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Le sfide della cooperazione non passano nei TG, in aumento solo il tema migrazioni

I nostri telegiornali si occupano sempre meno di guerre, povertà, epidemie mentre aumenta la copertura sul tema migrazioni, ma solo per parlare di frontiere e porti. Sono le due novità principali che emergono dal secondo Rapporto “Illuminare le periferie. Gli esteri nei telegiornali italiani” realizzato da Cospe, Usigrai e Fnsi, e condotto da l’Osservatorio di Pavia. Sono oltre 14 mila le edizioni di notiziari del prime time delle 7 reti generaliste (Tg1, Tg2, Tg3 per le reti Rai, Tg4, Tg5 e Studio Aperto per Mediaset, il TgLa7 per La7) monitorate dallo studio che analizza da un lato esteri e periferie nei principali notiziari e dall’altro i programmi di informazione e approfondimento sulle periferie nel corso del 2018.

Dai risultati emerge una sostanziale diminuzione nel 2018 della copertura mediatica dei TG sugli esteri: sono state 9.721 le notizie trattate in un anno con un calo di visibilità di quasi il 30% rispetto al 2016 e un media di 3,8 notizie a tg. In calo anche la visibilità della pagina degli esteri in senso stretto ovvero quella dedicata a conflitti, terrorismo, relazioni internazionali e politica estera che scende al 9% (era al 20% nel biennio 2016-2017). Il fanalino di coda è rappresentato dai temi legati alle periferie: povertà, conflitti endemici, epidemie registrano nel 2018 meno dell’1% di visibilità.
L’Europa e il Nord America occupano gran parte dell’agenda degli esteri: 7 notizie su 10. Seguono l’Asia e il Medioriente. Fanalini di coda il Centro e Sud America e l’Africa, coperti entrambi dal 5% delle notizie. L’Africa ha il tasso di visibilità più basso degli ultimi 7 anni: 440 notizie contro le 1.152 di due anni fa.

Aumentano invece le notizie sul fenomeno migratorio che si guadagna nel 2018 un più 10% di visibilità, ma il focus si concentra sulla questione dei porti, del Mediterraneo e della gestione delle frontiere. Al centro dell’agenda vi sono i flussi migratori e la gestione delle frontiere. Le parole chiave di questi racconti sono porti, Mediterraneo, Libia, naufragio, odissea, controllo dei confini.

Restano scarsi in generale i programmi di approfondimento sulle periferie del mondo. Sono stati individuati 91 servizi o reportage in tutto il 2018, “nel complesso di buona qualità”. La maggior parte dei programmi che si occupano di esteri e di luoghi dimenticati sono trasmessi in seconda serata, riducendo in parte la possibilità di raggiungere un pubblico maggiore, “anche se dobbiamo tenere presente che le forme di fruizione del contenuto televisivo di canali tradizionali consente una visione autonoma e sganciata dagli orari del palinsesto standard”.

Tra le aree più coperte nei programmi di approfondimento c’è l’area del Medioriente e del Nord Africa. Siria, Libia e Libano sono i 3 Paesi più visibili. Al secondo posto c’è l’area delll’Africa subsahariana, seguita da America Latina, Asia, Golfo Persico e penisola arabica. “Conflitti lontani, come quello in Yemen, restano invece nell’oblio dei media”. I temi che ispirano gran parte degli approfondimenti sulle periferie del mondo sono le migrazioni, il terrorismo e il volontariato internazionale: un terzo dei reportage riguarda migrazioni e profughi, un quarto guerre, conflitti e terrorismo, uno su 7 cooperazione e volontariato internazionale

Scarica il rapporto


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