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Per l’Italia si allontana il raggiungimento dell’obiettivo 17 sulle partnership per lo sviluppo

Dopo sei anni di aumento costante di Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps), nel 2018 la spesa per Aps in Italia è diminuita in modo significativo con una riduzione del 21,3% in termini reali rispetto al 2017, cifra destinata a scendere stando alle previsioni della Legge di Bilancio 2019 che prevede fondi per 5,1 miliardi di euro per il 2019, 4,7 nel 2020 e 4,7 nel 2021.

E’ questo il primo elemento osservato da Asvis, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile che monitora con un rapporto annuale il livello di raggiungimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile per l’Italia. L’obiettivo 17 è quello che interessa direttamente la cooperazione internazionale e l’aiuto allo sviluppo poiché dedicato a “Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile”.

Anche dai dati Ocse Dac risulta che quasi la metà dell’Aps italiano è stato speso sul canale multilaterale, mentre l’Aps bilaterale si è concentrato principalmente sull’Africa subsahariana, il Medio Oriente e il Nord Africa, ma non necessariamente nei 22 Paesi partner prioritari per l’Italia, denotando una mancanza di coerenza tra le priorità della Programmazione Triennale del Maeci e le scelte reali di programmi operativi. Inoltre, l’Italia fa ancora fatica a rispettare l’impegno dell’Agenda 2030 di investire una quota maggiore di Aps nei Paesi meno sviluppati (Ldc).

Nel rapporto si sottolinea che in Italia manca un approccio coerente alle politiche di sostenibilità interne ed esterne. Nel caso della cooperazione internazionale, la Legge 125/2014 prevede una catena di responsabilità per il monitoraggio della coerenza delle politiche, ma i relativi meccanismi pratici non sono pienamente operativi: il Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo (Cics) e il Comitato nazionale per la cooperazione allo sviluppo (Cncs) si sono riuniti solo saltuariamente, mentre l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) non ha mai funzionato completamente a causa della mancanza di risorse umane e di una scarsa chiarezza nella divisione dei compiti rispetto al Maeci.

Ancora in stasi l’operatività della riforma del Terzo Settore a causa della mancata entrata in vigore del Registro Unico del Terzo Settore, con tutti gli impatti conseguenti sulla fiscalità e gli adeguamenti statutari delle organizzazioni.

Il rapporto si conclude con una serie di raccomandazioni tra le quali: aggiornare urgentemente il Documento triennale e convocare il prima possibile il Cics e il Cncs; rafforzare il partenariato attraverso la valorizzazione dei diversi partner per lo sviluppo sostenibile e l’avvio di misure volte a dispiegare le potenzialità della Legge 125/2014 e della Legge 106/2016 sul terzo settore e permetterne l’operatività; promuovere e disciplinare il Commercio equo e solidale; recepire rapidamente la Direttiva europea sulle Pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare.

Scarica il rapporto Asvis 2019


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