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Decolonizzazione dell’aiuto dalla teoria alla pratica: a che punto è la cooperazione italiana?

Il dibattito sulla “decolonizzazione” della cooperazione internazionale e sulla “localizzazione” dell’aiuto sta progressivamente prendendo piede anche in Italia a partire dagli operatori e dalle organizzazioni impegnate nel settore fino ad arrivare alla politica. Recentemente nel nostro paese si è acceso un certo dibattito intorno al Piano Mattei che nelle dichiarazioni di intenti ha proprio l’obiettivo di instaurare partenariati egualitari e non predatori con i paesi dell’Africa. Un approccio che dovrà essere sostanziato da nuove modalità di instaurare collaborazioni, nuove regole e procedure e una governance condivisa in modo da favorire il protagonismo degli attori locali.

La riflessione sulla decolonizzazione investe infatti molti ambiti, dalle relazioni di potere nei partenariati all’utilizzo delle risorse, dalla raccolta fondi alla comunicazione fino a toccare le regole che governano il sistema della cooperazione internazionale. Meccanismi che coinvolgono tutti gli attori coinvolti nel sistema, in primis le istituzioni, i donatori, le organizzazioni della società civile, le autorità locali ma anche il mondo della ricerca, dell’impresa e le comunità dei paesi coinvolti.

Le ONG, da sempre più vicine agli attori locali, sono le prime a riflettere su scelte strategiche e modalità operative che possano rendere i partenariati più inclusivi ed accessibili alle organizzazioni del sud globale. Ma mettere in pratica la “decolonizzazione” non è facile, comporta scelte coraggiose e un ambiente favorevole a dinamiche di condivisione del potere oltre che azioni di capacity building e sensibilizzazione verso un cambiamento culturale più ampio.

Le buone pratiche messe in campo negli anni da diverse organizzazioni restano spesso esercizi isolati e a volte complicati da un sistema che ancora non ha ancora raccolto completamente la sfida di una visione della cooperazione orientata alla piena inclusione degli attori della società civile locale ed alla valorizzazione dei sistemi di risposta esistenti in loco.

Nonostante a livello strategico il tema localizzazione sia presente nelle linee guida dell’AICS e sia ritenuto prioritario da attori istituzionali come ONU, UE e OSCE-DAC, il sistema Italia della cooperazione non ha ancora adottato pratiche che facilitino un reale protagonismo degli attori locali in tutte le fasi della programmazione e progettazione degli interventi. Una serie di misure necessarie che altri donatori stanno progressivamente adottando dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, dalla Svezia alla Francia.

Con questo articolo vogliamo aprire una sorta di consultazione tra gli attori italiani coinvolti nella cooperazione e nell’aiuto umanitario per capire quale sia oggi il livello di conoscenza e comprensione del fenomeno e quale sia il grado di attivazione delle organizzazioni con misure specifiche e concrete.

Vi proponiamo quindi di rispondere a un breve questionario per scattare una fotografia attendibile di come le organizzazioni si stiano già muovendo verso la localizzazione in assenza di strumenti o regole specifiche che comportino obblighi in tal senso.

<< VAI AL QUESTIONARIO >> 

Crediamo che i risultati di questa consultazione possano essere utili sia alle organizzazioni della società civile che alle istituzioni per arrivare a scelte concrete sia a livello strategico che operativo.


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