Sono anni di grandi cambiamenti dell’Unione Europea, a breve uno dei suoi maggiori contributori si prepara a partire e i restanti 27 membri stentano a trovare una risposta adeguata al flusso di rifugiati che arrivano nel continente. Questo sta mettendo in discussione a livello pubblico e politico il livello di finanziamento degli aiuti e di sviluppo che vengono utilizzati per buona parte a rispondere a questa crisi. Allo stesso tempo però, l’Unione che collettivamente rimane il più grande donatore di aiuto e sviluppo nel mondo, ha mostrato leadership e capacità di disegnare nuovi orizzonti con l’adozione del nuovo consenso sullo Sviluppo nel 2017. In contrasto con il ristagno dei flussi di APS di molti Stati membri dell’unione, la Commissione ha recentemente proposto un aumento del budget del 26% per le azioni esterne come parte del prossimo Quadro finanziario pluriennale post-2020.
Davanti a queste sfide aumenta l’importanza della trasparenza e dell’accountability rispetto a tutti gli strumenti comunitari per lo sviluppo, per assicurare ai cittadini che le risorse siano spese secondo priorità precise e producano l’impatto desiderato sul livello di disuguaglianza e riduzione della povertà all’estero.
L’indice sulla trasparenza dell’aiuto (Aid Transparency Index) si inserisce proprio in questo contesto e mira a far luce su questi chi fa questo bene e chi potrebbe fare di meglio tra i donatori europei e internazionali della cooperazione. Tutti i donatori europei inclusi presi in esame dall’Indice pubblicano ormai le informazioni sul loro aiuto allo sviluppo in modo aperto e comparabile attraverso il formato IATI. L’agenzia italiana AICS è stata l’ultima ad aderire all’Aid Transparency Initiative (IATI) nel 2017 e ha iniziato propri l’anno scorso a pubblicare i suoi primi dati.
Aumenta la quantità dei donatori europei che pubblicano i propri dati su base mensile e si confermano le buone performance delle tre entità europee osservate: EC-ECHO, EC-NEAR e EC-DEVCO. Restano sfide importanti relative alla capacità dei donatori di pubblicare dati non finanziari come quelli legati alla performace degli aiuti.
Tra le posizioni in forte miglioramento c’è quest’anno proprio quella dell’Italia che grazie all’adesione a IATI e alla pubblicazione dei primi data set esce dalla categoria “very poor” per entrare nelle ultime posizioni della categoria “fair” con 45 punti su 100.