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Aiuto allo sviluppo, cosa nascondono i dati in aumento del 2021

Se ci si ferma ai numeri assoluti e all’osservazione dei grafici potrebbe sembrare per l’ennesima volta che i paesi donatori dell’OCSE abbiano aumentato di un bel po’ il loro investimento in aiuto allo sviluppo. La spesa complessiva per gli aiuti di 30 paesi membri dell’OCSE è stata di 179 miliardi di dollari nel 2021. Si tratta di un aumento del 4,4% rispetto ai dati del 2020. L’Italia fa un bel balzo in avanti dallo 0,22% del 2020 allo 0,28%, in rapporto al reddito nazionale, ossia da 4,2 a 6 miliardi di dollari.

Aumenti che sarebbero ben giustificati dopo due anni di pandemia ma che invece nascondono un trend di crescita virtuale poiché falsato da una serie di fattori occasionali e non ripetibili; un aumento di facciata recentemente svelato dall’analisi di Oxfam Italia. Negli stanziamenti da parte dei Paesi donatori, sono stati conteggiate le donazioni di dosi di vaccini Covid, le operazioni contabili della cancellazione del debito per i paesi in via di sviluppo e i costi sostenuti in Italia per l’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo.

Partiamo dai vaccini: Secondo Francesco Petrelli, policy advisor di Oxfam Italia, oltre 350 su 857 milioni delle dosi donate provengono da scorte acquistate dai paesi per le proprie necessità sanitarie, offerte spesso in prossimità della scadenza e senza supporto per la distribuzione e conservazione. Emblematico il caso dell’Italia che ha donato 33 milioni di dosi, in diversi casi proprio a pochi mesi dalla scadenza. Di queste l’80% erano Astrazeneca e J&J, tipologie la cui somministrazione agli under 60 era stata interrotta su indicazione delle autorità sanitarie italiane, vaccini che sono stati donati a paesi come quelli africani con una popolazione che ha un’età media inferiore ai 20 anni. Per l’emergenza Covid il nostro Paese ha dichiarato un aumento di stanziamenti da 94 a 666 milioni di dollari sul capitolo iniziativa relative al Covid-19, di questi 227 milioni è costituito dai vaccini donati.

Veniamo poi alla voce accoglienza rifugiati, per la quale vengono contabilizzati mezzo miliardo di euro. Una voce di bilancio che gonfia l’aiuto italiano di ben 556 milioni, e che invece consiste in spese sostenute nel nostro paese, una contabilizzazione falsata che viene denunciata da anni, ma che non accenna ad interrompersi. Il nostro paese continua a non stanziare fondi aggiuntivi per l’accoglienza in Italia, sottraendo così risorse preziose indispensabili per affrontare crisi umanitarie sempre più gravi nei paesi all’origine dei flussi migratori.

Dall’analisi complessiva dei dati si può dire che i fattori di crescita dall’aps italiano nel 2021 sono del tutto episodici, mancano cioè di prevedibilità programmabilità nel tempo e quindi di efficacia nel medio-periodo. Per esempio la cancellazione del debito è un’operazione contabile che si fa una tantum. – aggiunge Petrelli – Così come le donazioni di vaccini e gli altri interventi preziosi ma saltuari legati all’emergenza Covid, se si tratta del solo rifinanziamento o anche di contributi aggiuntivi. In modo simile i costi dei rifugiati sono soggetti alle oscillazioni delle crisi e comunque è bene ricordare che sono risorse che restano nei confini del Paese donatore”.


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