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Cosa c’è nel documento del Piano Mattei – I settori di intervento

Dopo alcuni mesi di gestazione tra cabina di regia e consultazioni con ministeri e altri attori il testo consolidato del Piano Mattei è finalmente approdato in Parlamento. Il documento non presenta significativi cambiamenti nella struttura rispetto alla bozza che era circolata dopo la riunione della cabina di regia presieduta dal Ministro degli Esteri Tajani lo scorso 24 aprile, ma approfondisce i settori di intervento, gli strumenti finanziari e i progetti pilota del Piano per l’Africa.

Partiamo dalla prima parte del testo dedicata ai settori di intervento.

“Il punto qualificante del “Piano Mattei per l’Africa” è la metodologia, ispirata a un approccio globale e non predatorio, che risponde alle esigenze dell’Africa, riconoscendo la centralità della condivisione dello sviluppo socioeconomico sostenibile e delle responsabilità per la stabilità e la sicurezza, quale fondamento di rapporti duraturi di reciproco beneficio tra l’Africa e l’Europa. II “metodo Mattei” è riassumibile nella formula: “ascoltare, rispettare, costruire insieme”.

“II Piano sviluppa nuovi progetti o sostiene attivamente iniziative già in corso, condividendo con gli Stati africani le fasi di elaborazione, definizione e attuazione dei progetti al fine di garantire ritorni economici e sociali destinati a rimanere sul territorio e costituire una leva stabile di risorse per successive espansioni. L’elaborazione degli interventi che compongono il Piano scaturirà infatti da contatti diretti preliminari con i rappresentanti degli Stati africani partner, anche a garanzia di una piena appropriazione nazionale lungo tutto il ciclo di attuazione di tali iniziative”.

Confermati gli ambiti di intervento del Piano e i nove paesi dai quali partirà la sua operatività che erano stati anticipati dalla Premier Meloni in occasione della Conferenza Italia Africa.

“In una prima fase, l’iniziativa si concentra in progetti pilota in Kenya, Etiopia, Mozambico, Congo e Costa d’Avorio, per il quadrante subsahariano, Egitto, Tunisia, Marocco e Algeria, per quello nordafricano. In una seconda fase il Piano, a cerchi concentrici, si estenderà ad altre Nazioni del Continente, secondo una logica incrementale”.

Nel documento si legge che i progetti del Piano dovranno rispondere ai seguenti criteri:

  1. Efficacia: Le iniziative realizzate dal Piano consistono in progetti concreti, con un approccio basato sul raggiungimento di risultati, e capaci di generare un impatto significativo e riscontrabile già nel breve periodo.
  2. Integrazione e flessibilità: I progetti devono mettere a sistema le iniziative di cooperazione con l’Italia, favorendone l’espansione di scala e la multidimensionalità.
  3. Valore aggiunto: Il Piano deve prevedere progetti idonei a produrre un significativo miglioramento delle condizioni di vita della popolazione locale.
  4. Potenzialità incrementali: Le iniziative possono essere concepite anche come sviluppo di programmi già in essere, in un’ottica di sistema, e avere potenziale di scalabilità ulteriore.
  5. Sostenibilità e replicabilità: Le progettualità sono studiate per una loro continuità futura e una loro possibile replicabilità, anche in autonomia.

Istruzione/formazione

Il Piano si propone di dare priorità a quegli interventi che si prefiggono di promuovere la formazione e l’aggiornamento dei docenti, l’adeguamento dei curricula, l’avvio di nuovi corsi professionali e di formazione in linea con i fabbisogni dei mercati del lavoro locali.
Il Piano si prefigge altresì l’obiettivo di approfondire la collaborazione con le imprese, coinvolgendo in particolare gli operatori italiani presenti negli Stati partner e promuovendo il “modello” italiano di Piccola e Media Impresa, compresa l’esperienza dei consorzi e dei distretti dell’artigianato, nonché il potenziamento dell’istruzione tecnica e professionale e la valorizzazione del sistema italiano degli ITS Academy.

Grazie al e-learning potranno anche essere impiegate le nuove piattaforme digitali per l’apprendimento della lingua italiana a distanza. Nello stesso contesto, si potrà considerare il coinvolgimento delle Università italiane nell’attuazione di iniziative di formazione nel Continente africano. Da questo punto di vista è significativa l’esperienza realizzata dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) con il “Partenariato per la conoscenza”, che ha l’obiettivo di mettere in rete le migliori competenze tecniche e accademiche italiane per l’alta formazione.

