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Dai taxi del mare alla Farnesina. Cosa possiamo aspettarci da Luigi di Maio ministro degli Esteri e della Cooperazione

Cosa abbia fatto negli ultimi 14 mesi il ministro degli Esteri uscente Moavero Milanesi per la cooperazione internazionale è davvero difficile dirlo, di sicuro sappiamo che le ONG non ha neanche avuto il tempo di incontrarle nonostante le diverse sollecitazioni e che sul tema caldo delle migrazioni ha sempre preferito non prendere pubbliche posizioni lasciando ampio campo d’azione al collega ministro dell’Interno.

Ma per fortuna è già tempo di cambiare pagina, alla Farnesina è arrivato niente di meno che Luigi di Maio in persona, leader politico del M5S, ex vice premier e ministro dello sviluppo economico del governo Conte 1. A questo punto la domanda è: Cosa farà Luigi di Maio per la cooperazione internazionale?

Forse meglio lasciar perdere il passato. Nel suo primo giorno a palazzo di Maio ha già dato prova di voler affinare le proprie doti diplomatiche per adeguarsi all’incarico presso la Farnesina e di  affidarsi alla grande esperienza dei funzionari della diplomazia italiana. Questo è quanto emerge dalla lettera inviata oggi a tutti gli ambasciatori e al nostro corpo diplomatico.

Negli ultimi anni il giovanissimo ministro non aveva dato infatti dimostrazione di grande misura nella gestione dei rapporti internazionali e in molti casi ha tenuto posizioni negative nei confronti della cooperazione e addirittura ostili verso le ONG per le quali coniò l’odioso appellativo di “taxi del mare”.

Meglio quindi non prenderlo proprio in parola e dimenticare le dichiarazioni e i post con cui ha alimentato costantemente il dubbio sulla onestà e trasparenza delle organizzazioni non governative, con cui ha insinuato nell’opinione pubblica l’idea che le ONG agissero in accordo con i trafficanti di esseri umani, accuse mai provate e decadute successivamente anche in ambito giudiziario.

Dimenticate quando si scagliò contro la politica estera colonialista della Francia attuata in Africa attraverso il Franco CFA, “i popoli africani non vanno aiutati a casa loro, ma vanno lasciati in pace” tuonò in un post su Facebook appena otto mesi fa.

Non date troppo peso alla missione lampo in Francia per incontrare i leader dei gilet gialli alla ricerca di improbabili alleanze con un la frangia più estrema del movimento francese che provocò poi una vera e propria crisi diplomatica e il richiamo dell’ambasciatore francese a Roma.

Lasciate perdere Bibbiano e le onlus che non bisogna più finanziare: “Questi scandali sempre più spesso accadono quando lo Stato si ritira dando spazio a imprese, cooperative, Onlus magari “politicamente” o “ideologicamente” vicine, con una esternalizzazione o peggio privatizzazione dei servizi pubblici. Questo processo lo abbiamo già visto in diversi casi”.

Dimenticate Pinochet, il dittatore del Venezuela, dimenticate il presidente cinese “Ping” e le arance italiane sulla via della seta e non pensate alla tradizione democratica millenaria della Francia.

Da oggi sul tavolo del ministro si farà sul serio. I dossier sono tanti e pesantissimi: dalle migrazioni ai nuovi equilibri del sistema internazionale, dal Medioriente ai rapporti con Cina e Russia, dalle sfide ambientali globali alle relazioni transatlantiche e intraeuropee, dalla Brexit agli effetti della guerra dei dazi innescata da Trump.

Poi c’è la cooperazione sulla quale il timore è che di Maio la interpreti molto al di fuori dallo spirito della legge 125, questo almeno si intravvede dalle sue ultime dichiarazioni. In un post su Facebook pubblicato appena prima del giuramento di Maio sintetizza la sua priorità alla guida della Farnesina: “Al ministero degli Esteri sarà mia premura puntare all’internazionalizzazione del nostro sistema economico e della nostra industria e ricerca, incrementando i canali di cooperazione in ambito multilaterale. L’attenzione verso l’Africa, il tema delle migrazioni e le relazioni con le nuove economie emergenti saranno le linee guida su cui costruirò il mio lavoro. Le nuove sfide globali e il nuovo mondo multipolare stanno infatti trasformando radicalmente il modo di fare politica estera e lo stesso ruolo della diplomazia italiana, che voglio ringraziare con anticipo per la collaborazione che, sono certo, sapremo portare avanti con successo per il bene del nostro Paese”.

Vero è che la delega alla cooperazione dovrà essere a breve assegnata a un Vice ministro ad hoc come previsto proprio dalla legge di riforma del 2014. L’assegnazione degli esteri a di Maio potrebbe giocare a sfavore della VM Emanuela del Re che potrebbe essere sostituita da un nome espressione del PD. Su questo le ONG chiedono già un impegno forte da parte del nuovo esecutivo al quale hanno sottoposto un’allarmata richiesta di cambio di marcia rispetto ai tagli e ridimensionamenti paventati solo un mese fa in casa AICS.

Il ministro di Maio ha l’opportunità di far dimenticare gaffes e uscite maldestre del passato e di dare vera prova della sua leadership mettendo da parte la crociata anti-ONG e dando seguito a quanto promesso nel suo breve intervento alla manifestazione fieristica EXCO quando, dopo aver ringraziato il mondo no profit della cooperazione internazionale per l’”efficace e generoso lavoro umanitario e per la promozione dello sviluppo, aveva assicurato l’impegno dell’Italia nella cooperazione internazionale e un aumento dei fondi già a partire dalla prossima finanziaria.


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