Il Rapporto del 2018 presentato ieri dall’OCSE – DAC (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico – Development Assistance Committe) sugli aiuti allo sviluppo riporta una vistosa diminuzione rispetto al 2017. Meno 2,7% l’aiuto allo sviluppo a livello globale e meno 4% l’aiuto verso i paesi africani. Il calo è dovuto in gran parte al fatto che gli aiuti spesi per ospitare i rifugiati e i richiedenti asilo sono diminuiti a seguito del rallentamento degli arrivi. Questa voce infatti viene parzialmente contabilizzata dagli stati membri come aiuto allo sviluppo, nonostante le norme a riguardo stiano progressivamente diventando più severe e quindi con più difficoltà i costi dei rifugiati potranno uscire dai bilanci ufficiali degli aiuti.
L’aiuto allo sviluppo (APS) dei 30 membri del Comitato di assistenza allo sviluppo (DAC) dell’OCSE ha totalizzato 153 miliardi di dollari nel 2018, calcolati utilizzando una nuova metodologia adottata di recente per contabilizzare i prestiti (loans). Si tratta della cosiddetta metodologia “grant equivalent” che considera non più l’intera cifra del singolo prestito, ma soltanto l’ammontare che il paese prestatario perde per il fatto di prestare il denaro al di sotto dei tassi di mercato.
Secondo la metodologia del “cash flow” utilizzata in passato, l’APS del 2018 è stato di 149,3 miliardi, in calo quindi del 2,7% in termini reali dal 2017. Se si escludono dal conteggio gli aiuti spesi per l’accoglienza dei rifugiati, l’APS è praticamente rimasto stabile dal 2017 al 2018. L’aiuto bilaterale ai paesi meno sviluppati è diminuito del 3% in termini reali dal 2017, gli aiuti all’Africa sono diminuiti del 4% e gli aiuti umanitari dell’8%.
Guardando ai singoli paesi del DAC, l’APS nel 2018 è aumentato in 17 paesi donatori, con i maggiori aumenti in Ungheria, Islanda e Nuova Zelanda e diminuito in 12 paesi con i cali più consistente in Austria, Finlandia, Grecia, Italia, Giappone e Portogallo.
In media, utilizzando il nuovo calcolo, la ratio tra aiuto pubblico e PIL dei paesi donatori si è fermato nel 2018 allo 0,31%, ben al di sotto del famigerato target dello 0,7%. Solo cinque paesi hanno raggiunto o superato l’obiettivo:Danimarca, Lussemburgo, Norvegia, Svezia e Regno Unito. Da segnalare che alcuni paesi donatori, non membri del DAC, come Turchia e Emirati Arabi hanno fornito rispettivamente l’1,10% e lo 0,95% del loro PIL in aiuti allo sviluppo.
Veniamo ora all’Italia, che registra in termini percentuali uno dei cali più vistosi, meno 21,3%. il volume dell’APS italiano, passa da 5.858 milioni di dollari nel 2017 a 4.900 nel 2018, pari allo 0,23% del reddito nazionale lordo e in netto calo rispetto allo 0,30% del 2017. Si tratta di una riduzione drastica che fa guadagnare all’Italia la maglia nera tra i paesi OCSE.
Anche per l’Italia una parte significativa del calo è dovuto alla diminuzione dei costi di assistenza ai rifugiati. Il dato italiano, se non si contasse questa voce, sarebbe comunque in calo del 12,3% rispetto al 2017.
Un quadro generale preoccupante quello che emerge da questi dati perché segna la stagnazione di uno strumento fondamentale come l’APS nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile.