Mancano poco più di 400 giorni all’avvio della tanto attesa Esposizione Universale del 2015 a Milano. Mentre i riflettori sono puntati sempre più sulla realizzazione delle opere che costituiranno il sito di Expo e sulle infrastrutture ad esso collegate, ci sono altri percorsi rilevanti che si stanno sviluppando e che riguardano nello specifico la mobilitazione della società civile sia sul fronte organizzativo che tematico.
Non parleremo quindi dei padiglioni futuristi e dei grandi progetti delle archistar per la loro realizzazione, ma di cosa bolle in pentola nel terzo settore italiano, cosa stanno architettando le associazioni e le ONG italiane per dare vita al primo Expo che contempla la società civile come “Non Official Participant”. E’ questa infatti una delle caratteristiche che hanno consentito l’aggiudicazione dell’Expo a Milano rispetto alle altre città contendenti. Un’innovazione non tecnologica questa volta, ma di processo che guarda con attenzione non solo allo show-up del semestre espositivo ma a quello che potrà portare come eredità per Milano e per l’Italia. E quando parliamo di eredità non ci si riferisce solo a nuovi palazzi e nuove linee della metrò ma alla legacy culturale che un evento del genere potrebbe costruire sul territorio.
Sulla dimensione internazionale dell’Expo non mancano le informazioni, la stessa società che gestisce l’evento, Expo 2015 S.p.A, non ha mancato di informarci negli anni. Ad oggi sono 142 i Paesi aderenti. Abbiamo visto gli spot televisivi multietnici, le planimetrie future del sito, il tour promozionale a livello internazionale e tutti iniziano a riconoscere il logo colorato dell’Expo che si affianca progressivamente alle grandi aziende che fanno da Global Official Partner, Fiat, Rai, Telecom, Enel, ecc.
La partecipazione della società civile all’evento del 2015 è sicuramente meno visibile ma in piena evoluzione. Come si stanno organizzando le ONG e le altre associazioni? Quali sono i percorsi in essere?
La prima modalità di partecipazione è quella offerta dalla società Expo alle organizzazioni della società civile appartenenti a network internazionali. Queste possono firmare con Expo 2015 un Accordo di Partecipazione per realizzare un palinsesto culturale di almeno 30 eventi in linea con il Tema, programmati nei sei mesi della manifestazione. Si tratta dei così detti Civil Society Participants che avranno la possibilità di valorizzare la propria esperienza e attività, presentando le “best practices”, promuovendo le proprie attività di cooperazione allo sviluppo, di educazione e sensibilizzazione sulle varie tematiche dell’Esposizione Universale. Ad oggi hanno firmato un accordo di partecipazione le seguenti organizzazioni: ActionAid, Alliance 2015, Caritas, Don Bosco network, Fairtrade, IPS, Lions Clubs International, Oxfam, Save the Children e WWF.
C’è poi lo spazio fisico completamente dedicato alla società civile, la Cascina Triulza, per la cui gestione la società Expo ha aperto un bando pubblico ormai due anni fa. Se l’è aggiudicato una ampia cordata di quasi 40 organizzazioni che ha costituito la Fondazione Triulza. La Fondazione, che fino a ieri ha dovuto sbrigare questioni legate al bando e al coraggioso piano d’investimento, è ormai entrata in una fase operativa con la costruzione di un programma di attività ed eventi da proporre ai 20 milioni di visitatori che questo Expo prevede di avere. Si tratta in particolare di:
- organizzare iniziative d’incontro, studio e ricerca per favorire il dialogo e la cooperazione tra i popoli;
- promuovere attività informative e formative per accrescere nei cittadini la consapevolezza e la propensione verso l’economia sostenibile, la finanza etica e il consumo responsabile;
- assicurare, in occasione della manifestazione Expo Milano 2015, la conduzione della Cascina Triulza-Padiglione Società Civile, e di tutte le attività previste nel progetto «EXPlOding Energies to change the world»;
- supportare quelle organizzazioni che, senza scopo di lucro, esprimono la libera iniziativa dei cittadini ed operano per il bene comune.
Proprio domani la Fondazione sottoscriverà un Accordo di Partecipazione che sembrerebbe lo stesso fino ad oggi sottoscritto da Expo con i network internazionali. Contestualmente verrà siglato un atto di gestione per regolamentare la conduzione della Cascina Triulza durante il semestre espositivo.
Un altro percorso della società civile che si muove intorno ad Expo 2015 è l’Expo dei Popoli, un coordinamento di oltre 50 associazioni firmatarie di un Manifesto politico/culturale centrato sulla Sovranità Alimentare e Ambientale come risposta alle sfide della fame, della povertà e dell’ingiustizia. A supporto di questo processo, nel novembre 2012, si è costituito ufficialmente un Comitato di scopo composto da oltre 30 associazioni e ONG di diverse dimensioni e natura che in modo sinergico stanno promuovendo l’idea di realizzare a Milano nel giugno 2015 un forum, il Forum dei Popoli per l’appunto, che faccia sentire forte e chiara la voce della società civile e dei movimenti contadini sul tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. Un’assise mondiale che – in vista del varo della nuova Agenda di Sviluppo che sostituirà gli Obiettivi del Millennio delle Nazioni Unite – riunirà a Milano i principali network internazionali già attivi su diritto al cibo, all’acqua, alla terra, alle sementi, questione femminile, lotta al cambiamento climatico, diffusione dell’agroecologia, solo per fare alcuni esempi, facendo del capoluogo lombardo e dell’Italia una delle tappe di mobilitazione della società civile internazionale per una revisione del consensus globale su lotta alla povertà e sviluppo sostenibile. In questo senso Expo dei Popoli guarda anche ad altri importanti appuntamenti come la Presidenza Italiana dell’Unione Europea nel secondo semestre del 2014 e quella del G8 nel 2016. Non solamente le istituzioni, ma anche l’associazionismo italiano dovrà essere infatti capace di un nuovo attivismo per contribuire con la propria esperienza a definire le agende politiche di questi appuntamenti.
I due percorsi descritti hanno quindi come obiettivo sinergico la volontà di valorizzare la partecipazione della società civile portando le sue voci e i suoi contenuti sui temi dell’Expo dal livello nazionale a quello internazionale. Non a caso molte importanti organizzazioni italiane sono parte integrante di queste due realtà.
Non manca quindi l’attivismo di ONG e associazioni sul fronte Expo nonostante le grossissime difficoltà finanziarie che il terzo settore deve affrontare in vista di un evento così impegnativo. Pur essendo la partecipazione della società civile un potenziale fiore all’occhiello di questo Expo italiano, nessuno sembra essersi preoccupato del fatto che la partecipazione ad un’esposizione universale abbia dei costi difficilmente sostenibili dalle realtà non profit. La sfida di rappresentare idee, alternative e buone pratiche rischia di essere vana di fronte agli investimenti multi milionari degli espositori ufficiali, gli Stati e le aziende.
Ad oggi ne la società Expo ne il governo hanno messo a disposizione alcun fondo dedicato a supportare la partecipazione della società civile all’Expo. Eppure per la realizzazione del Padiglione Italia di risorse se ne spederanno tante. Il costo massimo preventivato per la realizzazione dei lavori è di 40 milioni e c’è già chi è pronto a scommettere che se ne spenderanno parecchi di più. Ma la missione del Padiglione sarà incentrata sul rafforzamento della vocazione turistica italiana, sull’internazionalizzazione dei prodotti agroalimentari e il collegamento delle start-up ai circuiti internazionali di scienza, ricerca e tecnologia.
Per ora quindi il primo vero obiettivo da raggiungere per la società civile sarà quello di garantirsi le risorse necessarie per realizzare quello che stanno elaborando e progettando. Una sfida forse più difficile della partecipazione stessa all’evento.
Chi sembra non avere problemi su questo fronte è un attore importante quanto anomalo della società civile che avrà comunque un ruolo predominante in questo Expo. Si tratta di Slowfood che parteciperà all’evento, con uno spazio da 3.500 metri quadrati dedicato a un percorso sulla biodiversità (la collina della biodiversità) con uno status diverso dagli altri Civil Society Participants, si parla infatti di partnership tra Slow Food ed Expo.
L’accordo tra Slow Food e Expo 2015 è arrivato a novembre scorso dopo le polemiche per il ridimensionamento e quasi fallimento dell’«orto planetario» di cui Petrini era stato tra gli ispiratori del masterplan disegnato dall’allora assessore comunale di Milano Stefano Boeri. Allora il fondatore di Slow Food era stato molto duro tanto che affermò: “ è più facile e veloce tirar su nuovi edifici che lavorare al piano originario dell’Expo verde”. Pace fatta quindi, il “racconto” di Slow Food si svilupperà su due filiere clou come la produzione del pane e del formaggio in contesti climatici diversi. Ci sarà anche un Teatro del gusto dove «parleranno i piccoli produttori, ci saranno convegni e dibattiti».
Insomma il fermento non manca nella società civile e neanche le idee e la progettazione. E’ certo che l’anno in corso sarà decisivo per far crescere ulteriormente la mobilitazione e reperire le risorse necessarie con la speranza che le istituzioni coinvolte nell’evento si adoperino al massimo per rendere possibile una larga partecipazione mettendo a disposizione le risorse necessarie per supportare questo sforzo.
Per sapere di più su Fondazione Triulza e aderire
Per sapere di più su Expo dei Popoli e aderire
A me più che l’Expo dei Popoli sembra l’Expo dei ricchi; se avevate in mente di richiedere uno spazio espositivo di 7-8 mq per illustrare quello che fate (ovviamente senza fini di lucro) potrete richiederlo e per la durata dell’Expo il suo costo sarà di circa 50.000 euro (vedi listino, sotto il link), cui sono da aggiungere i costi del servizio di allestimento (ancora non noti) ed eventualmente i costi di vitto e alloggio dei vostri operatori (come noto “volontari”). Con 80-90.000 euro in tutto ve la cavate. Auguri.
http://www.fondazionetriulza.org/wp-content/uploads/2014/02/Allegato-III_Listino_IT1.pdf