È stato pubblicato la scorsa settimana l’edizione 2020 del rapporto di PWYF (Publish What You Fund) quello che ormai è una sorta di pagella di trasparenza dei grandi donatori dell’aiuto allo sviluppo. Si tratta del Aid Transparency Index, l’indice di trasparenza degli aiuti che per l’anno 2020 evidenzia un significativo miglioramento della trasparenza complessiva di tutti i donatori rispetto all’ultima edizione del 2018: oltre la metà dei 47 donatori valutati si posiziona oggi nella categoria “good” o “very good”. I donatori in quest’ultima categoria sono passati da 7 nel 2018 a 11 quest’anno, mentre per la categoria “good” il numero è aumentato di due, arrivando a 15 entità. Tutti i donatori, ad eccezione di quelli classificati nella categoria “very poor”, pubblicano ormai i dati relativi alle loro attività e politiche in formato IATI, il che significa che le loro informazioni sono aperte, puntuali, comparabili e centralizzate, conformi allo standard internazionale per la trasparenza degli aiuti. Solo una minoranza di donatori pubblica invece i risultati ottenuti limitando di fatto la capacità delle parti interessate di valutare l’efficacia e il valore della spesa per gli aiuti.
Informazioni ormai sempre più importanti, soprattutto in un contesto come quello attuale che vede ingenti fondi a livello internazionale dedicati e/o re-indirizzati per far fronte all’emergenza Covid-19. Rendere pubblici i dati su decisioni e azioni intraprese per combattere la pandemia permetterebbe un controllo pubblico e consentirebbe un miglior coordinamento delle risposte, degli interventi e dell’allocazione delle risorse.
In questa edizione 2020 si allarga la gamma dei donatori valutati, oltre agli enti bilaterali tradizionali, infatti, l’Indice comprende le istituzioni multilaterali di finanza per lo sviluppo (Development Financial Institution), alcune Agenzie umanitarie, fondi verticali, organizzazioni intergovernative e fondazioni filantropiche private. L’agenzia umanitaria che ha ottenuto il punteggio più alto in trasparenza è stata l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), che è passata dalla categoria “poor” a quella “good”. Le istituzioni di finanza per lo sviluppo hanno ottenuto ottimi risultati, conquistando quattro dei primi cinque posti nella classifica dell’indice 2020. Tuttavia, nonostante la percentuale di completezza dei dati sia molto alta, sono molto carenti le informazioni sui prestiti erogati nei confronti del settore privato.
Positivo anche il posizionamento delle istituzioni dell’Unione europea, la direzione generale Cooperazione internazionale e sviluppo (DEVCO), la direzione generale Protezione civile e operazioni di aiuto umanitario (ECHO) e la direzione generale Negoziati di Vicinato e Allargamento (NEAR), tutti hanno mantenuto la loro posizione nella categoria “good”, con DEVCO che ha migliorato significativamente il suo livello di trasparenza.
Tra i donatori bilaterali troviamo sia i ministeri degli esteri o le agenzie dedicate alla cooperazione e all’aiuto umanitario. In generale le agenzie di cooperazione hanno generalmente ottenuto risultati migliori nell’indice rispetto ai ministeri che includono cooperazione e aiuto nel loro mandato. Le prime infatti si posizionano tutte nella categoria “good” o “very good” rispetto ai quattro ministeri non specializzati, che hanno punteggi nettamente più bassi.
L’Italia e l’Indice di Trasparenza 2020
L’Agenzia per la Cooperazione e lo Sviluppo (AICS), operativa dal 2016, ha iniziato a pubblicare i propri dati in formato IATI nel 2017. Da allora AICS, pubblicando su base trimestrale i dati sul registro IATI, ha progressivamente migliorato il suo posizionamento passando nel 2018 dalla categoria “Very Poor” a quella “Fair”. Nonostante il miglioramento di 4 punti del punteggio ottenuto quest’anno AICS resta nella parte bassa della classifica, al 35° posto (su 47) nella categoria “Fair”. AICS ha ottenuto un punteggio inferiore alla media per la componente “Finanze e budget”, principalmente perché non ha pubblicato dati di budget disaggregati e documenti di budget di progetto. Carente anche la pubblicazione dei documenti di progetto, dei contratti sottostanti e dei documenti di pianificazione e allocazione delle risorse. Secondo il rapporto l’Agenzia non è riuscita a pubblicare documenti chiave come la politica di allocazione dei fondi, i rapporti annuali e la strategia organizzativa. Per quanto riguarda la componente delle prestazioni, pur pubblicando gli obiettivi, l’Agenzia non è riuscita a pubblicare valutazioni, risultati, recensioni o valutazioni di impatto. Il punteggio complessivo è penalizzato infine dalla cosiddetta pulizia dei dati, AICS ha spesso ricevuto punteggi inferiori alla media perché non è riuscita a pubblicare le informazioni richieste nel formato IATI, fornendo invece le informazioni in un mix di altri formati.
Nella relazione di dettagli sull’operato dell’AICS si legge che i dati inseriti sono spesso inconsistenti e incoerenti: ad esempio, i valutatori hanno constatato che spesso le descrizioni dei progetti erano in realtà il copia/incolla del titolo del progetto, i contratti e le offerte venivano spesso erroneamente etichettati come altri documenti, i documenti del budget del progetto non erano aggiornati e i documenti contrassegnati come “valutazioni” erano spesso solo schede descrittive dei progetti.
Il rapporto dell’indice contiene una serie di raccomandazioni per migliorare il posizionamento futuro dell’Italia:
- iniziare a pubblicare informazioni sulle prestazioni, comprese valutazioni dell’impatto, risultati, review e valutazioni finali;
- fornire informazioni sulle politiche di allocazione dei fondi, relazioni annuali e strategie organizzative e pubblicare questi e altri documenti chiave nel registro IATI, per migliorare la trasparenza in merito alla pianificazione e ai propri impegni;
- pubblicare i documenti di budget nel registro IATI inclusi budget disaggregati, budget di progetto e documenti di budget di progetto.
- dare la priorità all’identificazione e alla pubblicazione dei dati sulla posizione subnazionale per consentire alle parti interessate di determinare dove si svolgono gli interventi all’interno dei confini di ogni singolo paese.
Molto da fare per risalire nella graduatoria. Scarsa organizzazione interna e limitata professionalità con l’aggiunta della complicata burocrazia dovuto all’applicazione del Codice Appalti DLsg. 50/2016 smi. Monitoraggi&Valutazioni sempre in coda e poco ascoltati. Meglio meno progetti ma più seguiti, meglio circoscrivere maggiormente le aree di intervento. Un esempio da seguire? Modello WB con TL regionali e verifiche semestrali. Piu’ esperti specialisti esterni.