Un bilancio europeo da 1.135 miliardi di euro, con meno fondi per PAC e Coesione e nuove risorse proprie per contenere l’aumento dei contributi nazionali. Questa la proposta per il Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 presentata ieri dalla Commissione europea. “Un piano pragmatico su come fare di più con meno”, con un aumento limitato dei contributi nazionali ed economie mirate su alcuni programmi finanziari. Così il presidente Jean-Claude Juncker ha definito la proposta di Quadro finanziario pluriennale post 2020 (MFF – multiannual financial framework). All’interno ci sarebbero anche 123 miliardi di euro per coprire tutte le priorità esterne dell’UE. Ciò rappresenta un aumento rispetto alla cifra di 100 miliardi di euro che era stata presentata dall’esecutivo dell’UE a febbraio. Tuttavia, non è chiaro quanto di questo budget sarà assegnato alle politiche di sviluppo e alla cooperazione con i paesi partner.
La proposta complessiva dell’esecutivo europeo prevede 1.135 miliardi di euro in impegni e 1.105 miliardi di euro in pagamenti (espressi in prezzi del 2018), che tenendo conto dell’inflazione corrispondono a un ordine di grandezza analogo a quello del bilancio europeo 2014-2020. Un buon compromesso tra l’ambizione del Parlamento, da un lato, e la disponibilità degli Stati membri, dall’altro, ha commentato il commissario al Bilancio Günther H. Oettinger intervenendo al parlamento.
A fronte del gap provocato dalla Brexit e dell’esigenza di finanziare le nuove priorità politiche dell’Unione in materia di sicurezza, difesa, immigrazione, digitalizzazione, globalizzazione, la Commissione ha proposto di concentrare i fondi europei in settori nei quali l’impatto della spesa dell’UE possa essere maggiore rispetto a quello della spesa pubblica nazionale, come i progetti di ricerca e per la trasformazione digitale, le grandi infrastrutture o le iniziative dirette a dotare l’Unione degli strumenti necessari per proteggere e difendere i suoi cittadini.
Tagli a Coesione e PAC
All’aumento dei contributi nazionali al bilancio UE, dall’1% all’1,11% del RNL, si accompagna, nella proposta della Commissione, una combinazione di risparmi e nuove entrate.
Sul fronte dei tagli, Bruxelles propone che i finanziamenti a favore della Politica agricola comune e della Politica di coesione subiscano una modesta riduzione per tener conto delle nuove realtà di un’Unione a 27.
Nel caso della Coesione, ha spiegato Oettinger, i tagli ammontano a circa il 7% rispetto all’attuale dotazione, mentre si limitano a circa il 5% per la PAC (4% per i pagamenti diretti).
Parallelamente, queste politiche saranno oggetto di riforme con l’obiettivo di produrre risultati anche in presenza di minori risorse e alla luce delle nuove priorità, come il sostegno delle riforme strutturali e l’integrazione a lungo termine dei migranti.
Aiuti allo sviluppo e politica estera, un calderone unico
Le ONG europee registrano con soddisfazione l’incremento del budget complessivo per l’azione esterna della UE ma solleva preoccupazioni la modalità con la quale questi fondi saranno distribuiti all’interno degli strumenti operativi. L’attuale proposta, che unisce 12 strumenti, potrebbe mettere in pericolo gli obiettivi della cooperazione allo sviluppo a favore degli interessi di politica esterna dell’UE. Diluendo l’aiuto allo sviluppo in un più ampio quadro di strumenti esterni, l’UE non solo consentirà, ma potrebbe facilitare l’utilizzo dell’APS per altre priorità esterne dell’UE. Dato che gli aiuti allo sviluppo negli ultimi anni sono sempre più deviati a favore del controllo delle frontiere e della miope politica migratoria dell’unione, le organizzazioni della società civile temono che questo si potrebbe tradurre in ulteriori deviazioni di fondi per realizzare interessi UE a breve termine.
Più fondi per Erasmus, Life e FP9
A fronte di alcuni programmi che perdono risorse o che vedono confermate le dotazioni attuali ci sono programmi per cui la Commissione ha proposto un aumento dei fondi.
Tra questi, ha spiegato Oettinger, rientrano Erasmus Plus, LIFE e il Nono Programma quadro per la ricerca e l’innovazione, il successore di Horizon 2020.