Sull’alta formazione, la ricerca e l’innovazione si prevede l’avvio di programmi di doppio diploma, progetti di ricerca collaborativa con l’attivazione di dottorati di ricerca congiunti, programmi di studio per professionisti, accademici, funzionari del settore pubblico o manager industriali e altri partenariati accademici.

Verranno anche predisposti programmi formativi che, recependo i fabbisogni occupazionali manifestati dalle imprese italiane, prevedano tre tappe: formazione, impiego e rientro negli Stati di origine. In tale processo sarà fondamentale coinvolgere – oltre alla rete di formazione delle Organizzazioni non Governative e religiose già presenti in loco, il Sistema Camerate italiano, gli uffici provinciali del Lavoro, le rappresentanze diplomatiche e consolari e le sedi AICS.

Il Piano Mattei intende sostenere la formazione dei dipendenti pubblici delle Amministrazioni dello Stato, avvalendosi delle competenze del Dipartimento della Funzione Pubblica e della Scuola Nazionale di Amministrazione, con l’obiettivo di rafforzare le capacità amministrative, anche con riferimento alla transizione verde e allo sviluppo delle infrastrutture.

Agricoltura

Lo sviluppo rurale e la sicurezza alimentare avranno un ruolo di primo piano all’interno dell’architettura del Piano Mattei, non solo per incidere sulla diminuzione dei tassi di denutrizione e malnutrizione ma anche per rafforzare la crescita e la sostenibilità di intere filiere
agroalimentari, favorendo il passaggio da un’agricoltura di sussistenza ad una produzione in grado di portare i prodotti agricoli sui mercati, con ricadute importanti sui redditi degli agricoltori. Gli interventi in tale ambito potranno contribuire a rendere il settore agricolo del Continente africano più resiliente e competitivo sul mercato globale, puntando a un duplice obiettivo:
a) la sicurezza e l’autosufficienza alimentare per le Nazioni partner coinvolte;
b) la valorizzazione delle produzioni alimentari, al fine di incrementare il loro valore e di promuovere la loro commercializzazione.

Tali obiettivi verranno perseguiti con lo sviluppo di modelli imprenditoriali locali in partenariato con aziende italiane dotate di conoscenze e tecnologie all’avanguardia e con processi produttivi efficienti.
In parallelo, un ruolo cruciale sarà svolto dalla creazione di filiere e catene di approvvigionamento sicure e certificate, che impediscano l’insorgere di tensioni e forme di pressione legate alla scarsità di cibo.

In materia di agro tecnologie, si intendono avviare progetti in collaborazione con i principali operatori italiani, i centri di ricerca e le Università per fornire servizi innovativi quali l’agricoltura di precisione e l’applicazione delle nuove Tecnologie di Evoluzione Assistita (TEA). Il Piano sosterrà iniziative di formazione finalizzate a colmare il divario tra l’agricoltura tradizionale e le tecnologie moderne. A tal fine si ritiene opportuno lavorare per la creazione di una scuola superiore di alta formazione nei settori agri-business e agri-tech.

Il Piano Mattei si focalizzerà anche sulla pianificazione e gestione integrata delle risorse marine e costiere, promuovendo e rafforzando attività di itticoltura sostenibili per una crescita economica rispettosa dell’ambiente, con lo scopo di garantire una maggiore disponibilità di risorse alimentari.

Sanità

In questo quadro, il Piano, avvalendosi della consolidata esperienza italiana in materia di salute, che spazia dai centri ospedalieri ai presidi sul territorio, prevede interventi per:

