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SDGs Vs Laudato si, chi vince la sfida alla povertà?

L’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco è stato giudicato da più parti un documento sorprendente. Ma per apprezzare veramente il suo significato, vale la pena di metterla a paragone con un altro documento che affronta le stesse sfide: il documento finale degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (Sustainable Development Goals – SDG). Gli SDG sono il risultato di un lungo e complesso processo durato oltre quattro anni e si promettono di sradicare “tutte le povertà, in tutte le sue forme, in tutto il mondo” entro il 2030, e di farlo in un modo che ci si muove verso un’economia più sostenibile per l’ambiente. Ma mentre l’enciclica del papa ha suscitato grande scalpore in tutto il mondo, quasi nessuno è entusiasta degli SDG. Al contrario, questi ultimi sono conosciuti quasi esclusivamente dal mondo tecnocratico dello sviluppo internazionale nonostante le Nazioni Unite abbiano investito un sacco di soldi per cercare di suscitare un entusiasmo popolare su questi obiettivi.

 

Il problema è che, a differenza dell’enciclica, gli SDG appaiono già vecchi e non propongono un vero cambiamento di paradigma. Non potranno mai essere venduti come “eccitanti”, perché semplicemente non lo sono. Si tratta di una questione di merito. L’enciclica è visionaria, audace, senza compromessi e radicale, mentre gli SDG sono seriosi, timidi e impantanati nella mentalità del business as usual.

La sensazione che si ha alla lettura dell’enciclica è che si tratti di un documento in sintonia con i tempi, se non addirittura qualche passo avanti. Gli SDG, al contrario, guardano al passato cercando disperatamente di raggiungere un pubblico consapevole che qualcosa di grande e profondo deve cambiare, ma non sono in grado, o forse non vogliono, lanciare una vera sfida.

 

Accuratezza Vs olismo
Gli SDGs sono lunghi e complessi (17 obiettivi e 169 target) poiché intendono abbracciare una vasta gamma di questioni. A differenza dei loro predecessori, gli obiettivi di sviluppo del millennio, i nuovi obiettivi riconoscono che i problemi che abbiamo di fronte sono multidimensionali ma confondono accuratezza con olismo, elenchi con modelli. Errori derivanti da un pensiero antiquato.
Il papa, al contrario, ha colpito nel segno identificando la natura sistemica del problema. “Non si può sottolineare abbastanza quanto tutto sia collegato,” dice. “Cercare un singolo rimedio tecnico per ogni problema ambientale che abbiamo davanti è come cercare di separare ciò che è in realtà interconnesso, mascherando i problemi veri e profondi del sistema globale.”
Questo è ciò che rende l’enciclica molto di più di un documento sui cambiamenti climatici. Si tratta di una profonda critica alle logiche del nostro sistema economco, di un paradigma molto più sofisticato di quello alla base degli SDG. Questo fa dell’enciclica un documento coeso, fresco e pertinente rispetto agli obiettivi di sviluppo proposti dall’ONU.

 

Crescita e consumi
Gli SDG sono un inno alla crescita economica guidata dai consumi. Ci dicono che povertà e violenza possono essere sradicati grazie alla crescita del PIL. Fissano obiettivi di crescita del PIL di almeno 7% all’anno nei paesi meno sviluppati e più elevati livelli di produttività economica. L’intero obiettivo numero otto è dedicato a questo tema. Una tesi davvero bizzarra proprio oggi che tutti sono ormai consapevoli della necessità di trovare alternative al PIL come misura del progresso umano, eppure gli SDG continuiamo in questa strada ormai datata, come se nulla fosse.
Il papa, invece, affronta l’irrazionalità della crescita del PIL e dei consumi senza fine, e lo fa a partire dalla comprensione, assente tra gli economisti, che l’economia e l’ambiente fanno parte dello stesso sistema; che l’estrazione senza fine da una per alimentare la crescita infinita dell’altra non è solo fisicamente impossibile, ma infondo controproducente e immorale. Dobbiamo affrontare il nucleo del problema, un modello economico che si basa sulla crescita infinita dei consumi.

 

Causa ed effetto
Gli SDG descrivono i problemi della povertà e della disuguaglianza globale come se non avessero una causa. “Ogni paese è il principale responsabile dei propri risultati di sviluppo”, si legge nel documento. A quanto pare il colonialismo, la schiavitù, il furto di risorse, il debito, l’adeguamento strutturale e le crisi finanziarie non hanno nulla a che fare con povertà e disuguaglianze.
La povertà e la crisi ecologica non solo esistono, ma sono causate da istituzioni portatrici di specifici interessi. A differenza degli SDG, il papa osa individuare i colpevoli e chiama alle loro responsabilità le imprese transnazionali che traggono profitto inquinando i paesi più poveri. Francesco critica il sistema del debito estero che è diventato uno strumento attraverso il quale i paesi ricchi controllano quelli poveri e avverte che il settore finanziario, diventato troppo potente, ha eroso la sovranità degli Stati nazionali e “tende a prevalere sulla politica”.

 

Una mossa importante quella del papa, consapevole che è necessario identificare le forze che causano la sofferenza umana e la distruzione ambientale, per poterle affrontare. E’ questa la dura realtà che gli SDG si rifiutano di accettare probabilmente a causa dell’influenza che le grandi imprese hanno avuto nel processo di elaborazione. Per questo gli SDG mandano un chiaro segnale a favore del business as usual, nessuna critica al sistema economico globale e pochi sforzi per rendere la vita più sopportabile per i poveri.

Ma quello che viviamo oggi non è un momento da business as usual. Papa Francesco ha intensificato la sfida da cui i nostri timidi tecnocrati si sono tirati indietro. La sua enciclica, nonostante i suoi limiti, stabilisce un chiaro invito, urgente e moralmente convincente per una nuova economia di cui abbiamo disperatamente bisogno. (di Jason Hickel – the Guardian. Libera traduzione a cura della redazione)

 

Scarica l’enciclica LAUDATO SI’

 

 

Scarica il documento finale degli SDG

 

 

Segui in diretta streaming l’intervento di papa Francesco all’Assemblea Generale ONU (ore 15.20 italiane)

 

 


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