È stato recentemente pubblicato dalla Confederazione Europea Concord il AidWatch 2023, il rapporto annuale sull’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) nel contesto Europeo. Questa edizione di AidWatch 2023 evidenzia come l’aumento degli aiuti in termini assoluti e relativi continua ad essere “inquinato” da una rilevante quota di aiuti che vengono erroneamente inclusi nell’APS (il 22% del totale, dal 15% nel 2021), con lo scopo di ingrandire i numeri e apparire maggiormente virtuosi nel raggiungere l’obiettivo dello 0.7% APS/Prodotto Nazionale Lordo fissato dall’OCSE.
Nella definizione ufficiale dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo, data dal OCSE/DAC nel 1969 e rimasta pietra miliare dell’aiuto allo sviluppo, sono compresi gli aiuti governativi che hanno il chiaro obiettivo di promuovere e mirare allo sviluppo economico dei paesi in via di sviluppo. Il report dichiara come gli stati dell’Unione abbiamo riportato un totale di 84 miliardi di euro in APS nel 2022, con una crescita del 19% rispetto al 2021. Tuttavia, Concord rivela che la criticità fondamentale dietro a questi numeri sia il fatto che molti di questi fondi non soddisfino i più basilari criteri per poter essere considerati come APS.
In particolare, il report evidenzia come circa il 78% dei fondi totali soddisfino i criteri di classificazione in APS e siano costituiti da accordi bilaterali e multilaterali di finanziamento dagli stati europei verso i paesi in via di sviluppo. D’altra parte, il restante 22% che non risulta idoneo alla definizione di APS si distribuisce su quattro diverse categorie. Tra queste, la spesa per i rifugiati nei paesi donatori rappresenta quasi il 17% dei fondi erroneamente inclusi, e consiste in una spesa complessiva di 13.9 miliardi di euro. Tali fondi sono cresciuti esponenzialmente nel 2022 a causa del grande influsso di rifugiati ucraini dopo lo scoppio della guerra con la Russia (nel 2021, rappresentavano il 7% del totale dell’APS). Altre categorie di spese che ingigantiscono i numeri degli aiuti sono i costi per gli studenti provenienti dai paesi in via di sviluppo, per 2.8 miliardi di euro (stabili al 3%), le concessioni per condizioni agevolate dei prestiti (2%) e in minima parte la cancellazione del debito (0.2%), con una sostanziale variazione tra i singoli paesi.
Di conseguenza, emerge che più di un euro su cinque riportato non rispetta la definizione di Aiuto Pubblico allo Sviluppo. Difatti, gli unici tre paesi europei che raggiungono l’obiettivo dello 0.7% sono Lussemburgo, Svezia e Germania. Tuttavia, va sottolineato come il totale degli aiuti idonei siano in crescita costante dal 2019, con un incremento di 14 miliardi di euro, corrispondente al 27% in termini reali.
Il report prosegue analizzando il contributo dell’APS per lo sviluppo economico e gli obiettivi di welfare nei paesi in via di sviluppo. Riguardo all’equità nella distribuzione dei fondi tra i paesi partner, si nota una crescente disuguaglianza nella distribuzione degli aiuti tra i paesi. Difatti, sebbene sia noto che i paesi più poveri necessitino di maggiori fondi rispetto ai più ricchi al fine di ridurre le disuguaglianze sul piano internazionale, il 40% dei paesi in via di sviluppo con l’Indice di Sviluppo Umano (HDI) più alto ricevono il 47% dei fondi, mentre il 40% più bisognoso riceve esattamente il 40% dei fondi, con un gap tra queste due categorie in forte crescita (dal 1% del 2019 al 7% del 2022). Nella top 10 dei paesi con maggiori fondi ricevuti rimangono stabili la maggior parte dei paesi. In particolare, Turchia, Afghanistan, Siria e Ucraina costituiscono i primi quattro paesi per distacco, seguiti da Etiopia, Palestina, Giordania, Libano e RDC. Tuttavia, nei primi quattro paesi per importi ricevuti, solamente l’Afghanistan figura nella porzione più bassa in termini di HDI. Inoltre, molti di questi paesi nella top 10 (specialmente Turchia, Siria e Ucraina) sono anche quelli con le maggiori richieste di asilo sul territorio europeo, e questo potrebbe potenzialmente essere interpretato come un uso egoistico dell’APS da parte dei paesi europei, che tendono a fare i propri interessi riguardo alla questione migratoria, con logiche che rispondono maggiormente ad interessi economici, geopolitici e di sicurezza, rispetto alla prospettiva di riduzione delle diseguaglianze implicata dalla natura stessa degli Aiuti Pubblici allo Sviluppo.
In aggiunta, il report analizza l’effetto dell’APS sulla alla riduzione delle disuguaglianze all’interno dei paesi in via di sviluppo, tracciando cinque principali elementi. Lo sviluppo umano, che comprende la distribuzione di istruzione, protezione sociale e accesso a servizi di base, ha visto incrementare le proprie risorse da 5.5 a 7.4 miliardi di euro dal 2019 al 2021, ma vi è uno squilibrio nella distribuzione dei fondi che paradossalmente contribuisce alla perpetrazione delle disuguaglianze, poiché il 40% dei paesi con minor HDI ricevono somme minori rispetto al 40% con HDI più alto. Un altro tema importante è rappresentato dall’uguaglianza di genere, per la quale non vi sono progressi rispetto al passato: nel 2021, solo il 41% degli aiuti è stato trasferito in azioni con un significativo scopo di uguaglianza di genere, e solo il 5% aveva tale scopo come fondamentale, mentre per il restante 54% il gender gap non era considerato un obiettivo.
La parte finale del rapporto si sofferma sul contesto specifico di ogni singolo paese europeo. Sulla situazione italiana, il report evidenzia come il nostro paese non sia particolarmente virtuoso nel riportare i giusti numeri con idonea definizione di Aiuto Pubblico allo Sviluppo (25% dei fondi non corrisponde ai criteri base dell’APS), né nel raggiungimento dell’obiettivo dello 0.7% nel rapporto APS/PNL (0.24% considerando solo i fondi adeguati alla definizione, 0.32% considerando tutti i fondi). Concord accoglie con soddisfazione il fatto che il governo si sia ripromesso di aumentare i livelli di APS con le leggi di bilancio nei prossimi anni, ma traspare un certo scetticismo riguardo al Piano Mattei, specialmente sull’attuazione di piani complessi su temi energetici, commerciali e migratori. Inoltre, il rapporto evidenzia un generale rallentamento nelle ambizioni dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), evidenziando come il Consiglio Nazionale non sia stato ancora convocato dall’insediamento del Governo Meloni (settembre 2022), sebbene siano stati positivamente coinvolti una vasta gamma di stakeholder, tra cui le organizzazioni della società civile, nello sviluppo del Piano Nazionale di Educazione alla cittadinanza globale.
Il rapporto verrà presentato da Concord Italia il prossimo 12 dicembre, ore 17.00, a Roma, presso la sala convegni di Engim in via degli Etruschi n°7.
Articolo di Giovanni Colombo