Sfiora il miliardo di euro il valore economico delle ONG italiane attive nella cooperazione internazionale nell’aiuto umanitario. Per la precisione la somma dei bilanci delle entrate inseriti volontariamente nel portale opendata Open Cooperazione dalle 120 più importanti organizzazioni italiane si attesta sopra i 943 milioni ma si tratta di un dato ancora parziale, destinato a superare abbondantemente il miliardo di euro.
Il dato economico del settore non governativo è in costante crescita negli ultimi cinque anni nonostante la riduzione dei fondi pubblici destinati all’aiuto allo sviluppo e la pressione mediatica che ha visto le ONG sotto attacco negli ultimi 3 anni per le vicende legate alle attività di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo centrale. Più 7,5% è l’aumento registrato tra 2017 e 2018, più 28,7% la crescita tra 2015 e 2018. Stabile invece la composizione delle entrate, per le ONG il rapporto tra fra fondi pubblici e fondi privati si attesta anche nel 2018 rispettivamente a quota 60% e 40%.
Da dove provengono i fondi
I fondi pubblici alle ONG arrivano dai cosiddetti finanziatori istituzionali, quasi il 35% dall’Agenzia italiana per la Cooperazione AICS e dal MAECI, un altro 35% dall’Unione Europea (UE+Echo), quasi il 20% dagli enti territoriali attraverso la cooperazione decentrata e il restante 10% da agenzie delle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali.
I fondi privati, oltre a quelli derivanti dalle donazioni liberali individuali, arrivano attraverso il canale fiscale del 5×1000 (36,8%), da donazioni o partnership con le aziende (30,8%), dalla filantropia delle Fondazioni (24,9%) e dalle chiese (7,5%).
Le ONG pioniere della trasparenza
Aumenta la propensione alla cosiddetta disclosure dei dati, le ONG si confermano apripista in materia di accountability e trasparenza. Anche grazie a Open Cooperazione, sempre più organizzazioni del settore rendono pubbliche informazioni economiche e gestionali come nessun altro attore della società civile. Nel 2018 ben 49 organizzazioni hanno raggiunto un rank di trasparenza superiore al 95%, nel 2015 erano meno della metà. Negli ultimi quattro anni è cresciuto del 10% il numero di organizzazioni che sottopongono il loro bilancio economico ad una certificazione esterna operata da auditor di revisione indipendente. Oggi il 90% delle ONG con bilancio superiore a 1 milione di euro ha un bilancio certificato. Una tendenza molto positiva che va ben oltre i dettami di legge e anticipa lo spirito della riforma del Terzo Settore che prevede a partire dal prossimo anno obblighi di trasparenza per tutti gli enti del terzo settore.
“Le ONG si sono mosse per prime per dare conto in piena trasparenza del loro operato e per rispondere con i fatti a ogni tipo di accusa sull’opacità di bilanci e donazioni. Possono essere un esempio da seguire per tutto il terzo settore – sottolinea Luca De Fraia, segretario generale aggiunto di Action Aid italia. Il progetto Open Cooperazione compie ormai il suo quinto anno e dimostra che le organizzazioni non governative italiane con la loro mobilitazione sul fronte della trasparenza e dell’accountability sono all’avanguardia nel rendere sempre più chiaro il percorso che fa ogni euro investito in aiuto umanitario”.
“Credo che questo impegno di trasparenza delle ONG continuerà a porterà i suoi benefici anche sul lungo periodo e smentisce clamorosamente la campagna diffamatoria che alcune forze politiche continuano ad operare a danno delle organizzazioni non governative. Secondo Elias Gerovasi – ideatore e curatore del progetto Open Cooperazione – sono proprio quelle forze politiche che in materia di trasparenza hanno invece macroscopici problemi e in alcuni casi sono già state condannate a risarcire lo stato (ad esempio i 49 milioni della Lega) o in altri casi gestiscono in modo opaco le finanze della politica attraverso fondazioni e associazioni che dovrebbero prendere esempio dalle ONG per rendere conto in modo trasparente ed efficace dei fondi pubblici e privati che percepiscono”.
In crescita anche le risorse umane
A crescere però non è soltanto il valore economico, aumentano le risorse umane impiegate nel settore in Italia e all’estero superando quota 22 mila. Sono 3.114 gli operatori impiegati in Italia e 19.234 all’estero, 53% uomini e 47% donne. Per gli operatori in Italia resta alta la fetta di contratti a tempo indeterminato (oltre il 45%), poco più del 10% ha contratti a tempo determinato, il 29% è contrattato a progetto e il 15% attraverso consulenze a partita IVA. A questa community si aggiunge poi il preziosissimo contributo del lavoro volontario. In crescita anche le risorse umane mobilitate dalle ONG nel volontariato. I volontari attivi e volontari in Servizio Civile che hanno operato per le ONG nel 2018 raggiungono quota 21.460, in crescita di quasi mille unità.
Geografia della cooperazione Si stabilizza la carta geografica della cooperazione internazionale delle ONG italiane. In vetta si confermano gli stati africani: Kenya, Mozambico, Etiopia, Senegal, Burkina e Congo si consolidano come i paesi più frequentati e aiutati dalle ONG. Unici paesi non africani nella top 10 sono Brasile, Palestine, Bolivia, India e Peru. Educazione e istruzione restano il temi predominanti dei progetti delle ONG (83%), 73% si occupa di capacity building e formazione e 71% di salute e sanità. A seguire il supporto allo sviluppo rurale e l’aiuto umanitario (67%).
TOP 10 delle organizzazioni
Infine le classifiche. Come ogni anno vengono riportate su Open Cooperazione le classifiche delle organizzazioni che hanno registrato i valori più alti (bilanci, risorse umane, donatori, volontari, progetti, ecc). Nell’ultimo anno i bilanci economici delle 15 più grandi ONG italiane crescono di oltre 72 milioni di euro (+11%). Alcune ONG di lunga esperienza nel panorama italiano registrano importanti incrementi di budget, è il caso di Coopi, Medici con L’Africa e AVSI che aumentano le loro entrate rispettivamente del 44%, 26% e 22%. Si arresta invece la grande corsa verso l’alto delle big internazionali. In aumento, ma più contenuto degli scorsi anni, Save the Children e Medici senza frontiere nonostante il coinvolgimento diretto nelle attività di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo. Le flessioni più importanti riguardano invece Cesvi, Emergency e Cies.
NB: Le classifiche e i valori sopra citati si riferiscono ai dati inseriti nel database di Open Cooperazione relativamente all’anno 2018. I dati si aggiornano in tempo reale sulla base di quanto viene progressivamente inserito e pubblicato dalle organizzazioni in maniera autonoma e volontaria. I dati relativi alle tendenze pluriennali si riferiscono a un campione omogeneo di organizzazioni che hanno inserito i dati negli ultimi 4 anni (2015-2016-2017-2018). Tutti i dati citati in questo comunicato si riferiscono ai valori presenti sul portale Open Cooperazione in data 15 gennaio 2020.