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Cosa sono i Principi di Kampala per l’impegno del settore privato nella cooperazione allo sviluppo

Gli Obiettivi dell’Agenda 2030 non possono essere raggiunti solo attraverso gli sforzi del settore pubblico, ma richiedono uno sforzo collettivo per mobilitare risorse, partenariati e soluzioni innovative per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Con questa consapevolezza condivisa la comunità della cooperazione allo sviluppo sta cercando di intensificare il proprio impegno per coinvolgere il settore privato profit per sfruttare ulteriori finanziamenti e competenze, creare e rafforzare partenariati, e contribuire a costruire mercati inclusivi e catene di valore in tutti i settori.

Nonostante gli aspetti positivi e le ampie potenzialità, anche l’impegno del settore privato (Private Sector Engagement – PSE) ha messo in luce una serie di sfide che si giocano sul terreno della cooperazione allo sviluppo, tra cui: mancanza di garanzie sull’uso di risorse pubbliche, l’insufficiente attenzione ai risultati concreti, la poca trasparenza, responsabilità e capacità di valutare l’impatto delle iniziative messe in campo.

Sul tema il dibattito a livello internazionale è ancora vivace e non mancano gli opposti schieramenti: da un lato le organizzazioni internazionali e molti governi continuano a proclamare il mantra che imprese e settore privato siano ormai l’unico attore in grado di garantire il raggiungimento degli SDGs, e dall’altra una buona parte della società civile e del mondo della ricerca che temono che le imprese private possano appropriarsi degli obiettivo di sviluppo solamente per raggiungere nuovi mercati e generare profitti più facili.

È in questo contesto che a luglio scorso a New York, durante l’High-Level Political Forum delle Nazioni Unite, la GPEDC – Global Partnership for Effective Development Co-operation – ha presentato i cosiddetti Kampala principles on private sector engagement (PSE) in development cooperation.

Un lavoro sicuramente necessario quello di identificare dei principi comuni in un ambito che appare essere ancora molto fumoso e interpretato in modo differente dai diversi attori del mondo della cooperazione allo sviluppo a partire dalle istituzioni e dai grandi donatori. Nonostante gli sforzi profusi in questi primi 4 anni ormai trascorsi dal lancio dell’Agenda 2030, sono soprattutto gli imprenditori a non aver afferrato la differenza tra fare business e fare cooperazione e non aver identificato la linea di confine tra intraprendere per generare profitto e intraprendere a beneficio delle persone e del pianeta.

I principi di Kampala cercano di fissare qualche punto condiviso e sono il risultato di un lavoro di consultazione internazionale che si è dato l’obiettivo di settare dei principi comuni per l’impegno del settore privato nella cooperazione allo sviluppo, una delle sfide chiave per l’attuazione dell’Agenda 2030 che ha registrato finora risultati molto più bassi delle aspettative. Sono stati strutturati per garantire l’inclusività a livello nazionale e per fornire una guida normativa per i partenariati del settore privato, al fine di facilitare l’azione nei confronti dei governi, dei partner di sviluppo, del settore privato, della società civile e dei sindacati.

Ecco in dettaglio i cinque principi identificati:

  1. Inclusive Country Ownership: rafforzare il coordinamento, l’allineamento e lo sviluppo delle capacità a livello di paese.
  2. Results and Targeted Impact: realizzare risultati di sviluppo sostenibile attraverso benefici reciproci.
  3. Inclusive Partnership: promuovere la fiducia attraverso dialogo e consultazione inclusivi.
  4. Transparency and Accountability: misurare e diffondere i risultati dello sviluppo sostenibile per l’apprendimento
  5. Leave No One Behind: riconoscere, condividere e mitigare i rischi per tutti i partner.

I principi sono applicabili a tutti i gruppi di stakeholder, inclusi governi, imprese nazionali e internazionali, associazioni di imprese, piccole e medie imprese, partner di sviluppo, sindacati, società civile, istituti di ricerca e fondazioni.

Ogni principio è distinto dall’altro ma l’insieme dei principi è pensato in maniera olistica per rafforzarsi a vicenda. Il progresso su un principio contribuirà al progresso sugli altri, mentre il fallimento su uno può mettere a repentaglio i benefici del progresso negli altri. I principi dovrebbero quindi essere intesi come un insieme interconnesso di criteri per il successo delle iniziative. Dovrebbero essere perseguiti progressi a tutti i livelli per garantire che il l’impegno del settore privato attraverso la cooperazione allo sviluppo sia efficace nel conseguire risultati di sviluppo sostenibile.

Infine, i principi si basano e integrano i principi per un’efficace cooperazione allo sviluppo (quelli settati a livello internazionale all’interno dei Forum di Roma, Parigi, Accra, ecc). Rispetto a questi includono anche un elemento supplementare, vale a dire un focus sulla gestione efficace dei rischi. Secondo gli estensori questo lavoro va oltre gli standard e i quadri disponibili e completa altri quadri internazionali già esistenti, come quelli per il finanziamento misto e il Global Compact delle Nazioni Unite.

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