Una vera e propria corsa all’oro: la caccia ai dati. Come acquisirne di nuovi, come tenere quelli vecchi, ma soprattutto come usarli? In tutti gli ambiti della società globale c’è un comune denominatore che sta occupando uno spazio crescente: i dati, quei mattoni di informazione che servono per costruire gli edifici della conoscenza, le moderne roccaforti del potere. Inutile argomentarne la portata strategica, pensate a quanti ne circolano in rete e quanto i grandi player mondiali oggi facciano a gara ad accaparrarseli a partire dai social network, passando per le telecomunicazioni e il commercio elettronico.
A voler essere maligni potremmo dire che questo è ciò che accade ovunque, tranne che nel settore delle cooperazione internazionale e dell’aiuto umanitario dove, a parte qualche sperimentazione più o meno audace che però non riesce mai a diventare sistema, mediamente l’innovazione è ferma da qualche decennio. Dobbiamo riconoscerlo, il settore è abbastanza refrattario alla tecnologia, soprattutto quando si parla di tecnologie dell’informazione.
Le metodologie di intervento non sono cambiate in maniera sostanziale dagli anni 80 (ed erano state inventate venti anni prima), gli interventi spesso sono ancora dei “silos” di informazione, dove tutto nasce e muore con l’intervento stesso e niente trapela verso l’esterno se non i rapporti d’ordinanza dovuti al donatore e i racconti un pò addomesticati che spesso raccontano storie ripetitive e semplificate. Pensate alla valutazione degli interventi, che molto spesso è ancora incentrata su quello che i progetti realizzano e non su quello che realmente ottengono (o peggio ancora, solo su quanto spendono).
Insomma a volte sembra che il mondo della cooperazione sia un po’ avulso dai cambiamenti della società, una società che si muove sempre più rapidamente ormai anche in Africa e nel sud globale: e la cooperazione?
Ma lasciamo da parte le malignità e cerchiamo di vedere veramente come stanno le cose nel nostro mondo. E’ vero che poco o nulla si muove? Le innovazioni tecnologiche che stanno scuotendo il mondo intero iniziano a interrogare anche la cooperazione? Stiamo iniziando a farci le domande giuste e ad attrezzarci?
Oggi raccogliere i dati in modo sistematico sta diventando relativamente facile, o comunque possibile, e valutare gli interventi sulla base di un’evidenza numerica è ormai quasi una prassi consolidata. Ma possiamo davvero parlare di cambiamento? e le ONG in particolare come lo vedono e lo vivono? Quante organizzazioni hanno iniziato a vedere un’opportunità in questo ambito? per quante si tratta già di una necessità conclamata?
Per non parlare della valutazione dei progetti o ancora di più la valutazione d’impatto del nostro lavoro, che senso ha in questo contesto? si può fare valutazione con gli strumenti che abbiamo a disposizione oggi? O dobbiamo essere disposti a mettere in gioco qualcosa e acquisire le competenze che servono per un vero cambiamento?
Su questi temi, la centralità dei dati e alcuni aspetti della valutazione, abbiamo pensato di proporvi un breve questionario online che ci possa aiutare a mettere insieme una fotografia dello stato dell’arte nel mondo della cooperazione in Italia. Come già successo diverse volte in passato le pagine di Info Cooperazione sono anche un modo per consultare la community degli operatori di questo settore e per condividere poi i risultati delle ricerche e dei sondaggi pubblicati.
<PARTECIPA ORA AL QUESTIONARIO ONLINE>
I temi sopra affrontati e molte delle domande che ci siamo posti saranno anche al centro di un evento pubblico organizzato nell’ambito dell’iniziativa “Innovazione per lo sviluppo” promossa da Fondazione Cariplo e Compagnia di San Paolo. Il 19 settembre prossimo a Milano Gnucoop, ChangeLab e Ciai propongono infatti una tavola rotonda dal titolo “A chi serve la valutazione? Il valore dei dati fra nuove tecnologie, questioni etiche e innovazione sociale”