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Approvato il Patto per il futuro in una settimana di tensioni alla 79° Assemblea ONU

Anche se il cielo sarà azzurro a New York nei prossimi giorni, c’è una nuvola scura che minaccia tempesta in questa settimana in cui i leader mondiali si riuniranno a New York per l’annuale Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Con le guerre che infuriano a Gaza, in Sudan, in Ucraina e altrove, e con la cooperazione internazionale ai minimi storici, l’umore è abbastanza cupo. Richard Gowan, direttore del Crisis Group, ha dichiarato che “la settimana di alto livello attualmente in corso si svolge dopo uno degli anni più scoraggianti nella storia recente dell’ONU, c’è stato un senso di turbolenza attorno all’organizzazione fin dall’aggressione totale della Russia contro l’Ucraina”, ha affermato Gowan, “ma i mesi successivi all’attacco del 7 ottobre hanno davvero fatto sprofondare l’organizzazione in un profondo senso di confusione e crisi“.

Nonostante le aspettative molto ridimensionate, in molti hanno tirato un respiro di sollievo per l’approvazione ieri del “Patto per il futuro“, adottato all’inizio del Summit of the Future, la due giorni che ha preceduto i lavori della 79° Assemblea. Il Segretario generale Antonio Guterres lo ha definito un “passo avanti verso un multilateralismo più efficace, inclusivo e interconnesso, un’opportunità unica per cambiare il corso della storia umana”. Nei giorni scorsi, tuttavia, Guterres aveva rivelato una certa frustrazione per il contenuto del documento, invitando gli Stati a dimostrare “visione e coraggio”, o addirittura “massima ambizione” per rafforzare le istituzioni internazionali “obsolete” che non lo sono più in grado di rispondere efficacemente alle minacce odierne.

Nel Patto i leader si impegnano a rafforzare il sistema multilaterale “per stare al passo con un mondo che cambia, proteggere i bisogni e gli interessi delle generazioni attuali e future minacciate da crisi continue. Crediamo che esista un percorso verso un futuro migliore per tutta l’umanità”, si legge nel testo nel quale vengono presentate decine di azioni in ambiti che vanno dall’importanza del multilateralismo al rispetto della Carta Onu al mantenimento della pace, dalla riforma delle istituzioni finanziarie internazionali a quella del Consiglio di Sicurezza, passando per la lotta al cambiamento climatico, disarmo e sviluppo dell’intelligenza artificiale. Dopo complessi negoziati durati fino all’ultimo momento, la Russia ha manifestato la sua opposizione al testo, senza tuttavia impedirne l’adozione per consenso. Mosca, sostenuta da Bielorussia, Iran, Corea del Nord, Nicaragua e Siria, avrebbe voluto presentare un emendamento affermando che l’Onu “non può intervenire negli affari interni” degli Stati, ma la stragrande maggioranza dell’Assemblea Generale ha rifiutato di accogliere la proposta.

Concluso il Summit of the Future, avrà inizio oggi una lunga settimana che vedrà intervenire circa 150 capi di Stato e di governo per pronunciare il loro discorso nazionale all’Assemblea generale.

Questa sarà l’ultima Assemblea generale delle Nazioni Unite per il presidente degli Stati Uniti Joe Biden che nel suo discorso presenterà probabilmente l’impegno per la cooperazione globale degli USA recentemente adottato con un nuovo documento strategico. Biden ha cercato anche di ristrutturare l’impegno degli Stati Uniti nei confronti delle Nazioni Unite, rinnovando l’adesione ad agenzie come l’UNESCO e il Consiglio per i diritti umani, da cui il suo predecessore (e possibile successore) Donald Trump si era dimesso. Un rilancio americano che tuttavia potrebbe essere oscurato dalle pesanti critiche al sostegno del suo governo ai bombardamenti israeliani su Gaza.

Anche il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu avrebbe dovuto essere presente, ma prima del fine settimana il suo ufficio ha annunciato che il viaggio sarebbe stato posticipato a causa dell’escalation del conflitto nella regione. Se Netanyahu dovesse presentarsi, secondo i diplomatici, verrà comunque accolto da un clima gelido, non solo all’interno delle Nazioni Unite ma anche nelle strade di New York, dove sono previste proteste. All’Assemblea generale delle Nazioni Unite dell’anno scorso, il leader israeliano aveva mostrato una mappa di quello che ha definito il “Nuovo Medio Oriente”, nella quale non era presente alcun territorio palestinese.

In più la scorsa settimana l’Assemblea generale ha adottato una risoluzione che chiede a Israele di porre fine alla sua “presenza illegale” nei Territori palestinesi occupati che saranno rappresentati dal presidente palestinese Mahmoud Abbas che dovrebbe parlare all’Assemblea generale più avanti in settimana.

Tra gli altri leader mondiali che dovrebbero atterrare a New York c’è il presidente ucraino Zelensky, che probabilmente trascorrerà il suo tempo in incontri bilaterali cercando di ottenere maggiori aiuti militari per l’Ucraina. Il presidente russo Putin non sarà a palazzo di vetro a causa del mandato di cattura internazionale nei suoi confronti, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ne farà le veci.

La premier italiana Meloni è già a New York, a margine della settimana di alto di livello ha già tenuto una serie di incontri con esponenti del settore dell’innovazione e in particolare con gli Amministratori Delegati del gruppo Google-Alphabet, Sundar Pichai, di Motorola, Greg Brown, e di Open AI, Sam Altman. Al centro dei colloqui, le prospettive dello sviluppo tecnologico e informatico globale con particolare riferimento all’Intelligenza Artificiale, alle opportunità da cogliere e ai rischi da prevenire. 

Dall’Unione europea arriveranno la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e l’alto rappresentante per gli affari esteri Josep Borrell. Tra i debuttanti saranno presenti il giovanissimo premier irlandese Taoiseach Simon Harris, il Primo Ministro del Regno Unito Keir Starmer e Masoud Pezeshkian, il nuovo presidente dell’Iran, che sostiene i gruppi armati Hezbollah e Hamas.

Insomma non mancheranno posizioni divergenti e scontri aperti in un clima appesantito dall’ormai prossimo anniversario degli attacchi di Hamas del 7 ottobre e dell’inizio dei bombardamenti di rappresaglia di Gaza da parte di Israele. Negli ultimi undici mesi, la risoluzione del conflitto è completamente sfuggita dalle mani della diplomazia ONU e il rischio di una guerra regionale non ha fatto che aumentare.

A questo si aggiungono altre situazioni conflittuali che si deteriorano mese dopo mese. Nei giorni scorsi Il Segretario generale delle Nazioni Unite ha anche ribadito il suo “grave allarme” per le segnalazioni in Sudan di un assalto su vasta scala alla città occidentale di El Fasher, da parte delle paramilitari Rapid Support Forces (RSF). All’ordine del giorno anche le crisi in corso ad Haiti, Myanmar, Afghanistan e Yemen, in quella che si preannuncia come una settimana molto tesa alle Nazioni Unite.


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