Con la squadra di governo già ufficializzata e la fiducia da conquistare in parlamento, nei corridoi della politica si ragiona sul cosiddetto puzzle dei sottosegretari. Una partita che è già entrata nel vivo e sulla quale già da diversi giorni circolano le liste dei possibili candidati tra le segreterie di 5S e PD.
Le poltrone da aggiungersi ai 21 ministri sono circa 44, ma sulla spartizione delle caselle i numeri sono incerti. Al Partito democratico nel prossimo Consiglio dei ministri potrebbero essere assegnati tra i 18 e i 20 sottosegretari, qualcuno in più rispetto ai 15 che erano toccati alla Lega, che andranno ad aggiungersi ai colleghi di governo a 5 stelle, che da trenta si ridurranno più o meno a 25. Due o tre incarichi spetteranno probabilmente a Leu che si è aggiudicato un ministero.
Per quanto riguarda il Mistero degli Esteri e della Cooperazione i giochi sembrano ormai fatti. Viene data per certa la riconferma di Manlio Di Stefano che il ministro di Maio vorrebbe fortemente con se alla Farnesina tanto da proporlo al PD come nome imprescindibile. La sua riconferma andrebbe a scapito della Vice Ministra uscente Emanuela del Re, la cui riconferma sarebbe a questo punto molto improbabile.
Il PD poi sembra intenzionato a non mollare la poltrona di vieceministro con delega alla Cooperazione. In lizza ci sono due candidate che possono vantare una forte esperienza pregressa in materia. Il nome più probabile è quello di Lia Quartapelle, la giovanissima deputata che proprio nel partito democratico ricopre il ruolo di capogruppo nella Commissione Esteri oltre ad essere Responsabile Esteri e Cooperazione Internazionale della Segreteria Nazionale.
In gioco c’è anche Marina Sereni, onorevole democratica da ben cinque legislature con ampia esperienza in Commissione esteri della Camera.
Ma nulla va dato per certo. La partita dei sottosegretari si incrocia anche con la novità che di Maio vuole portare alla Farnesina che potrebbe far saltare il tavolo e cambiare gli equilibri.
Si tratta del trasloco delle competenze sull’export dal Mise, dicastero che di Maio guidava fino a qualche giorno fa, agli esteri. Cioè la gestione del commercio internazionale, la promozione del Made in Italy, la firma sui principali accordi di natura commerciale come quello che da ministro dello Sviluppo ha costruito con la Cina per far passare la Via della seta in Italia. Il tutto portandosi alla Farnesina anche 250 milioni di risorse finanziare, la piena gestione di strutture di potere nell’internazionalizzazione come Ice e Simest, e persino una struttura di via Veneto, la neonata Direzione generale per la politica commerciale internazionale, con parte del suo personale.
Questo progetto, in verità, era stato messo ideato a gennaio scorso dalla stessa Farnesina e fu Moavero Milanesi a bloccarlo poichè nutriva seri dubbi su questo trasferimento di competenze.
Resistenze e scetticismo arrivano anche dal Mise e da Confindustria. La posizione del PD in merito non è ancora chiara anche se prevalgono i dubbi e al Nazareno lamentano il fatto che il piano non sia stato concordato negli accordi che hanno portato alla nascita del governo giallo-rosso. I premier Conte potrebbe però convincere il PD offrendogli un viceministro al Commercio estero, che permetterebbe ai 5S di far mantenere la delega alla Cooperazione a Emanuela Del Re.