  • rafforzare i sistemi sanitari, migliorando l’accessibilità e la qualità dei servizi primari materno-infantili, con riguardo al contrasto delle malattie infettive endemiche e delle malattie croniche non trasmissibili;
  • potenziare le capacità locali in termini di gestione, formazione e impiego del personale sanitario, della ricerca, della digitalizzazione e dell’uso delle nuove tecnologie applicate alle esigenze medico-sanitarie;
  • sviluppare strategie e sistemi di prevenzione e contenimento delle minacce alla salute, come pandemie e disastri naturali, prediligendo l’approccio cd. “One Health”(sorveglianza epidemiologica, diagnostica, medicina preventiva, farmaci) e dell’allerta precoce (“Early Warning System”);
  • sviluppare piattaforme di telemedicina in grado di garantire teleconsulto, televisita e telemonitoraggio con presidi sanitari locali interconnessi con reti di specialisti in Italia delle diverse specialità mediche, sopperendo alla mancanza di personale sanitario specializzato in loco e creando un sistema di formazione continua. Tale soluzione potrebbe essere integrata con ambulatori mobili interconnessi via satellite in grado di fornire il medesimo servizio in località remote, nonché attività di formazione;
  • sviluppare strumenti di geoinformazione per individuare zone a rischio per malattie infettive trasmesse da parassiti;
  • migliorare, oltre all’accesso ai servizi materno e infantili, anche la sicurezza nutrizionale nelle zone rurali e nelle aree urbane più povere, dove sono più intensi i fenomeni migratori interni ed esterni;
  • contribuire all’ampliamento dell’accesso ai sistemi di cottura più moderni, efficienti e sicuri al fine di combattere gli effetti negativi legati all’inquinamento domestico dell’aria che, secondo le stime dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, contribuisce a 3,7 milioni di morti premature ogni anno, principalmente donne e bambini in Africa sub-sahariana.

Energia

Le azioni in tale ambito dovranno contemplare la realizzazione di progetti focalizzati su:

  • mitigazione (riduzione delle emissioni di gas serra);
  • adattamento (riduzione delle vulnerabilità dei sistemi umani e naturali);
  • conservazione della biodiversità e lotta alla desertificazione.

Gli interventi di cooperazione in questi settori avranno pertanto i seguenti obiettivi:

  • Ampliamento dell’accesso all’energia per le popolazioni locali attraverso una gerarchizzazione delle soluzioni sulla base della loro efficacia di attuazione che tenga conto delle specificità dei contesti locali;
  • Sostegno allo sviluppo di filiere energetiche sostenibili, come quella dei biocarburanti;
  • Contrasto, adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici, attraverso l’ottimizzazione dei programmi di elettrificazione che permettano una combinazione di soluzioni centralizzate e decentralizzate (mini reti);
  • Ricorso sempre maggiore alla produzione di energia da fonti rinnovabile, soluzione a lungo termine per la competitività in termini di costi e l’applicabilità ai settori produttivi locali, in particolare agricoli, e la resilienza climatica;
  • Conservazione delle foreste grazie alla riduzione dell’utilizzo delle biomasse;
  • Applicazione delle nuove tecnologie digitali all’agricoltura;
  • Incremento dell’accesso al clean cooking attraverso l’impiego di sistemi moderni e sicuri per la cottura dei cibi;
  • Gestione sostenibile dei rifiuti per il rafforzamento dell’economia circolare.

Si sta puntando pertanto a coinvolgere il Gruppo della Banca Mondiale, che è impegnato a sua volta nel rilancio della propria agenda energetica in Africa, con programmi ad ampio raggio che hanno come obiettivo principale quello di mobilizzare il settore privato per la transizione energetica e per l’accesso all’energia. In questo ambito, c’è l’intenzione di adottare una dichiarazione d’intenti che fornisca un quadro per iniziative di co-progettazione e cofinanziamento nei settori prioritari di intervento del Piano Mattei e dell’attività della Banca
Mondiale.

Saranno esplorate anche forme di collaborazione con il Technical Support Instrument (TSI) della Commissione europea, programma che incentiva le riforme strutturali all’interno degli Stati Membri, mettendo a disposizione assistenza tecnica di cui beneficia il Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Fondamentale per perseguire gli investimenti nel settore dell’energia e dello sviluppo sostenibile, sarà il ricorso al Fondo Italiano per il Clima, il principale strumento pubblico nazionale per perseguire gli obiettivi assunti nell’ambito degli accordi internazionali su clima e ambiente, istituito dalla Legge 30 dicembre 2021 n. 234 nello stato di previsione del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

Acqua

Gli interventi in questo campo dovranno essere inquadrati in una strategia più ampia di sostegno allo sviluppo del settore idrico nel Continente africano, che riguardi tutto il ciclo idrico, dalla gestione della risorsa, alla captazione, all’adduzione e riutilizzo della risorsa. Il Piano Mattei prevede di avviare attività di:

  • Progettazione, costruzione, gestione e manutenzione di infrastrutture idrauliche complesse
  • Gestione della disponibilità della risorsa
  • Progettazione, costruzione, gestione e manutenzione di impianti di depurazione e/o affinamento dell’acqua.
  • Monitoraggio e controllo della qualità della risorsa idrica
  • Formazione professionale: “water manager”
  • Utilizzo di dati di Geoinformazione

Infrastrutture fisiche e digitali

il piano intende contribuire a potenziare la connettività satellitare, promuovendo la trasformazione digitale. Ciò permetterà di superare le barriere fisiche e contribuirà al pieno sviluppo della transizione digitale nel Continente africano. Rimane di particolare importanza, in tal senso, il sostegno per l’area del Nord Africa al progetto BlueMed di Sparkle, che ha in prospettiva anche la copertura verso l’Africa orientale (fino al Kenya) e occidentale.

