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Covid-19 e libertà civili, la pandemia usata nel mondo come pretesto per limitarle

Un numero crescente di persone al mondo vive in paesi “chiusi”, “repressi” e “ostruiti” in materia di diritti civili. Le libertà fondamentali di associazione, riunione ed espressione continuano a deteriorarsi in tutto il mondo, secondo il nuovo rapporto pubblicato dal CIVICUS Monitor, un gruppo di ricerca che tiene traccia delle libertà fondamentali in 196 paesi. Il nuovo rapporto, “People Power Under Attack 2020”, mostra che il numero di persone che vivono in paesi con significative restrizioni di spazio civico continua ad aumentare di anno in anno.

L’87% della popolazione mondiale vive ora in paesi classificati come “chiusi”, “repressi” o “ostruiti”, con un aumento di oltre il 4% rispetto allo scorso anno. Diversi governi infatti hanno utilizzato la pandemia come pretesto per ridurre i diritti civili, Civicus Monitor ha registrato crescenti casi di detenzione di manifestanti, censura e attacchi ai giornalisti e limitazioni al diritto di associazione e l’assemblea pacifica.

Quest’anno undici paesi sono stati declassati e solo due hanno migliorato il loro rating. La situazione è particolarmente preoccupante nelle Americhe, dove quattro paesi hanno peggiorato la loro valutazione: Costa Rica, Cile, Ecuador e Stati Uniti. Allarmante è anche il deterioramento dello spazio civico in Africa occidentale, con quattro paesi – Costa d’Avorio, Guinea, Niger e Togo – che passano da ostruiti a repressi.

Più di un quarto delle persone vive in paesi con il punteggio peggiore, chiusi, dove ad attori statali e non statali è regolarmente permesso imprigionare, ferire e uccidere persone per aver tentato di esercitare le loro libertà fondamentali. Cina, Arabia Saudita, Turkmenistan e altri 20 paesi rientrano in questa categoria.

La pandemia COVID-19 ha avuto un impatto disastroso sulle libertà civiche a livello globale. In tempi di crisi, lo spazio per un dialogo aperto e costruttivo tra governi e società civile, nonché l’accesso a informazioni tempestive e affidabili, sono fondamentali. Tuttavia, la ricerca mostra che i governi hanno preso una strada diversa e stanno utilizzando la pandemia come un’opportunità per introdurre o attuare ulteriori restrizioni alle libertà civiche.

Non mancano le preoccupazioni per il declino dei diritti democratici e civici in Europa che ha visto il declassamento della Slovenia e le situazioni sempre problematiche di Ungheria, Polonia e Serbia. Nella regione del Medio Oriente il maggior numero di paesi resta nella categoria chiusa, se ne aggiunge un altro all’elenco, l’Iraq passa da represso a chiuso. In Asia resta grave la situazione delle Filippine che passano da ostruite a represse.

Nonostante le restrizioni, i difensori dei diritti umani e la società civile continuano a operare, adattarsi e resistere. Alcune massicce proteste sono state spesso il fattore chiave che ha portato a cambiamenti positivi. In Cile, le proteste di massa hanno costretto il governo a indire un referendum per modificare la costituzione. Negli Stati Uniti, alcuni stati si sono impegnati a smantellare o intraprendere una riforma strutturale delle loro forze di polizia in seguito alle proteste di Black Lives Matter. Mentre in Malawi, mesi di proteste hanno portato a una storica replica delle elezioni presidenziali e ad una transizione di potere.

Leggi il rapporto

 


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