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La Mediatrice Europea allerta la UE sul rispetto dei diritti umani nell’accordo con la Tunisia

L’ufficio della Mediatrice Europea Emily O’Reilly ha pubblicato pochi giorni fa un rapporto sull’attuazione del protocollo d’intesa UE-Tunisia che ha l’obiettivo di migliorare il controllo delle frontiere e sostenere la Tunisia nella gestione dei flussi migratori verso l’Europa. L’accordo è stato firmato nel luglio del 2023 durante la visita congiunta a Tunisi del Primo ministro italiano, Giorgia Meloni, del premier olandese, Mark Rutte, e della Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen.

Un accordo migratorio controverso che ha sollevato interrogativi già prima della sua firma per la mancanza di trasparenza della Commissione europea durante i negoziati. Dubbi che sono confermati oggi dall’indagine dell’Ombudsman europeo che evidenzia preoccupazioni per la mancanza di valutazioni sull’impatto dei diritti umani. In particolare il rapporto individua tre fronti critici nella gestione dell’accordo tra UE e Tunisia:

  1. Assenza di Valutazioni Preventive sui Diritti Umani
    La Mediatrice ha rilevato che, prima della firma del protocollo, la Commissione Europea non ha effettuato una valutazione d’impatto sui diritti umani, considerata cruciale per identificare rischi e mitigazioni.
  2. Gestione della Migrazione e Rischi di Violazioni
    La sezione “Migrazione e Mobilità” del protocollo ha come obiettivo il controllo dei flussi migratori irregolari, ma secondo la Mediatrice questo potrebbe comportare rischi per i diritti umani dei migranti. I partner esecutivi dell’UE, come l’UNHCR e l’OIM, hanno monitorato la situazione, ma la Commissione non ha stabilito un meccanismo che consenta ai migranti di segnalare eventuali violazioni dei loro diritti.
  3. Insufficienza di Trasparenza e Monitoraggio
    Sebbene siano previste alcune misure di monitoraggio, la Mediatrice ha rilevato che il processo di raccolta e condivisione dei dati relativi ai diritti umani non è del tutto chiaro, limitando la trasparenza. La Commissione ha inoltre reso riservate molte informazioni, rendendo difficile un controllo pubblico e indipendente.

Recentemente la violazione dei diritti umani dei migranti è stata riportata da più fonti, da ultimo le schiaccianti testimonianze raccolte e pubblicate il mese scorso dal quotidiano britannico The Guardian. I migranti accusano i membri della guardia nazionale tunisina di violenza sessuale, maltrattamenti e detenzione illegale. Di fronte a queste accuse, definite false e infondate dalle autorità tunisine, molti a Bruxelles hanno richiesto l’apertura di un’indagine ad hoc.

La Mediatrice ha espresso preoccupazione per l’assenza di una valutazione pubblica e preventiva dell’impatto sui diritti umani ribadendo che i fondi dell’UE (oltre 150 milioni di euro) non dovrebbero essere destinati ad attività che potrebbero violare i diritti fondamentali e le norme internazionali.

La principale raccomandazione contenuta nel rapporto è la creazione di un Sistema di Monitoraggio sui Diritti Umani che raccolga le informazioni sui diritti umani in un documento unico, aggiornato periodicamente e reso pubblico. Tale documento dovrebbe includere il monitoraggio dell’impatto sui diritti umani di ciascun progetto avviato sotto il protocollo, in particolare nei settori della gestione della migrazione e della protezione delle frontiere. Viene inoltre richiesto alla UE di definire precisi criteri per la sospensione dei contratti con i partner locali in caso di violazioni dei diritti umani.

Infine uno dei punti più urgenti evidenziati dalla mediatrice è l’istituzione di un sistema di reclamo attraverso cui i migranti possano segnalare violazioni dei propri diritti. Tale meccanismo, gestito dai partner della Commissione come l’UNHCR, permetterebbe di raccogliere informazioni dirette sul rispetto dei diritti umani nelle operazioni finanziate dall’UE.


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