Ci sono voluti quasi tre anni perché la Commissione Europea trovasse il modo di incastrare la maggior parte del suo budget di aiuto in uno strumento unico che andrà a sostituire i 10 strumenti precedente utilizzati. Gli stati membri e la commissione e per gli affari esteri e lo sviluppo del Parlamento europeo hanno infatti approvato un testo che costituisce lo “Strumento di Vicinato, Sviluppo e Cooperazione Internazionale – Europa Globale” (NDICI – Neighbourhood, Development and International Cooperation Instrument – Global Europe) del valore di 79,5 miliardi di euro per il periodo 2021-2027, che sarà composto per il 93% da aiuto allo sviluppo (ODA).
Una dotazione geografica di 60,4 miliardi di euro copre obiettivi quali good governance, clima e ambiente nei paesi confinanti con l’UE (19,3 miliardi), in Africa subsahariana (29,2 miliardi), in Asia-Pacifico (8,5 miliardi) e Americhe e Caraibi (3,4 miliardi).
Sono previsti 6,4 miliardi di euro per i programmi sui diritti umani, la società civile e la pace, 3,2 miliardi di euro per la risposta rapida alle crisi e il target di impiegare il 30% della spesa alle questioni climatiche.
Una delle principali novità, che non ha mancato di sollevare preoccupazioni nel mondo degli addetti ai lavori, è che il budget del settennato non è completamente “programmato”, ma una parte considerevole verrà tenuta in una sorta di “riserva”. Sono circa 9,5 miliardi di euro ad essere parcheggiati per le “sfide e le priorità emergenti/impreviste“, cifra che necessiterà di un meccanismo di revisione a medio termine e di riprogrammazione per gestire efficacemente questo tipo di allocazione temporanea.
Altri due punti rimangono controversi e saranno da chiarire a livello di regolamenti attuativi: chi decide dove vanno i fondi da allocare e come si regola l’interdipendenza tra aiuto e questioni migratorie. Su quest’ultimo ci sono ancora aspettative molto variabili tra gli stati dell’UE e gli eurodeputati su come e quando la Commissione possa utilizzare i soldi per lo sviluppo come “leva necessaria” per garantire la cooperazione dei paesi in materia di migrazione. Spinosa anche la questione legata al ruolo della Banca europea per gli investimenti nei confronti di altre banche di sviluppo in lizza per l’accesso alle garanzie di bilancio dell’UE.
La tabella di marcia prevede ora una fase di aggiustamento “linguistico e giuridico” per arrivare ad una adozione definitiva a giugno 2021 e all’implementazione entro fine estate (il regolamento si applicherà retroattivamente da gennaio 2021).