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BF, Leonardo, Eni e Coldiretti, la cordata asso pigliatutto del Piano Mattei

Sono le quattro realtà del settore privato italiano più presenti nelle cronache del Piano Mattei, i loro rappresentati sono onnipresenti nelle missioni diplomatiche organizzate dal governo nell’ultimo anno e da mesi sfornano comunicati stampa che annunciano accordi, progetti e collaborazioni, tutte targate Piano Mattei.

Sono al centro di quello che ormai può essere ribattezzato il piano della diplomazia economica italiana in Africa, un tempo portato avanti esclusivamente da ENI che oggi si allarga ad altri settori chiave quali l’agricoltura, l’energia e l’innovazione tecnologica. Al centro di questa visione queste realtà industriali italiane assumono un ruolo di primo piano nella trasformazione delle relazioni economiche del nostro paese con i Paesi africani coinvolti. Una centralità che solleva interrogativi sull’aderenza all’impianto non predatorio del Piano Mattei, sulle dinamiche di potere che lo governano oltre che su potenziali squilibri e implicazioni geopolitiche.

Il ruolo di BF: dal controllo della filiera alla leadership nel settore agroindustriale

BF (ex Bonifiche Ferraresi), holding leader nell’agroindustria, domina ormai il comparto agricolo italiano. Con i suoi 11.000 ettari di terreni gestiti in Italia, BF ha creato un modello che combina tecnologie avanzate, sostenibilità e un controllo pressoché totale della filiera agroalimentare. Questo modello sembra destinato a essere esportato nei Paesi del Piano Mattei, come dimostra il progetto reso noto la scorsa estate da 36.000 ettari in Algeria, che rappresenta il più grande investimento agroindustriale italiano nella sponda sud del Mediterraneo. Le ambizioni di BF vanno oltre la semplice produzione agricola. Attraverso il modello delle BFuture Farm, l’azienda intende creare poli di eccellenza tecnologica e formativa nei Paesi target. Tuttavia, il controllo esercitato da BF e i suoi azionisti (tra cui ENI, Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo) solleva dubbi sulla reale inclusività di questi progetti e sul rischio di replicare dinamiche predatorie sotto una veste più moderna e sostenibile.

Leonardo e la tecnologia al servizio della sicurezza globale

Leonardo, gigante italiano dell’aerospazio e della difesa, sembra destinato a svolge un ruolo cruciale nel Piano Mattei grazie alle sue tecnologie avanzate applicabili a molteplici settori. Con soluzioni che spaziano dalla cyber security alla geo-informazione satellitare, l’azienda contribuisce a migliorare la produttività agricola e a gestire risorse cruciali come acqua e suolo nei Paesi coinvolti. La collaborazione recentemente annunciata con BF rafforza questa sinergia, ma sottolinea anche il crescente intreccio tra sicurezza, controllo delle risorse e potere economico. La capacità di Leonardo di influenzare infrastrutture e politiche nei Paesi partner rappresenta sia un’opportunità che una criticità, considerando l’impatto potenziale che questo potrebbe avere su sovranità e autodeterminazione delle comunità locali.

È di pochi giorni fala notizia di un ulteriore fronte aperto da Leonardo in Africa con una missione in Costa d’Avorio per illustrare al governo locale le possibili applicazioni tecnologiche nel settore agricolo, in quello della cyber sicurezza, nella digitalizzazione, nella sanità. Nei prossimi giorni, una delegazione di Leonardo, sempre nell’ambito del Piano Mattei, andrà in visita in altri paesi del Nord Africa; ed è già stata in Angola.

ENI dal fossile alle agroenergie

ENI, storicamente legata al settore fossile, si presenta oggi come attore chiave nella transizione energetica del Piano Mattei. Attraverso la produzione di agroenergie e il finanziamento di progetti agricoli, ENI cerca di rinnovare la propria immagine e consolidare la sua presenza nei mercati emergenti. Il finanziamento di attività legate a BF – come l’acquisizione di società brasiliane per la produzione di semi di ricino – dimostra l’interesse di ENI a combinare esigenze di sviluppo locale con la propria strategia aziendale.

ENI ha inoltre firmato un accordo con Coldiretti per promuovere produzioni agricole sostenibili e valorizzare gli scarti e i sottoprodotti agricoli. L’obiettivo è sviluppare colture per l’utilizzo energetico, sia per la produzione di biocarburanti HVO e biometano, sia per la filiera della chimica da fonti rinnovabili. Questo accordo contempla anche possibili iniziative di generazione di energia elettrica rinnovabile e attività volte a favorire il riutilizzo delle acque per uso agricolo.

Coldiretti e la diplomazia dei mercati contadini

Coldiretti, attraverso la sua Fondazione Campagna Amica, è stata la prima ad abbracciare il Piano Mattei sfruttando il sodalizio con il Ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare. Già a fine 2023 ha annunciato l’avvio di un programma per la creazione di mercati contadini nei Paesi del Mediterraneo e dell’Africa subsahariana finanziato dal MAECI. Il modello proposto mira a garantire sovranità alimentare e a rafforzare l’economia locale attraverso filiere corte e sostenibili. Recentemente è stata annunciata l’apertura ad Alessandria d’Egitto di un mercato contadino all’interno del progetto MAMI-Farmers Markets, che punta a replicare l’esperienza italiana dei mercati contadini in diversi paesi africani, nei Balcani e in Medio Oriente. Una nuova “diplomazia dei mercati contadini”, è questa la suggestione, sostenuta da esperienze concrete con primi importanti risultati, lanciata recentemente da Coldiretti al suo Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato a Roma in collaborazione con The European House – Ambrosetti.

Cooperazione o semplicemente affari?

Una cordata, quella di BF, Leonardo, ENI e Coldiretti, che si muove ormai in piena simbiosi con la diplomazia italiana e l’azione dell’esecutivo. Un forte appoggio politico che si manifesta attraverso le missioni diplomatiche, come quelle in Tunisia, Algeria e Costa d’Avorio, guidate da alti funzionari del governo, tra cui diversi Ministri e il coordinatore della Struttura di missione. Questi incontri hanno promosso attivamente gli interessi di queste aziende facilitando il loro accesso ai mercati esteri attraverso accordi bilaterali e concessioni per progetti strategici che progressivamente vengono inseriti nella cornice del Piano Mattei.

Una visione nella quale la dimensione degli affari prende il sopravvento su tutto, nella quale gli interlocutori sono solo i rappresentanti dei governi (più o meno democratici), delle grandi corporation italiane e di una manciata di aziende locali spesso detenute da familiari o amici delle élite locali. Il tutto narrato con la retorica dell’innovazione e dello sviluppo sostenibile per il quale vengono appositamente coinvolte selezionate organizzazioni della società civile italiane e locali.

Davanti a queste prime evidenze crescono gli interrogativi su quanto il Piano Mattei possa rappresentare un nuovo modello di cooperazione, così come dichiarato dal governo e auspicato da tutti gli attori che operano nel sistema italiano della cooperazione allo sviluppo. Un modello nel quale la sbandierata dimensione del win-win rischia di realizzarsi solo a livello delle élite, delle aziende e dei propri azionisti o degli interessi geopolitici dei governi.


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