Non esiste una definizione univoca e rigida della Teoria del Cambiamento (TdC). Anzi, multi-dimensionalità e flessibilità sono le caratteristiche che consentono alla TdC di adattarsi a molteplici ambiti e scopi per i quali è stata finora impiegata, spesso integrati fra di loro. Come ChangeLab, anche alla luce del confronto e approfondimento con diversi attori, abbiamo scelto di utilizzare una definizione che meglio rispecchia l’approccio che abbiamo adottato e possiamo descriverla come segue:
“La Teoria del Cambiamento è un processo rigoroso e partecipativo nel quale differenti portatori di interesse nel corso di una pianificazione articolano i loro obiettivi di lungo termine [impatto] e identificano le condizioni che essi reputano debbano dispiegarsi [pre-conditions] affinché tali obiettivi siano raggiunti. Tali condizioni sono schematizzate nei cambiamenti [outcome] che si vogliono ottenere e sono organizzate graficamente in una struttura causale [catena dei risultati]”.
In altre parole, la Teoria del Cambiamento deve portarci a fare nuove domande per uscire dal ciclo brevissimo e chiuso della progettazione finalizzata al bando.
Si tratta di una differenza sostanziale, che traccia una linea di demarcazione netta fra due modalità completamente differenti di intervento.
E’ qui che la Teoria del Cambiamento può aiutarci ad arrivare.
La nostra visione di TdC quindi deve:
- collegare sempre i cambiamenti a livello di outcome ai soggetti che devono cambiare: l’albero dei problemi e dei risultati ci sta stretto, la nostra mappa degli outcome risponde sempre alla duplice domanda “chi deve cambiare come?”; non esiste cambiamento senza soggetti che cambiano;
- essere sviluppata davvero in modo partecipativo (non ci limitiamo a dire che lo facciamo, assumiamo la fatica di seguirlo in ogni fase del processo, anche se ci costringe ogni volta a dover negoziare e a gestire conflitti);
- valorizzare il momento della valutazione, senza il quale la TdC resta uno strumento chiuso e rigido, in altre parole inutile quando non dannoso; se la TdC non è un framework di apprendimento flessibile e continuo, per noi semplicemente non è una TdC;
- essere rigorosa: le assumptions, le catene causali, la definizione degli indicatori… tutte le fasi della TdC sono per noi momenti che richiedono alti livelli di professionalità e la massima cura, pena la perdita di senso dell’intero lavoro.