Ci è capitato spesso di ricevere email dai lettori che ci chiedono perché non pubblichiamo regolarmente i risultati delle valutazioni dei bandi europei con particolare riferimento a quelli gestiti da Devco-EuropeAid. La pubblicazione degli esiti dei bandi pubblici è uno degli impegni che ci siamo presi fin dall’inizio come Info Cooperazione perché riteniamo che sia da un lato molto utile agli operatori del settore conoscere quali progetti e organizzazioni hanno ottenuto finanziamenti pubblici e dall’altro un esercizio di trasparenza dovuto anche nei confronti dei cittadini che con le loro tasse costituiscono i fondi che i donatori impiegano nella cooperazione allo sviluppo. Purtroppo il motivo per cui non pubblichiamo questi dati, a differenza di quelli di molti altri donatori, è molto semplice: non sono disponibili in quanto EuropeAid non li rende noti. Eppure Devco si vanta di essere stato ripetutamente classificato tra i donatori più trasparenti al mondo.
L’ultima edizione del Aid Transparency report, pubblicato annualmente da PublishWhatYouFund, posiziona EuropeAid al 15° posto su 46 donatori analizzati nella categoria “good”. Tra i punti deboli evidenziati dal report troviamo però proprio la carenza di documentazione pubblicata da Devco “indicatori importanti come memorandum d’intesa, documenti di bilancio e valutazioni di impatto non vengono mai pubblicati, contratti e risultati delle valutazioni sono pubblicati solo a volte”.
Se analizziamo le pagine web del sito di Devco troviamo adeguate informazioni relative alle modalità con cui gli aiuti vengono gestiti e alla governance interna, per quanto riguarda i beneficiari dei finanziamenti tutto è rimandato al FTS (Financial Tranparency System), un database unico sulla trasparenza del sistema finanziario dell’Unione europea. Tuttavia, come spiegheremo di seguito, la complessità dei finanziamenti e dei programmi dell’UE comporta inevitabilmente un compromesso al ribasso sulla trasparenza e l’impossibilità di monitorare su quali progetti e a quali organizzazioni vengono concessi i fondi pubblici.
Conosciamo l’enorme molteplicità di strumenti, programmi e linee di budget che compongono l’aiuto europeo, una complessità tale da rendere difficile di per se tenere traccia dei fondi non solo agli operatori del settore ma persino ai parlamentari europei. La documentazione relativa a questi strumenti (report, valutazioni, piani operativi annuali, ecc) sono reperibili a singhiozzo e sono pubblicati a intervalli assolutamente irregolari. Peggio ancora quando si va alla ricerca di documentazione relativa alla pianificazione di questi programmi nei paesi partner. I siti delle Delegazioni UE, nonostante un recente sforzo di restyling e uniformità, continuano a dare informazioni in modo incompleto e non sistematico.
La situazione più preoccupante riguarda però la trasparenza nella pubblicazione dei dati relativi ai bandi pubblici, i così detti call for proposal e tender. Se da un lato EuropeAid eccelle nella chiarezza dei documenti relativi ai singoli bandi (guidelines, modulistica, calendari e FAQ), bisogna rilevare invece che dalla data di scadenza del bando in poi è il buio assoluto. Nessuna informazione, neanche statistica, viene messa a disposizione una volta che il bando e stato chiuso. Non è possibile quindi sapere quante proposte progettuali sono state sottoposte dagli applicant, su che temi e su quali paesi. Ma la cosa più sconcertante è che anche a valutazione ultimata non sia possibile identificare chiaramente quali organizzazioni e con quali progetti abbiano firmato un contratto di finanziamento con l’UE a seguito di ogni singolo bando.
Il Financial Tranparency System, database globale di tutte le entità e direzioni che compongono la Commissione Europea, non è utile al fine di cercare questo tipo di informazioni perché può essere consultato solo con quattro filtri: per anno, per paese, per beneficiario o per dipartimento. Il tutto è aggiornato con circa un anno di ritardo.
