La mancata conferma di Riccardi ha spiazzato anche il mondo non governativo italiano galvanizzato poco più di un anno fa dall’inedita creazione di un dicastero ad hoc ad opera dell’ormai Senatore Mario Monti. Il Ministro Andrea Riccardi appunto, che dopo un semestre di braccio di ferro con il Ministero degli Esteri era riuscito faticosamente ad avviare un percorso di rilancio della cooperazione italiana culminato con l’organizzazione del Forum della Cooperazione a Milano nell’ottobre scorso. Ma quello doveva essere solo l’inizio, il lancio di un processo che richiede anni di lavoro, continuità e disponibilità economiche. In poche parole una volontà politica che il governo Monti ha mostrato, almeno nella forma, di avere (seppure per breve tempo), con un ministero dedicato appunto.
Nel settore della cooperazione gli operatori si chiedono ora che fine faranno slogan e slanci energicamente enunciati da Riccardi a Milano, e quelli degli altri cinque ministri tecnici intervenuti? di Monti? di Napolitano? Tutti su quel palco avevano supportato la causa di un rilancio della cooperazione italiana. E che ne sarà della riforma della cooperazione (legge 49/87) abortita per l’ennesima volta a fine legislatura al Senato della repubblica?
Per avere certezze che tutto questo avesse una continuità le ONG avevano chiesto in campagna elettorale ai candidati di impegnarsi per garantire nel prossimo esecutivo un ministero della cooperazione o una delega forte dentro il MAE con un vice Ministro. Il PD aveva risposto alla sollecitazione con una dichiarazione decisa: “Condividiamo l’esigenza di avere, nel nuovo governo, una delega forte e piena sulla cooperazione allo sviluppo. Ci impegniamo ad anticipare, con le scelte di composizione del governo, l’istituzione di un Vice-Ministro dotato dei poteri e degli strumenti previsti dall’ipotesi di riforma legislativa cui abbiamo lavorato al Senato in questo scorcio di legislatura”.
Ora, dopo le lunghe vicissitudini della nascita del nuovo governo, è proprio il PD a guidarlo con la nomina del premier Enrico Letta. Eppure risulta che il neo Ministro degli Esteri Emma Bonino, personalità autorevolissima ed esperta, abbia posto a Letta tra le condizioni proprio quella di non creare un Ministero della Cooperazione. Sembra inoltre che la Bonino, forte della sua esperienza in materia, voglia tenere per se la delega alla Cooperazione Internazionale.
Le rappresentanze delle ONG (Cini e Aoi) in questi giorni hanno scritto alla Bonino per sostenere la causa di un Vice Ministro per la Cooperazione. Non si tratta certo di sfiducia nella persona di Emma Bonino, piuttosto della volontà di vedere dichiarata una volontà politica forte dal nuovo governo con la nomina di un riferimento dedicato e esecutivo.
E’ questo il senso anche di una dichiarazione di Oxfam Italia che “si augura che sotto l’esperta e autorevole guida del nuovo Ministro degli Affari Esteri Emma Bonino, possa essere nominato un Vice Ministro con delega alla Cooperazione Internazionale, che possa compiere il processo di riallineamento delle politiche e delle risorse per la cooperazione allo sviluppo e la riforma della legge in materia, troppo a lungo attesa e chiesta da centinaia di organizzazioni della società civile”.
Il verdetto ci sarà tra pochi giorni, nel frattempo, che ci sia o no un Vice Ministro, è utile dare un’occhiata a cosa Emma Bonino aveva detto sulla sua visione di cooperazione internazionale, proprio al Forum di Milano.