La situazione di emergenza sanitaria globale ha impattato anche sulle condizioni di lavoro delle ONG, e in modo particolare sul personale espatriato che, fra le altre cose, si è spesso trovato in tempi stretti a valutare la possibilità di un rientro in Italia o i rischi di una permanenza nei paesi di intervento per garantire continuità al lavoro sul campo. Scelte complesse che devono tenere insieme impegni professionali, valutazione dei contesti sanitari, ripercussioni economiche e contrattuali, rapporto con il datore di lavoro e committment personale verso i progetti e i loro beneficiari.
Indubbiamente la pandemia ha aggravato situazioni già stressanti e complesse, e sta comportando nuove modalità di lavoro sia nei paesi che rispetto al rapporto con i desk e i cosiddetti “headquarters” in Italia. Una situazione di crisi che inciderà anche sul futuro della cooperazione; molte organizzazioni stanno infatti ipotizzando nuovi possibili scenari rispetto all’organizzazione delle risorse umane all’estero davanti alle importanti restrizioni della mobilità a livello internazionale e a legislazioni sempre più restrittive in materia di permessi di lavoro e di residenza per i lavoratori stranieri.
Alcuni mesi abbiamo pubblicato un post sulla centralità delle risorse umane espatriate e la complessità di questo ruolo rispetto all’intervento delle ONG nella cooperazione internazionale che ha suscitato un certo interesse da parte dei lettori. In questo momento difficile abbiamo pensato di stimolare una riflessione condivisa sul tema a partire dall’esperienza dei diretti interessati.
Siete voi cooperanti che in migliaia mettete in pratica in giro per il mondo la cooperazione e che noi cerchiamo con Info Cooperazione di mantenere informati, collegati, parte di una community che interagisce sempre più. A voi cooperanti, che spesso ci ringraziate per aver trovato il lavoro che sognavate proprio grazie alle vacancy che pubblichiamo, proponiamo di rispondere a un questionario con il quale vogliamo raccogliere qualche indicazione sulle vostre condizioni di lavoro.
Vorremmo scattare una fotografia su come stanno oggi i nostri cooperanti sul campo, non solo informazioni sulle condizioni contrattuali e assicurative, gli investimenti formativi, le policy di sicurezza e gestione risorse umane, ma anche qualche domanda che vi dia la possibilità di esprimere una valutazione sul vostro vissuto personale, la valorizzazione professionale e sulla significatività di quello che fate ogni giorno.
La ricerca di senso nella dimensione lavorativa viene infatti sempre più tematizzata come un fattore rilevante di benessere e soddisfazione del lavoratore, in modelli economici che non limitino la valutazione della qualità del lavoro a parametri salariali e di riconoscimento sociale. Secondo diversi esperti il tema della significatività del lavoro dovrebbe essere considerato infatti al livello di un bisogno umano fondamentale. L’applicazione di questo approccio, proprio dell’economia civile, al funzionamento interno delle ONG – che fanno del decent work e della dimensione sociale dell’economia un tema di lobby internazionale – appare particolarmente pertinente per raccogliere le voci dei protagonisti e stimolare un dibattito che riporti al centro della riflessione il tema delle risorse umane nella cooperazione allo sviluppo.
Vi saremmo grati quindi se poteste dedicare qualche minuto alla compilazione del modulo che è proposto in forma del tutto anonima. Ogni altra riflessione sul tema è comunque benvenuta. A questo fine potete scriverci a redazione[at]info-cooperazione.it o utilizzare lo spazio commenti sotto questo post.
VAI AL QUESTIONARIO PER COOPERANTI
(Tempo di compilazione 5 minuti)
Ho provato a riempire il questionario, ma non essendo previsto il caso del cooperante attualmente disoccupato, il questionario non può essere inviato. Mi pare molto grave, essendo molti i cooperanti oggi disoccupati, soprattutto a causa della pandemia, ma non solo. Nel mio caso, per esempio sono disoccupato perché ho cercato di difendere principi elementari di solidarietà internazionale, difendere me e i colleghi da ingiustizie nella gestione delle risorse umane e rifiutato di fare attività di spionaggio. Quindi alla domanda “come state cooperanti”, per parte mia rispondo molto male, essendo da oltre un anno disoccupato, avendo 63 anni, dovendo intaccare i miei magri risparmi e svendere il patrimonio di famiglia e non avendo avuto il beneficio dei contributi previdenziali sufficienti che ONG e altri avrebbero dovuto versarmi per la mia pensione, che comunque, il ridicolo importo previsto per le pensioni di vecchiaia, avrò a 67 anni suonati, grazie ai miei contributi volontari, se le politiche governative ed europee non hanno ulteriori rigurgiti liberisti.
vi e’ una domanda nel questionario relativa alle migliori condizioni di lavoro in cui non si capisce se si debba far riferimento alle proprie vs altre agenzie (quindi migliori le proprie) o viceversa (migliori quelle di altri). ho assunto la seconda opzione
confermiamo, la sua lettura è corretta. grazie per aver compilato. Redazione