In tale ambito, potranno anche essere avviati percorsi formativi sui temi dell’Intelligenza Artificiale e della Cybersicurezza nonché progetti di modernizzazione dei servizi postali delle Nazioni africane.

Altre aree di intervento

In campo culturale, il Piano Mattei intende esplorare collaborazioni con le principali istituzioni del mondo della cultura, nonché con i poli museali italiani, finalizzate sia all’organizzazione di mostre in Italia e in Africa, oltre che al recupero, restauro e riqualificazione di edifici storici, unitamente alla realizzazione di programmi di formazione nell’ambito della tutela, della conservazione del patrimonio culturale, della gestione dei rischi dovuti a catastrofi, dell’archeologia e a sostegno delle industrie culturali e creative, come cinema, moda e design.

Nel settore dello sport e delle politiche giovanili potranno essere avviate progettualità in alcuni Stati pilota.

Avvalendosi della consolidata collaborazione tra il Dipartimento della Protezione Civile Nazionale italiano, il Centro di Competenza Fondazione Cima e l’Organizzazione mondiale della Meteorologia (OMM), il Piano Mattei per l’Africa potrà elaborare iniziative legate alla piattaforma open source DEWETRA per la gestione e la prevenzione dei rischi naturali.

Il Piano Mattei intende sviluppare anche il dialogo, sia bilaterale che multilaterale, con le Nazioni africane anche in un altro settore, che è quello in campo spaziale. In questo ambito, sempre più strategico nello scenario globale, l’Italia gode di una posizione di leadership, grazie alla sua filiera di competenze, risorse e capacità umane.

In un prossimo articolo vedremo come il testo affronta la questione risorse, governance e quali sono i progetti pilota già previsti.


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  1. Un progetto molto bello, speriamo non resti sulla carta . Ho l’impressione che chi l’ha formulato non conosca bene l’africa. Quando ci faranno sapere con quali progetti cominceranno e quali interventi programmano per realizzarli forse cambierò idea.

  2. Un calderone, con parecchie contraddizioni e che soprattutto lascia da parte la radice dei problemi: l’accountability dei governi. Senza considerare la mancanza di realismo quando si parla di iniziative rapide e di rapido impatto (a meno che rapido non significhi 10 anni).

  3. Il Piano sembrerebbe ancora a uno stadio poco più che embrionale, stando ai documenti che lentamente affiorano. È dunque con la dovuta cautela che le osservazioni sulla sua natura vanno espresse. Sarebbe interessante disporre di maggiori informazioni e dettagli su molti argomenti dei quali di seguito se ne citano alcuni, ad esempio:
    • come il Piano si articola nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU, tra cui l’Italia;
    • come si prevedono collegamento e interazione con le Agenzie delle Nazioni unite (FAO, IFAD, …) alle quali l’Italia fornisce importanti contributi in risorse umane (in primis, l’ex Ministro per l’Agricoltura Maurizio Martina, che è uno dei Vice Direttori Generali della FAO) e finanziarie;
    • perché la sola Banca Mondiale è considerata per eventuali partnership. La Banca Africana di Sviluppo potrebbe figurare tra gli altri organismi economici, finanziari e tecnici attivi da decenni nel continente. Per non parlare dell’Unione Europea, il più importante donatore di aiuto pubblico allo sviluppo dell’Africa;
    • quale il ruolo del Settore privato, che dovrebbe essere l’attore principale del Piano e quale il coinvolgimento delle Organizzazioni non governative;
    • che tipo di sistema di monitoraggio e di revisione si prevede, in relazione ai progressi fatti nel raggiungere gli Obiettivi e i traguardi nel periodo (del quale peraltro non è indicata la durata);
    • se l’approccio regionale, elemento qualificante degli interventi di cui il Piano sarebbe responsabile, è definito unicamente dalla originale proposizione che “In una seconda fase il Piano, a cerchi concentrici, si estenderà ad altre Nazioni del Continente, secondo una logica incrementale”.

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