Le ultime richieste di chiarimento che ci avete mandato in ordine di tempo si riferivano alla recente valutazione della prima fase del bando DEAR “Raising public awareness of development issues and promoting development education in the European Union” edizione 2016. Un bando ben noto al settore non governativo perché in grado di destinare quasi 100 milioni di euro di risorse per la sensibilizzazione sugli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Anche in questo caso ci siamo rivolti ai funzionari incaricati di Devco per chiedere informazioni sull’esito del bando e ci è stato risposto che la pubblicazione degli esiti non è neanche immaginabile poiché violerebbe il principio di imparzialità ed equo trattamento dei partecipanti al bando stesso. Ci precisano inoltre che anche le valutazioni finali vengono pubblicate solo in rari casi.
Le motivazioni addotte hanno quasi del ridicolo visto che non è ravvisabile nessuna controindicazione in termini di equo trattamento dei partecipanti laddove vengano pubblicate regolarmente le liste degli applicant di ogni singolo bando e le valutazioni ottenute dalle singole proposte progettuali, ovviamente a valutazione ultimata.
Questo è confermato dal fatto che altre direzioni dell’UE e decine di donatori internazionali pubblicano sistematicamente queste informazioni per dovere di trasparenza e in alcuni casi per adempiere a specifiche normative sul diritto di accesso alle informazioni (vedi freedom of information act). Rimanendo in casa UE queste modalità sono comunemente utilizzate dalla DG ambiente e DG educazione (per esempio nel programma Erasmus+). Questa modalità di Devco è quindi una precisa scelta di quella amministrazione e non certo dovuta a regole o procedure imposte dall’esterno.
La pubblicazione di queste informazioni, che non richiede nessun aggiuntivo costo o carico di lavoro, dovrebbe essere garantita sia per le cosiddette call globali che per quelle che si svolgono nei singoli paesi partner a gestione delle singole Delegazioni.
La strada verso la trasparenza e l’era dell’opendata sono ancora un orizzonte lontano anche a Bruxelles.
Sono perplessa dalle informazioni che fornite in questo articolo, soprattutto non ne capisco lo scopo.
Se è davvero così, perché come “info cooperazione” non approfondite. per esempio contattando fondazioni che hanno ricevuto i fondi europei e verificare con loro stessi fino a che punto la modalità è trasparente. parliamo poi solo di italiani o anche stranieri? È il peso della burocrazia che non permette di reperire e pubblicare dati oppure c’è una volontà di non pubblicarli perché i fondi europei vengono poi erogati in modo illegale? (È questo che si sottointende nell’articolo?)
A me sembra tutto così chiaro! Parliamo di fondi pubblici, la trasparenza deve essere un obbligo..punto.
Grazie per gli spunti. Effettivamente mi sono sempre chiesta perché europeaid non renda noti automaticamente i risultati dei bandi. Quando si parla di fondi pubblici è davvero essenziale dare massima pubblicità e trasparenza. Mi chiedo se a livello europeo questo tema sia mai stato affrontato, magari dalle reti europee di Ong che tengono i contatti diretti con la Commissione.
Fino a qualche anno fa sul sito di Devco venivano pubblicate almeno le statistiche di applicazione e risultati numerici dei singoli bandi. Ora anche quei pochi dati sono scomparsi!
Un quadro storico e aggiornato trimestralmente di chi partecipa e chi è finanziato per cosa e dove sarebbe il minimo per monitorare l’utilizzo dei soldi pubblici e cominciare a verificare la efficacia e l’efficienza delle politiche, molto prima di sognare di accennare una valutazione di impatto.
Grazie per lo spunto, che riflette il disagio reale di chi, presentando una proposta progettuale all’UE, vorrebbe almeno sapere quanti concept note sono pervenuti, chi é stato finanziato e con quali progetti…. la trasparenza dovrebbe essere un obbligo non solo per i beneficiari dei finanziamenti, ma anche e soprattutto per i donors!