Doveva essere un “vascello corsaro” la nuova Agenzia italiana per la cooperazione istituita dalla riforma della cooperazione allo sviluppo, almeno così negli intenti e nelle dichiarazioni dell’ormai ex vice ministro Lapo Pistelli. Il primo ad abbandonare il vascello, in qualità di armatore, è stato proprio lui con le dimissioni a sorpresa arrivate due giorni fa che lo vedono passare alla “portaerei” ben più corazzata dell’ENI. A giudicare dalla bozza di statuto circolata che è ora sottoposta al parere delle Commissioni parlamentari, più che un “vascello” l’Agenzia sembrerebbe più una “chiatta” destinata ad arenarsi o perdere la direzione in mare aperto. Deboli riferimenti alla legge 125, una rinascita del ruolo della DGCS, il depotenziamento del vice ministro, procedure non trasparenti per la selezione del Direttore e il campo libero al profit nella cooperazione. Queste in estrema sintesi le più visibili debolezze del documento.
La commissione Affari esteri della Camera dei deputati ha tenuto ieri mattina un’audizione con i rappresentanti delle associazioni di coordinamento delle organizzazioni non governative incentrata proprio sullo statuto dell’Agenzia, hanno preso parte rappresentanti di AOI, Cini e Link 2007.
“Si corre il rischio che la Dgcs continui a lavorare esattamente come in passato a fronte di un’agenzia depotenziata rispetto a quanto stabilito dalla legge”, questa una delle preoccupazioni di Nino Sergi che nell’audizione ha affrontato punto per punto le perplessità delle ONG. “Il ministro degli Esteri si avvalga pure della Dgcs per la verifica del raggiungimento degli obiettivi dell’agenzia, ma dall’Agenzia ci si aspetta un ruolo nuovo e diverso”. Ancora, occorrono “criteri di trasparenza” sulla scelta del direttore dell’agenzia e “non può bastare la conoscenza della lingua inglese” per entrare a lavorare in un ente che sarà impegnato anche in paesi arabi, africani e dell’America Latina.
Diverse anche le osservazioni sul ruolo del privato profit nella cooperazione. L’inserimento di imprese private tra i soggetti di cooperazione allo sviluppo, accolto con favore da tutti i soggetti, non può avvenire senza le necessarie regole e paletti che sono invece specifiche e abbondanti per quanto riguarda il privato non profit. “Se c’è una lista di ONG e attori non profit autorizzati a fare cooperazione, allora dovrà esserci anche una lista che riguarda le imprese”, ha proposto Sergi. Infine serve che lo statuto faccia riferimento alle linee guida internazionali sulla responsabilità sociale che stabiliscono standard e criteri a cui le imprese dovrebbero attenersi.
Altro punto dolente, completamente assente dello Statuto, riguarda le norme transitorie che assicurino la gestione dei progetti in corso nella fase di passaggio tra DGCS e Agenzia.
Le Ong chiedono infine che lo statuto della nuova agenzia parta da un punto fermo: il conferimento obbligatorio da parte del ministro degli Esteri della delega in materia di cooperazione allo sviluppo a un viceministro. Il decreto allo studio della commissione, al momento, prevede infatti la semplice “possibilità” del conferimento della delega.
Guarda gli interventi delle ONG in audizione
Ma, cosa credevate di vedere/trovare il quel documento di Lapo? INGENUI, ILLUSI CHE NON SIETE ALTRO! Ahahahahahahah!