Una nuova riforma che definirà più chiaramente i margini del terzo settore: un unico registro nazionale, un Codice, chiarezza sulla disciplina fiscale, e la nascita di un Consiglio Nazionale del Terzo Settore. Il mese scorso, infatti, sono stati approvati in via preliminare dal Consiglio dei Ministri gli ultimi decreti attuativi della “Riforma del terzo Settore”, in particolare il nuovo Codice del Terzo settore che cerca di riordinare l’intera materia. Si attende solo il parere delle Commissioni di Camera e Senato che in questi giorni stanno procedendo alle audizioni, ed entro il 2 luglio i decreti diventeranno Legge.
Tutto il Terzo Settore attraverserà nei prossimi mesi una fase rivoluzionaria e interessante che vedrà la realizzazione di un quadro normativo di sistema, per unificare le norme che negli ultimi trent’anni hanno regolato – poco coerentemente – le organizzazioni del terzo settore. Ad oggi, quello che più emerge è una decisa enfasi sull’accountability del settore, con numerosi riferimenti ai temi della rendicontazione sociale, della valutazione e della trasparenza.
L’ultimo passaggio avvenuto nell’iter normativo è stato il 22 maggio 2017, ma la legge delega ne parlava in particolare dall’art. 7. Qui di seguito i punti principali:
- Obbligo di redazione del bilancio per tutti gli enti del Terzo settore; Sotto i 220.000 euro all’anno di ricavi o rendite l’obbligo è assolto anche con rendiconto di cassa;
- Gli Enti con ricavi o rendite superiori a 1 milione di euro hanno l’obbligo di redigere il bilancio sociale, di pubblicarlo sul proprio sito e di depositarlo presso il Registro Unico;
- Gli schemi di bilancio e di bilancio sociale da utilizzare sono definiti dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali;
- Gli Enti con entrate o ricavi superiori di 50mila euro hanno l’obbligo di pubblicazione degli emolumenti dei componenti del CDA (Consiglio di Amministrazione), dei dirigenti o degli associati.
Salvo modifiche dei prossimi giorni, nelle organizzazioni non profit lo stipendio del dipendente più pagato non potrà essere più di sei volte superiore a quello del dipendente meno pagato; verranno inoltre imposti dei limiti alle retribuzioni degli amministratori. Sarà obbligatorio pubblicare sul sito internet una serie di informazioni a partire dal bilancio sociale fino ai compresi delle posizioni direttive. Chi riceve il 5×1000 dovrà inviare ogni anno all’Agenzia delle Entrate un rendiconto su come sono stati utilizzati i soldi e pubblicare sul sito le somme ricevute e il rendiconto medesimo. In caso di inadempimento, si rischia di perdere un quarto delle somme.
L’entrata in vigore avverrà il giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legislativo. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali predispone le linee guida del Bilancio sociale e della valutazione dell’impatto sociale senza vincoli temporali.