La Commissione ha poi proposto di aumentare gli aiuti allo sviluppo, le risorse per gli investimenti in ricerca nel settore della difesa, per la sicurezza e per la gestione delle frontiere esterne dell’Unione, prevedendo anche un aumento del personale di Frontex.
Un bilancio più semplice e flessibile
La Commissione ha proposto anche di semplificare la struttura del bilancio europeo, riducendo di oltre un terzo il numero dei programmi (dai 58 attuali a 37 in futuro) e razionalizzando l’uso degli strumenti finanziari, anche tramite il Fondo InvestEU.
Inoltre, per aumentare la capacità di risposta dell’Unione, l’Esecutivo ha proposto una maggiore flessibilità all’interno dei programmi e tra i medesimi, il rafforzamento degli strumenti di gestione delle crisi e la creazione di una nuova “riserva dell’Unione” che permetterebbe di affrontare eventi imprevisti e rispondere a situazioni di emergenza in settori quali la sicurezza e la migrazione.
Attenzione allo Stato di diritto
Pur senza accogliere la richiesta italiana di collegare l’accesso ai fondi europei al rispetto degli impegni in materia di accoglienza dei migranti, la Commissione ha previsto una forma di macro condizionalità politica, rafforzando il legame tra i finanziamenti UE e lo Stato di diritto, presupposto essenziale di una sana gestione finanziaria e dell’efficacia dei fondi europei.
Il nuovo meccanismo permetterebbe all’Unione di sospendere, ridurre o restringere l’accesso ai finanziamenti UE in modo proporzionale alla natura, alla gravità e alla portata delle carenze relative allo Stato di diritto, attraverso decisioni proposte dalla Commissione e adottate dal Consiglio con votazione a maggioranza qualificata inversa.
Sostegno all’Unione economica e monetaria
In linea con la tabella di marcia per l’approfondimento dell’Unione economica e monetaria, proposta a dicembre, la Commissione ha prospettato la possibilità di introdurre, nell’ambito del QFP post 2020, nuovi strumenti di bilancio a sostegno della stabilità e della crescita dell’eurozona.
Il primo strumento, con una dotazione complessiva di 25 miliardi di euro, consisterebbe in un nuovo programma di sostegno alle riforme strutturali degli Stati membri, in particolare nel contesto del Semestre europeo, con un meccanismo di convergenza per il sostegno ad hoc agli Stati membri che si preparano ad adottare la moneta comune.
Il secondo avrebbe l’obiettivo di stabilizzare i livelli degli investimenti in caso di gravi shock asimmetrici, inizialmente attraverso prestiti “back-to-back” garantiti dal bilancio dell’UE con un massimale di 30 miliardi di euro, abbinati a un’assistenza finanziaria agli Stati membri a copertura dell’onere degli interessi.
Accordo prima delle elezioni europee del 2019
Alle proposte sul QFP post 2020 seguiranno nelle prossime settimane quelle sui nuovi programmi di spesa settoriali.
Sarà poi il Consiglio, previa approvazione del Parlamento europeo, a deliberare all’unanimità dimensioni e caratteristiche del bilancio europeo 2021-2017 e della prossima generazione di programmi finanziari.
La Commissione ha chiesto di accordare ai negoziati la massima priorità, con l’obiettivo di raggiungere un accordo prima delle elezioni del Parlamento europeo in programma il prossimo anno. Nell’attuale programmazione il 2014 è stato un anno perso, non dovrà accadere lo stesso nel 2021, ha detto Oettinger.
Il giudizio degli eurodeputati
Diverse le posizioni espresse dagli eurodeputati nel corso del dibattito in plenaria, anche se la maggioranza dell’Aula si è pronunciata sostanzialmente a favore delle proposte presentate da Juncker e Oettinger.
Tra i punti accolti con maggior favore, il finanziamento delle nuove priorità in materia di gestione delle frontiere, migrazione, difesa e sicurezza, e l’introduzione di nuove risorse proprie. Maggiore scetticismo sui tagli alla Politica di Coesione e alla Politica agricola comune, che secondo molti europarlamentari non dovrebbero essere sacrificate nel prossimo settennato.
Dopo una prima posizione sul Quadro finanziario pluriennale e sulle risorse proprie adottata il 14 marzo scorso, il Parlamento dovrebbe votare a fine maggio una nuova risoluzione in risposta alle proposte della Commissione.