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Nel 2023 l’aiuto allo sviluppo italiano cala del 15,5%

Il Comitato per l’assistenza allo sviluppo (DAC) dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha presentato ieri i primi dati sulla spesa per l’aiuto pubblico allo sviluppo (APS) del 2023 da parte dei paesi donatori. I numeri rivelano che i paesi donatori ancora una volta non riescono a raggiungere gli obiettivi prefissati dell’APS di promuovere lo sviluppo umano e combattere le disuguaglianze nei paesi partner.

Nel 2023, l’APS è aumentato fino a 223,7 miliardi di dollari. Ciò rappresenta lo 0,37% del reddito nazionale lordo (RNL) dei membri dell’OCSE DAC con un debole aumento dell’1,8% in termini reali rispetto al 2022. L’anno scorso, gli aiuti hanno continuato a essere “gonfiati” contabilizzando come APS anche fondi pubblici per coprire i costi di accoglienza dei rifugiati all’interno dei confini dei paesi donatori. Un problema che persiste ormai da anni: nel 2023 sono stati stanziati 30.967 miliardi di dollari per coprire i costi dei rifugiati da parte dei paesi donatori. Sebbene ciò rappresenti una leggera diminuzione rispetto ai 31 miliardi di dollari stanziati nel 2022, la quota di APS destinata ai costi dei rifugiati dei paesi donatori rappresenta ancora il 13,8% dell’APS totale dei paesi membri del DAC. Sebbene ospitare i rifugiati sia un obbligo in materia di diritti umani, i paesi donatori hanno la capacità finanziaria per adempiere a questo dovere senza dirottare le risorse di APS destinate a migliorare lo sviluppo economico e il benessere nei paesi partner.

Come già anticipato dalla Federazione europea delle OSC Concord Europe nel suo rapporto AidWatch, i livelli di APS destinati ai paesi meno sviluppati non si sono ripresi dai tagli del 2022. Il modesto aumento del 3% degli aiuti bilaterali da parte dei membri DAC, non ripiana infatti i tagli significativi del 6,2% attuati nel 2022.

Nel 2023, solo 5 paesi europei – Lussemburgo, Norvegia, Svezia e Danimarca e Germania – hanno raggiunto gli obiettivi dell’APS. L’Italia in questo si distingue in senso negativo passando dallo 0,33% di APS nel 2022 allo 0,27% nel 2023 in rapporto al reddito nazionale lordo, con un taglio di 631 milioni di dollari.

Secondo l’analisi di Oxfam all’indomani della pubblicazione dei dati preliminari 2023 “ancora una volta, i Paesi ricchi, inclusa l’Italia, hanno tradito le loro promesse di aiuto e si avviano a non rispettare gli impegni internazionali, presi e ribaditi in ogni sede. Una posizione assolutamente irresponsabile. – ha detto Francesco Petrelli portavoce e consigliere politico su finanza per lo sviluppo di Oxfam Italia – non si tratta infatti di carenza di risorse, ma della volontà politica nel destinarle a questo impegno”.

Su questi numeri pesa l’aumento degli arrivi attraverso il Mediterraneo passati da 104 mila nel 2022 al numero record di 155 mila nel 2023, resta però un’evidenza lampante: si tratta di risorse che ancora una volta non vengono destinate ai Paesi poveri. “Nonostante le promesse di un nuovo “Piano Mattei” da parte del Governo, ribadite durante la Conferenza Italia-Africa dello scorso gennaio, i dati preliminari per il 2023 forniti dall’OCSE sono chiari – continua Petrelli – Il nostro Paese è passato dallo stanziamento di 515 milioni nel ’22 per gli aiuti bilaterali ai Paesi africani a 351 milioni nel ’23 (-32%). Lo stesso vale per i fondi destinati ai cosiddetti Paesi a basso tasso di sviluppo (LDC), ovvero i più poveri e fragili, che calano da 381 milioni di dollari nel 2022 a 265 nel 2022 (-30%); così come per gli aiuti destinati a fronteggiare le più gravi crisi umanitarie che crollano di ben 143 milioni, passando da 398 milioni a 255 (- 36%). Nonostante i bisogni umanitari siano in netta crescita alla luce delle gravissime crisi umanitarie che si stanno consumando a livello internazionale”.


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