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Educazione Civica ed Educazione alla Cittadinanza Globale, due percorsi paralleli?

Pochi giorni prima della crisi di governo il Senato ha dato il via alla nuova legge che reintroduce l’educazione civica nelle scuole italiane: almeno 33 ore all’anno, dalla prima elementare alla quinta superiore. Nello spirito del testo approvato “l’educazione civica contribuisce a formare cittadini responsabili e attivi e a promuovere la partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale delle comunità, nel rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri […] sviluppa nelle istituzioni scolastiche la conoscenza della Costituzione italiana e delle istituzioni dell’Unione europea per sostanziare, in particolare, la condivisione e la promozione dei principi di legalità, cittadinanza attiva e digitale, sostenibilità ambientale, diritto alla salute e al benessere della persona”.

Saranno oggetto di educazione civica: Costituzione, istituzioni dello Stato italiano, dell’Unione europea e degli organismi internazionali; storia della bandiera e dell’inno nazionale; Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile; educazione alla cittadinanza digitale; elementi fondamentali di diritto, con particolare riguardo al diritto del lavoro; educazione ambientale, sviluppo eco-sostenibile e tutela del patrimonio ambientale, delle identità, delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari; educazione alla legalità e al contrasto delle mafie; educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni; formazione di base in materia di protezione civile. Nell’ambito dell’insegnamento trasversale dell’educazione civica sono poi promosse l’educazione stradale, l’educazione alla salute e al benessere, l’educazione al volontariato e alla cittadinanza attiva. Tutte le azioni sono finalizzate ad alimentare e rafforzare il rispetto nei confronti delle persone, degli animali e della natura. Nell’ambito dell’insegnamento trasversale dell’educazione civica, inoltre è prevista l’educazione alla cittadinanza digitale.

Facile ritrovare in questo elenco molti degli ingredienti chiave dell’Educazione alla Cittadinanza Globale (ECG), quell’approccio educativo poliedrico e multiforme che negli ultimi vent’anni ha visto progressivamente un riconoscimento internazionale a partire dall’educazione allo sviluppo, all’intercultura, alla cittadinanza, all’ambiente sociale e naturale, fino ad arrivare al concetto di Educazione alla Cittadinanza Globa­le, in coerenza con quanto stabilito dall’UNESCO, la principale agenzia internazionale in tema di educazione.

Non a caso l’ECG è parte integrante dell’Agenda 2030 che è giustamente inserita tra le tematiche dell’educazione civica appena approvata. L’obiettivo di sviluppo sostenibile numero 4 recita infatti “entro il 2030, assicurarsi che tutti gli studenti acquisiscano le conoscenze e le competenze necessarie per promuovere lo sviluppo sostenibile attraverso, tra l’altro, l’educazione per lo sviluppo sostenibile e stili di vita sostenibili, i diritti umani, l’uguaglianza di genere, la promozione di una cultura di pace e di non violenza, la cittadinanza globale e la valorizzazione della diversità culturale e del contributo della cultura allo sviluppo sostenibile”.

Percorsi paralleli?

Eppure il percorso che ha portato al reinserimento dell’educazione civica sembra non aver in nessun modo interagito con il mondo dell’Educazione alla Cittadinanza Globa­le. Un percorso apparentemente parallelo che rischia di non valorizzare e mettere a sistema un lavoro decennale di elaborazione, ricerca didattica ed esperienza sul campo che ha visto recentemente la redazione della “Strategia italiana per l’Educazione alla Cittadinanza Globale” un importante quadro di riferimento per la definizione degli interventi nel settore. Sarebbe davvero un peccato che le istituzioni non riescano a valorizzare il portato di esperienza, risorse e know-how sviluppato da tutti gli attori coinvolti a partire dai ministeri (Maeci/Aics e Miur) passando per enti locali, scuole, università e società civile.

Un mondo che ha accolto con favore la nuova legge sull’educazione civica e l’attenzione del legislatore ai temi degli SDGs ma che sottopone alcune criticità importanti rispetto alle modalità che sono indicate dal testo di legge.

Obiettivi ambiziosi ma senza risorse

La legge vorrebbe intervenire sull’esistente a costo zero, nessun insegnante ad hoc. Il testo stabilisce infatti che nelle scuole del primo ciclo, l’insegnamento trasversale dell’educazione civica sia affidato in contitolarità, mentre nelle scuole del secondo ciclo sia affidato ai docenti abilitati all’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche, ove disponibili nell’ambito dell’organico dell’autonomia. Per ciascuna classe è individuato, tra i docenti a cui è affidato l’insegnamento dell’educazione civica, un docente con compiti di coordinamento. Un approccio riduzionistico che secondo ASVIS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) potrebbe rendere inefficace la norma stessa, un vizio tutto italiano quello di fissare obiettivi ambiziosi e non prevedere misure di accompagnamento, incentivazione e risorse finanziarie adeguate. Per fare un esempio basta pensare che la legge prevede solo quattro milioni di euro, a partire dal 2020, per la formazione dei docenti sulle tematiche afferenti all’insegnamento trasversale dell’educazione civica. Davvero briciole considerato che le classi sono quasi 400.000.

Possibile slittamento al 2021

L’altro grande dubbio riguarda la concreta applicazione nella quotidianità delle scuole italiane, prevista già a partire dal prossimo anno scolastico come più volte ribadito dal ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti. La legge infatti prevede che l’educazione civica sia un insegnamento specifico: una materia con tanto di voto a fine anno che però non avrebbe insegnanti dedicati. Si parla di “insegnamento trasversale” che oltre al contenuto però avrà bisogno di essere inserito nei quadri orari e nei carichi di lavoro degli insegnanti, una negoziazione che richiederà tempo e che ha già messo i sindacati degli insegnati in allerta.

Per poter essere applicata già da settembre, la legge sulla nuova educazione civica avrebbe dovuto però essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale entro la settimana di Ferragosto. Ma così non è stato: venerdì 16 agosto non è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale e, di conseguenza, la sua entrata in vigore, trascorsi i rituali 15 giorni, sfora il mese entrando in vigore nei primi giorni di settembre, nel nuovo anno scolastico. Poiché il primo comma dell’art. 2 prevede che a decorrere dal 1° settembre del primo anno scolastico successivo all’entrata in vigore della presente legge, nel primo e nel secondo ciclo di istruzione è istituito l’insegnamento trasversale dell’educazione civica, l’anno scolastico successivo all’entrata in vigore non sarebbe quello che sta per cominciare tra un paio di settimane.

Fare sinergia per scrivere le linee guida

Il posticipo di un anno potrebbe venire però in aiuto proprio per dare tempo e risolvere le criticità sollevate e varare il decreto contenente le linee guida di attuazione e permettere agli insegnati di organizzare l’insegnamento che, oltre ad essere ricco di contenuti, prevede una forte trasversalità.

La speranza è che in questa fase di elaborazione delle le linee guida (come previsto dall’art. 3) il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca riprenda contatto e consulti tutti i soggetti che possono portare validi contributi e competenze per garantire la dovuta sinergia che percorsi già in atto. Il documento di “Strategia italiana per l’Educazione alla Cittadinanza Globale” potrebbe essere un buon punto di partenza visto che è stato elaborato da un tavolo multi attoriale composto da diversi Ministeri, Enti locali, AICS, Università e le principali reti di organizzazioni della società civile.

Scarica il testo approvato dal Senato


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