovute, mancano all’appello oltre 1,3 miliardi di dollari ai quali vanno aggiunti i mancati pagamenti degli anni precedenti, una cifra che supera i 500 milioni. Il budget regolare delle Nazioni Unite per quest’anno è di 5,4 miliardi ed è separato dal budget per le operazioni di mantenimento della pace che raggiunge 6,5 miliardi.
Sono poco più di trenta i paesi che hanno versato la propria quota per il budget regolare entro la scadenza del 30 gennaio. Tra questi il Canada (76 Milioni), Australia (61M), Olanda (37M), Svizzera (32M), Polonia (22M) e India (21M). L’Italia ha pagato la sua quota di 92 milioni il 22 febbraio 2019.
Il numero di paesi che pagano per intero la loro contribuzione è diminuito significativamente quest’anno rispetto agli anni precedenti. Solo 130 paesi avevano inviato i loro contributi quest’anno alla fine di settembre rispetto ai 141 dell’anno scorso.
Ma c’è una quota non pagata che più di tutti mette in crisi le finanze ONU, è quella degli Stati Uniti, che sono tenuti a finanziare il 22% del bilancio ordinario delle Nazioni Unite per un importo di 674 milioni. Un ritardo non casuale quello degli States che per bocca del presidente Trump ha lamentato le presunte storture del sistema ONU, a suo dire distorto, che penalizzerebbe troppo gli Stati Uniti. Attualmente infatti il calcolo della quota di contribuzione è basato sul reddito nazionale lordo, sulla popolazione e sull’onere del debito al momento di elaborare il bilancio.
Un’altra situazione critica è quella del Brasile che oltre a non aver pagato la sua quota di 140 milioni detiene un debito importante accumulato negli anni precedenti.
Guterres ha inviato ieri una lettera allo staff dell’organizzazione informando che le finanze sono entrate in una modalità di crisi e che si sta operando troppo in deficit. Il pericolo è che dal mese di novembre siano a rischio il pagamento dei salari dei dipendenti e alcune operazioni di peacekeeping.