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Nuovo orizzonte per la cooperazione della Lombardia: politiche contraccettive per disinnescare la bomba demografica

E’ questo il controverso obiettivo del nuovo bando per iniziative di cooperazione internazionale allo sviluppo approvato recentemente dalla giunta regionale della Lombardia. Dopo tre anni di silenzio infatti la Lombardia torna nel radar della cooperazione e destina una somma sempre più residuale e insignificante (500.000 euro) per un obiettivo così sfidante e di così lungo periodo. Il bando in scadenza il prossimo 29 luglio vuole infatti contenere la «bomba demografica» nei paesi a limitate risorse e ad alta fertilità attraverso progetti a favore dei diritti riproduttivi, della salute materna, del benessere delle donne in gravidanza e della contraccezione consapevole.

Si tratta sicuramente di una virata decisa della strategia di cooperazione della Regione Lombardia che fino ad oggi aveva più che altro investito sullo sviluppo economico anche attraverso il coinvolgimento del settore privato profit lombardo (si veda il bando edizione 2016). Molto più ampi erano infatti gli obiettivi identificati con la recente approvazione del documento di Linee guida per la cooperazione internazionale di Regione Lombardia – XI Legislatura (dicembre 2018):

  • favorire percorsi di migrazione di ritorno con azioni volte a sostenere progetti di autosviluppo, anche con l’obiettivo di incidere sul fenomeno dei flussi migratori;
  • promuovere azioni di internazionalizzazione del sistema economico lombardo nei Paesi in via di sviluppo, trasformando la cooperazione in una concreta leva di crescita per le comunità locali e offrire maggiori opportunità ai migranti che decidono di fare ritorno nel paese di nascita;
  • sostenere progetti di reinserimento nel tessuto sociale e politico locale dei cosiddetti “agenti di sviluppo”, ovvero i portatori di capitale, abilità e attitudini acquisite nei Paesi del Nord del mondo;
  • rafforzare il ruolo delle donne, con specifici interventi volti a favorire la salute materna, l’istruzione e formazione professionale femminile;
  • promuovere progetti per la tutela dell’infanzia, con interventi volti a garantire l’accesso all’educazione primaria, il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie e alimentari, l’inclusione sociale e l’assistenza di bambini e adolescenti vittime di violenza e in situazione di degrado sociale;
  • intervenire con iniziative a sostegno delle Popolazioni, in caso di situazioni di emergenza, generate da gravi calamità naturali, conflitti armati, epidemie;

Ecco invece che a seguito dell’approvazione di un ordine del giorno concernente la cosiddetta «bomba demografica», la regione decide di puntare tutto il budget su questo tema approvando anche un contributo di 1 milione di euro a UNFPA, l’agenzia delle Nazioni Unite sulla popolazione, al fine di promuovere interventi di «family planning», in particolare la distribuzione di contraccettivi a lunga durata.

Ma da dove arriva l’iniziativa politica che ha determinato questa virata? Difficile infatti pensare che sia farina del sacco della maggioranza leghista che governa la regione (e che l’ha governata in passato) un mondo che fiancheggia piuttosto i movimenti pro family e guarda alla cooperazione ormai solo in chiave anti migrazione.

E’ paradossale verificare che questo nuovo impianto sull’ accesso alle politiche contraccettive è frutto della proposta politica del mondo radicale che attraverso il Consigliere Regionale di +Europa Michele Usuelli (medico neonatologo ed ex cooperante dei Cesvi ed Emergency) ha portato al Pirellone le proposte elaborate durante il convegno “Bomba demografica e politiche contraccettive nei Paesi a limitate risorse – Aiutiamoli a casa loro? Dalla evidenza scientifica alla proposta politica” tenutosi a Milano lo scorso ottobre.

Inutile dire che questo nuova via della cooperazione lombarda ha già sollevato critiche, in primis dal mondo cattolico. Dalle pagine di Avvenire non tardano ad arrivare le repliche al medico radicale: “La risposta alla povertà e al sottosviluppo non è la riduzione delle ‘bocche da sfamare’, ma la crescita progressiva e solida della società e dell’economia locali. E che un’istituzione pubblica come la Regione Lombardia pensi di risolvere l’arretratezza finanziando con i soldi di tutti i contribuenti la diffusione di contraccettivi – che sono ovviamente meglio dell’aborto, ma in alcuni casi hanno anche un potenziale abortivo – anziché sostenere progetti per il lavoro femminile, la sicurezza del parto, l’assistenza post-natale, l’educazione sanitaria di base, è un grossolano errore basato su una visione riduzionista e miope della persona e della società.”

Ma veniamo però al bando che al di la delle polemiche sull’obiettivo riserva ulteriori sorprese riguardanti le modalità e le tempistiche. La Regione infatti intende perseguire l’obiettivo di cui sopra attraverso l’erogazione di contributi a fondo perduto, a copertura di spese di investimento sostenute per la realizzazione del progetto, per un importo non superiore al 30% dei costi totali del progetto e comunque non superiore a 100.000 euro.
Le spese ammissibili devono essere riconducibili esclusivamente a spese per investimento, recita il bando. Per spese di investimento si intendono – a titolo esemplificativo e non esaustivo – spese per l’acquisto di immobili, macchinari, attrezzature, autoveicoli, arredi, interventi di costruzione, ristrutturazione, manutenzione e restauro di immobili, realizzazione di opere civili.

I progetti dovranno essere conclusi e rendicontati entro il 31 dicembre 2019. Le spese sostenute (giustificativi di spesa) dovranno essere quietanzate (giustificativi di pagamento) entro il termine per la trasmissione della rendicontazione e comunque entro e non oltre il 31 dicembre 2019.

Per ricapitolare:

  • i progetti dovranno essere presentati entro il 29 luglio
  • saranno co-finanziati al massimo al 30% (max 100.000 €)
  • solo per spese di investimento
  • potranno partire non prima di novembre 
  • dovranno essere conclusi e rendicontati entro il 31 dicembre 2019

Facile no?


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