ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Vuoi ricevere ogni giorno i bandi e le news?

Finisce il picco umanitario, le INGOs alle prese con tagli e riorganizzazioni

Save the Children International ha annunciato lo scorso 5 agosto che si appresta a tagliare centinaia di posti di lavoro nel suo headquarter e nelle 5 sedi regionali in risposta a una perdita di bilancio prevista per i prossimi anni. Non si tratta però di un caso isolato, negli stessi giorni di agosto anche International Rescue Committee ha annunciato tagli al personale in risposta all’aumento dei costi e alla riduzione delle entrate così come già aveva fatto alcuni mesi fa ICRC – International Committee of the Red Cross che ha previsto una forte ristrutturazione interna a fronte di una previsione di perdite del 15%. Anche il Norwegian Refugee Council (NRC) è tra le grandi INGOs a confermare la necessità di tagli. L’organizzazione sta attraversando da quasi un anno un processo di riorganizzazione per tagliare quasi 8 milioni di dollari di costi presso la sede centrale e a livello regionale.

La proposta di riorganizzazione interna di Save the Children intitolata “Fit for the future” dovrebbe far fronte a un divario previsto del bilancio operativo di 15-20 milioni di dollari nei prossimi anni; tempi finanziari turbolenti nel settore degli aiuti umanitari, dove i livelli di finanziamento continuano a diminuire dopo il picco del 2022 e le organizzazioni devono affrontare un calo dei finanziamenti senza restrizioni in concomitanza con l’aumento dei costi e dell’inflazione.

“La sfida che stiamo affrontando come organizzazione è che i nostri costi stanno crescendo più velocemente dei nostri ricavi e non prevediamo che questo possa essere affrontato semplicemente raccogliendo più soldi”, hanno scritto i dirigenti senior in un documento interno per rispondere alle domande più frequenti poste dai membri dello staff. La ristrutturazione di Save the Children taglierà centinaia di ruoli dello staff presso la sede centrale e a livello regionale, si prevede che più di 500 dei circa 1.750 dipendenti a questi livelli saranno a rischio di licenziamento e/o ri-mansionamento. La ristrutturazione organizzativa dovrebbe essere implementata a ottobre, con personale selezionato che si trasferirà quindi su nuovi ruoli, nella proposta si precisa che gli uffici nazionali non saranno interessati da questo processo. Save the Children sta inoltre valutando la possibilità di ridurre la spesa per gli spazi degli uffici, anche lasciando l’ufficio di Londra prima della scadenza del contratto di locazione alla fine del 2025.

Secondo i management della INGO il piano “Fit for the future” ha l’ambizione di rendere l’organizzazione più piatta e più interconnessa evitando di creare un ‘livello’ regionale separato. Due livelli dell’organizzazione, la sede centrale e quella regionale, sono destinati a essere rimossi e le loro funzioni saranno riassegnate a “team globali” di nuova creazione. Mentre Save the Children attualmente ha cinque “funzioni finanziarie” regionali e una presso la sede centrale, queste saranno consolidate in un unico team globale.

La ristrutturazione ha sollevato preoccupazioni e malumori nello staff, soprattutto dei livelli interessati alla riorganizzazione. “Siamo preoccupati che una parte davvero critica dell’infrastruttura sia ora completamente rimossa”, hanno affermato diversi colleghi delle sedi regionali che negli ultimi anni erano cresciuti con l’idea di supportare i team nazionali sovraccarichi e fornire consigli e direzioni strategiche alla sede centrale. In queste settimane al personale a rischio sono state anche offerte delle consulenze individuali per discutere su come la loro posizione sia interessata dal piano e su quali opzioni siano a loro disposizione.

Secondo i risultati di un sondaggio interno organizzato dallo staff di Save the Children e reso noto da The New Humanitarian, c’è una diffusa insoddisfazione nei confronti dei dirigenti senior e una certa sfiducia rispetto alla ristrutturazione in corso. Degli oltre 400 rispondenti, l’85% è in disaccordo sul fatto che “il processo di ristrutturazione sia stato equo e trasparente, e che il contributo dello staff sia realmente preso in considerazione nel periodo di consultazione”. Oltre il 78% degli intervistati non crede che i dirigenti stiano “guidando efficacemente l’organizzazione attraverso questo periodo di cambiamento” e siano in grado di “prevedere e rispondere alle sfide future”.

Volano stracci anche in casa IRC, dove David Miliband, Presidente e CEO oltre che Ex Segretario di Stato per gli affari esteri del Regno Unito, ha scritto che circa il 10% dei ruoli del personale saranno interessati dalla riorganizzazione. Tra il personale, i critici puntano il dito sugli alti stipendi del team dirigenziale dell’IRC (il solo stipendio annuale di Miliband ha superato 1,25 milioni di dollari nel 2022, secondo US tax filings) e affermano che l’IRC si è concentrata troppo su una crescita e un’espansione irrealistica, senza pianificare adeguatamente la contrazione dei finanziamenti pubblici sulla quale i donatori avevano a lungo messo in guardia le organizzazioni.


Leggi anche






Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *