“Una serie complessa di disfunzioni” nella gestione dei così detti progetti promossi, così si esprime la Corte dei Conti nella relazione concernente “Contributi alle Organizzazioni non governative per la realizzazione di attività di cooperazione”, resa pubblica da alcuni giorni. Quello che emerge non è un quadro incoraggiante rispetto alla salute del settore e alle capacità di ONG e DGCS di raggiungere gli obiettivi delle rispettive mission.
“Non è più procrastinabile l’introduzione nell’ordinamento normativo nazionale della previsione di una procedura concorsuale di selezione dei progetti da sovvenzionare, sul modello delle procedure selettive attivate da EuropeAid”, afferma la Corte, si passa quindi ai bandi come chiesto a gran voce dalle pagine di questo blog da tantissimi operatori e volontari della cooperazione e ribadito nella nostra proposta per il Forum Cooperazione.
L’indagine della Corte è stata inserita nel programma dei controlli del 2011 in quanto il monitoraggio contabile, effettuato sui flussi finanziari del capitolo di spesa dedicato alla gestione dei contributi alle ONG, sia per i progetti triennali di vario genere che per i progetti Info/Eas, ha evidenziato un consistente accumulo di residui, nel triennio 2008-2010, indice di alcune criticità.
Il campione preso in considerazione per la valutazione riguarda l’attuazione di 84 progetti nel triennio 2008/2010 in 23 paesi. Su questo campione la valutazione della DGCS in 55 non aveva evidenziato difficoltà nella realizzazione mentre in 28 casi erano emerse problematiche di diversa entità. Delle criticità riscontrate, pari a circa il 33% delle iniziative, si dà contezza nella relazione, articolando sinteticamente i Paesi e le ONG promotrici dei progetti in cui si sono verificate.
C’è di tutto nei riscontri presentati, progetti fermi o in ritardo da anni, infrastrutture realizzate su terreni di terzi o inesistenti, rendiconti e pezze indisponibili, fondi fermi in Italia da mesi, responsabili di progetto fantasma e irregolarità di ogni tipo nel rendiconto delle spese sostenute.
Insomma una situazione che necessita di “indurre l’adozione degli opportuni provvedimenti per una rivisitazione organica dei profili ordinamentali che disciplinano la materia”.
Ma le bacchettate non sono solo per le ONG, anche la DGCS, che di questi procedimenti è responsabile, ne esce con le gambe rotte. La Corte gli chiede di intervenire prontamente su più fronti:
- per codificare i criteri che presiedono al funzionamento dei controlli, prevedendo dei termini perentori per l’esibizione della documentazione giustificativa;
- non sovvenzionare progetti che non siano preceduti da un’accurata, approfondita e informata istruttoria, esaustiva della situazione della realtà locale;
- di verificare non solo la sufficienza del patrimonio delle ONG rispetto alle obbligazioni assunte ma anche di verificare che la ONG fornisca effettive garanzie in ordine sia alla realizzazione delle attività;
- di attivare le necessarie iniziative di recupero degli anticipi disposti nei casi di non realizzazione degli interventi previsti;
- ridimensionare l’articolazione della rete delle unità tecniche locali […] razionalizzando la procedura di verifica di ammissibilità di un progetto, evitando duplicazioni di passaggi tra uffici.
Infine le tre principali raccomandazioni della Corte:
Si rende non più procrastinabile l’introduzione nell’ordinamento normativo nazionale della previsione di una procedura concorsuale di selezione dei progetti da sovvenzionare, sul modello delle procedure selettive attivate dall’EuropeAid della Commissione Europea;
Si esige il generalizzato ricorso a procedure selettive concorsuali e concorrenziali, aperte o ristrette, che, previa la verifica preliminare dei progetti proposti, alla luce dei criteri selettivi discrezionalmente enunciati nel bando, conduca all’individuazione dell’offerta più vantaggiosa.
E’ auspicabile che la DGCS adotti in materia una linea di condotta innovativa sul piano “culturale”,introducendo metodologie atte a valutare la convenienza della destinazione alternativa delle risorse finanziarie unitamente ad una diversa qualità dell’informazione contabile, in grado di rendere effettivo il controllo sull’attività, verificandone costi, tempi e modi di svolgimento; nonché, provvedendo a formare risorse professionali da applicare, per un periodo adeguato, alla specifica attività del controllo contabile.
Insomma, molti spunti per un approfondito esame di coscienza e per rimboccarsi le maniche.
molte ong si sono trasformate in societa in cui la poverta e diventata un affare per la propria sopravvivenza. grazie a madama poverta possono non solo sopravvivere ma anche prosperare.
mi chiedo quanta esperienza abbia chi scrive di progetti e bandi con EuropAid, visto che a livello europeo si sta riscontrando come il sistema per bandi adottato fino ad ora sia fallimentare e vada contro gli scopi, sarebbe veramente assurdo adottare ora in Italia un sistema che già si vede che non funziona più
Il sistema del bandi europeo non è perfetto ma quello della cooperazione italiana non è più sostenibile. Non è procastinabile lo status quo.
Non si tratta di recepire interamente tutta la normativa europea ma è necessario approvare una procedura che garantisca trasparenza, merito, qualità, certezza e concertazione ai progetti presentati.
Grazie a tutti per i commenti che speriamo continuino ad animare il dibattito. Per facilitarlo, abbiamo scelto di lasciare open la funzione commento senza registrazione. Sarebbe meglio però, per chi commenta come Anonimo, che firmasse il messaggio.
grazie ancora
la redazione
Peccato che in Italia il Diritto Amministrativo sia usato come unico strumento di valutazione della cooperazione allo sviluppo. Ci sarà mai una valutazione che vada oltre il controllo contabile? E la Pubblica Amministrazione si rivoluzionerà adottando il “managing for results” e la pianificazione strategica?
Comunque, sulla questione “bandi sì – bandi no” invito a leggere il documento conclusivo del Dialogo Strutturato (processo di consultazione tra CE, delegazioni EU, Parlamento Europeo, Stati Membri, Società Civile e Autorità Locali dall’Europa e dai Paesi Partner) nel quale si identificano “alternative aid delivery mechanisms to respond to the specific needs of CSOs and LAs beyond the existing grant award system”
Ma l’elemento davvero preoccupante nel rapporto della Corte dei Conti è il giudizio sulle Organizzazioni Non Governative (e, in generale di società civile) come elemento di dispersione, da “contenere” o “non prolificare”, mentre tutto il dibattito internazionale sull’efficacia dello sviluppo mette in primo piano l’importanza strategica e il valore aggiunto della Società Civile, e si auspica una maggior inclusione della CSO del Sud e di nuovi attori promotori di cambiamento sociale: sindacati, cooperative, camere di commercio, fondazioni, media, movimenti giovanili.
La cooperazione italiana dovrà scegliere: la (short)vision della Corte dei Conti o gli orizzonti del dialogo multi-attore?
(vedi https://webgate.ec.europa.eu/fpfis/mwikis/aidco/images/e/ea/FINAL_CONCLUDING_PAPER.pdf)
Gemma, sono d’accordo con tutte le tue osservazioni. Purtroppo la Corte dei Conti e le sue relazioni sono spesso usate per legittimare scelte che sarebbero dovute essere fatte con processi diversi e attraverso il dialogo con gli attori interessati. La battaglia sui bandi, che ormai credo sia vinta (si vedrà poi come) è comunque da sostenere per una semplice questione di trasparenza. E’ chiaro a tutti che il MAE è rimasto il solo donatore italiano (pur piccolo che sia) a erogare fondi in maniera molto discutibile. L’unico modo per capire i criteri di valutazione dei progetti è andare a vedere le statistiche di approvazione degli ultimi anni, è tutto fin troppo chiaro. Per quanto possa essere discutibile la iper-competitività all’interno del sistema EuropeAid, credo che le garanzie siano ben maggiori. Comunque questo sarà un tema da seguire con attenzione soprattutto all’interno della Piattaforma delle ONG idonee, di cui tu fai parte. La Piattaforma sarà coinvolta dalla DGCS per discutere la forma e la sostanza dei nuovi meccanismi di bando, è li che si potrebbe trovare un modello italiano che assicuri trasparenza e competizione ma che non escluda completamente organizzazioni medio piccole con adeguate conoscenze e competenze nell’implementazione di progetti e programmi. Considera la mia e nostra disponibilità a ragionare su questi temi quando se ne presenterà l’occasione. Saluti. Elias Gerovasi
ma la corte dei Conti ha per caso anche fatto notare che i fondi sui progetti promossi venivano dati dall DGCS con ENORMI ritardi? Io ho lavorato su un progetto promosso finanziato dal MAE , ma i soldi arrivavano sempre tardi e l'ONg doveva sempre anticipare con fodni propri quando poteva, altrimenti eravamo costretti a fare le attività in pochi mesi con tutto quel che ne conseguiva sull'eficacia dell'azione.