E’ questo il numero record registrato dalle agenzie internazionali nel 2023, anno più mortale mai registrato per la comunità umanitaria mondiale. Gli operatori umanitari in prima linea nei conflitti mondiali vengono uccisi in numeri senza precedenti, ha affermato recentemente l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA). Il dato del 2023 rappresenta un aumento del 137 per cento rispetto al 2022, quando furono uccisi 118 operatori umanitari. A questi si aggiungono 224 operatori feriti e 91 rapiti o detenuti illegalmente.
Numeri allarmanti che rischiano di essere ancora più alti nel 2024 a causa delle ostilità a Gaza e in Libano, fino ad oggi sono stati registrati 227 morti e 118 feriti, maggior parte dei deceduti erano membri dello staff di UNRWA uccisi dagli attacchi aerei.
E’ di oggi la notizia di un nuovo attacco di Israele contro postazioni Unifil in Libano che avrebbe provocato il ferimento grave di due militari di nazionalità cingalese. Gli spari israeliani contro i peacekeepers dell’Onu sono “una violazione del diritto internazionale umanitario” ha sottolineato oggi il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che ha chiesto un’azione urgente per proteggere gli operatori umanitari sia civili che militari.
Ma la contabilità delle vittime non riguarda soltanto il Medio Oriente, gli estremi livelli di violenza in Sudan e nel Sudan del Sud hanno contribuito al tragico bilancio delle vittime, sia nel 2023 che nel 2024 e molti operatori umanitari continuano a essere detenuti nello Yemen. In tutti questi conflitti, la maggior parte delle vittime rientra tra il personale nazionale.