Sono passati ormai più di quattro anni dall’approvazione della riforma del Terzo Settore, il testo unico destinato a cambiare progressivamente il volto del non profit italiano. Una riforma che per molti osservatori sta impiegando troppo tempo ad arrivare alla fase di piena attuazione, soprattutto in alcuni ambiti specifici, si pensi per esempio all’estenuante percorso di avvio del Registro Unico.
Un altro ambito importante del testo unico è quello dedicato alla trasparenza, alla accountability e alla rendicontazione sociale da parte degli ETS che stabilisce l’obbligo di redazione del Bilancio Sociale per le organizzazioni con bilanci superiori a 1 milione di euro. Un percorso che è entrato nel vivo nel 2019 con l’Adozione da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali delle Linee guida per la redazione del bilancio sociale degli enti del Terzo settore (Decreto del 4 luglio 2019 – pubblicato nella GU n.186 del 9-8-2019).
L’obbligo di redazione del Bilancio Sociale e di deposito dello stesso presso il registro unico nazionale del Terzo settore è scattato nel 2021 che è stato per molti enti il primo anno in cui si sono trovati a redigere un documento di rendicontazione sociale di questo tipo e soprattutto hanno dovuto impostarlo secondo le linee guida ministeriali.
A chi si è dovuto cimentare in questo lavoro è già chiaro che non parliamo più di un semplice booklet patinato da offrire ai propri donatori, un pdf da confezionare e da mettere nel sito internet dell’organizzazione. Il Bilancio Sociale e la sua produzione sono sempre più frutto di un processo dinamico di crescita della capacità dell’ente di rendicontare e comunicare le proprie attività attraverso una partecipazione, sempre crescente, dei diversi protagonisti, obiettivo, peraltro, espressamente richiamato dalla riforma.
Per questo abbiamo voluto vedere come se la sono cavata un campione di 30 ONG italiane di varia natura e dimensioni selezioniate tra quelle che partecipano ormai da anni alla compilazione dei dati di trasparenza su Open Cooperazione. Il nostro screening ha ovviamente come primo obiettivo quello di dare alle organizzazioni un riscontro su quali siano i punti più critici nella redazione del bilancio e nel rispetto delle linee guida che da sole non forniscono informazioni chiare ed esaustive per la redazione del documento. Oltre a questo, come progetto opendata che ormai da sei anni raccoglie di dati di trasparenza delle ONG italiane, ci interessa studiare un progressivo allineamento tra i dati richiesti su Open Cooperazione e quelli identificati dalle linee guida ministeriali. Nei prossimi mesi ci dedicheremo a studiare una nuova versione di Open Cooperazione che sia il più possibile in linea con il processo del bilancio sociale e che faciliti il lavoro degli operatori delle ONG.
Ma vediamo cosa abbiamo osservato nei 30 bilanci sociali ricercando 56 informazioni identificate (items) dalle linee guida ministeriali che in molti casi corrispondono anche alle informazioni già richieste da Open Cooperazione e da quelle suggerite dalla AOI che l’anno scorso ha elaborate un documento di “linee guida AOI – Verso la definizione di standard specifici del settore – Solidarietà e Cooperazione internazionale” per i proprio associati.
Di seguito elenchiamo gli items presenti in meno della metà dei bilanci esaminati, quelli su cui sono state riscontrate le maggiori problematiche.
INFORMAZIONI PRESENTI NEL 50% DEI BILANCI SOCIALI ANALIZZATI
- Certificazioni
- Numeri, composizione (M/F), tipologia contratti personale locale
- Compensi/retribuzioni/indennità di carica/rimborsi ai volontari
- Compensi/retribuzioni/indennità di carica/rimborsi ai volontari
- Compensi/corrispettivi/altro soci
- Rapporto retribuzione annua lorda massima e minima dei lavoratori dipendenti in Italia
- Livello di raggiungimento degli obiettivi di gestione
- Elenco e importi delle erogazioni deliberate ed effettuate durante progetto
- Numero donatori privati individuali
INFORMAZIONI PRESENTI NEL 30 % DEI BILANCI SOCIALI ANALIZZATI
- Retribuzioni personale
- Condizioni contrattuali
- Fattori/risultati rilevanti per il raggiungimento (o il mancato raggiungimento) degli obiettivi programmati
- Confronto valori con gli anni precedenti
INFORMAZIONI PRESENTI SOLO NEL 15% DEI BILANCI SOCIALI ANALIZZATI
- Rapporto personale espatriato / locale
- Rapporto retribuzione annua lorda massima e minima dei lavoratori dipendenti all’estero
- Contenziosi/controversie
- Informazioni ambientali: Tipologie/politiche/modalità di gestione/indicatori di impatto ambientale connesse alle attività svolte
Nei bilanci di 8 organizzazioni su 30 (più del 26%) sono presenti più dell’80% degli items richiesti, si tratta quindi di rendiconti molto completi. Nei documenti di 22 organizzazioni su 30 sono presenti più del 50% delle informazioni richieste, solo 3 bilanci su 30 sono molto carenti di informazioni poiché mancano oltre il 70% degli items richiesti.
In generale possiamo dire che le ONG se la sono cavata bene in questo primo esercizio di rendicontazione sociale ai sensi delle linee guida considerando che la maggior parte degli enti ha dovuto aggregare i dati relativi alla propria organizzazione senza disporre di un sistema di raccolta dati strutturato e testato e mobilitando quasi esclusivamente risorse interne. Lo confermano i dati raccolti da un sondaggio interno alla constituency dell’AOI effettuato dal gruppo di lavoro sul Bilancio Sociale: l’88% delle organizzazioni hanno redatto il bilancio con risorse interne, solo il restante 12% si è affidato a consulenti e risorse esterne.
Un numero zero insomma che ha messo in evidenza quanto sia necessario strutturare un percorso specifico interno alle organizzazioni per arrivare in tempo e bene alla data del 30 giugno, scadenza annuale entro la quale i bilanci devono essere depositati e postati sui siti internet istituzionali.
Buongiorno,
Sapete quale sia un percorso formativo specifico per chi volesse approfondire appunto la redazione del Bilancio Sociale
Molto interessante. Quasi tutti gli articoli accademici che si occupano di bilanci degli ETS non dedicano alcuno spazio ai bilanci delle ONG, benché esse siano le prime in ordine cronologico a far parte degli enti “no profit” (vds. art. 71 Carta ONU) e siano stati a pieno titolo nelle Onlus quali enti di diritto.
Benché non ricomprese nel CTS non vi è dubbio che appartengano alla sfera degli enti “no profit”.
Quindi molto buona l’informazione che avete dato. Peccato i risultati della Vs indagine non siano proprio così lusinghieri.
Il Bilancio è la “cartina di tornasole” dell’ente che lo redige e en promuove l’affidabilità.
Claudio Di Gregorio
Prof. di “Diritto degli enti no profit” presso l’Università degli Studi di Padova.